Coronavirus/ In Piemonte 2 mila e 500 euro in due giorni alle piccole imprese, in Sicilia le chiacchiere di Musumeci, Armao e Miccichè

3 maggio 2020

La politica si misura anche sulle cose concrete. E di concreto, per i tanti siciliani che soffrono la crisi economica provocata dalla pandemia di Coronavirus non c’è niente. In questo articolo facciamo un semplice raffronto di quanto si sta facendo, di concreto, in Piemonte, e del nulla mescolato con il niente dei vari Musumeci, Armao, Miccichè e via continuando con la politica siciliana del nulla 

Mentre in queste ore i politici della nostra sempre più disastrata Isola si auto-celebrano dopo l’approvazione – con un ritardo quattro mesi! – della manovra economica e finanziaria da parte dell’Assemblea regionale siciliana, la Regione Piemonte, senza clamore, ha messo a punto un programma di aiuti concreti alle piccole imprese. Tanto pretenziosa e inutile è la legge approvata dal Parlamento siciliano (che in questo momento è senza copertura finanziaria e, in un paese serio, sarebbe già considerata incostituzionale), tanto concreti sono gli interventi previsti dalla Regione Piemonte.

Mentre la Regione siciliana ha approvato provvedimenti – ribadiamo: in questo momento senza copertura finanziaria – che, bene che andrà, si materializzeranno in estate e in autunno (soldi permettendo), la Regione Piemonte, senza clamore e sceneggiate varie, ha stabilito che, a partire dal 16 Maggio prossimo, i titolari di piccole imprese (bar, ristoranti, pizzerie, barbieri, parrucchieri, piccoli artigiani e via continuando), inviando una semplice E-mail, riceveranno sul proprio conto corrente 2 mila e 500 euro. Si tratta di un contributo a fondo perduto.

“Noi ci rendiamo conto dei problemi dei titolari di queste piccole imprese dopo questi mesi difficilissimi per tutti – dicono alla Regione Piemonte – e abbiamo deciso di intervenire direttamente. Non chiediamo alcuna garanzia ai nostri imprenditori, perché la vera garanzia, per noi, sono loro”.

Insomma, in Piemonte le piccole imprese in difficoltà, dal 16 Maggio in poi,  inviando una semplice E-mail, dopo 48 ore si ritroveranno 2 mila e 500 euro sul proprio conto corrente.

E in Sicilia? Come abbiamo scritto, di concreto, per i siciliani, ci sono solo le chiacchiere dei vari Musumeci, Armao, Miccichè, che infatti vengono celebrati in dotte interviste, come se queste persone avessero risolto chissà quali problemi dei milioni di siciliani costretti alla sofferenza dalla pandemia di Coronavirus.

Di concreto, allo stato dei fatti, in Sicilia, non c’è nulla: né per i titolari di piccole imprese, né per le partite IVA, né per i tantissimi lavoratori in nero costretti in casa, spesso alla fame.

Due esempi su tutti definiscono il fallimento integrale della politica e dell’amministrazione pubblica in Sicilia.

Primo esempio: gli aiuti alimentari per le famiglie povere: fondi stanziati da Stato e Regione e finiti ai Comuni. Che fine hanno fatto questi fondi? Verranno rendicontati? Ci saranno dei consiglieri comunali che chiederanno conto e ragione di queste somme? L’unica cosa certa di questa storia è che, ancora fino a qualche giorno fa, si registravano le lamentele di famiglie povere rimaste senza aiuti. Tutto perfetto: in strada per protestare non si può andare, quindi…

Secondo esempio: gli aiuti alle famiglie povere inseriti nella inutile e dannosa legge approvata ieri sera dal Parlamento siciliano. Secondo questi grandi ‘legislatori’ siciliani, una famiglia povera, che non ha di che mangiare può richiedere un prestito bancario di 5 mila euro o giù di lì. Un prestito da una banca per mangiare!

Non un intervento a fondo perduto, come sta facendo la Regione Piemonte per i piccoli imprenditori, ma un prestito bancario per chi non può mangiare: e lo hanno scritto pure in una legge regionale…

P.s.

Però una cosa di concreto l’hanno fatta i nostri 70 parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana: l’approvazione del Bilancio interno del ‘Palazzo’. I 15 mila euro al mese cadauno arriveranno. Altro che ‘prestiti’ da 5 mila euro per chi ha fame… 

Foto tratta da Il Gazzettino di Sicilia

 

 

 

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