Coronavirus/ Con Guido Silvestri proviamo a capire cos’è l’immunità

2 maggio 2020

Come i nostri lettori sanno, abbiamo cominciato a seguire i post di Guido Silvestri, un grande scienziato italiano (per la precisione marchigiano) che vive e lavora negli Stati Uniti d’America. Abbiamo scelto lui perché, oltre ad essere conosciuto per le sue competenze, possiede un dono che non è di tutti: la chiarezza espositiva. Riesce a illustrare concetti scientifici complessi con parole semplici, accessibili a tutti. Ieri ha spiegato cosa si deve intendere per immunità. Seguitelo perché è importante

Continua la grande ritirata di SARS-CoV-2 dall’Italia.
Oggi posto tre grafici, dall’alto quello dei ricoveri in terapia intensiva per COVID-19 (che avete visto molte volte, ieri calo di altre 101 unità, da 1795 a 1694), poi quello del totale dei ricoveri ospedalieri per COVID-19 (ieri calo di ben 1.161 unità, da 19.210 a 18.149) e poi quello dei decessi per COVID-19 (ieri 285 unità). Come vedete i tre grafici hanno esattamente lo stesso andamento, anche se i ricoveri di TI hanno la curva più pulita, mentre l curva dei decessi è piuttosto irregolare. Aggiungo con piacere che il numero dei ricoverati da COVID-19 nelle mie Marche cala in un giorno da 692 a 513, pari a 179 unità. Onestamente non so come si faccia a dubitare del fatto che il virus ci stia finalmente lasciando.

2. RIFLESSIONI SULLA RIAPERTURA

Guardando queste curve è forte la tentazione di dire:

“Lasciamo che il virus sparisca senza cambiare la formula vincente”.

Ma credo che sia una tentazione a cui non si deve cedere, mentre invece bisogna cercare di fare un ragionamento più articolato. Perché l’Italia ha davanti a sé due esigenze, purtroppo non facili da far coincidere. La prima è quella di evitare un catastrofico ritorno del virus se si “riapre” in modo troppo improvviso. La seconda è quella di evitare una catastrofe economica (ma anche socio-sanitaria) se non si allenta la chiusura.

In questo senso ricordo che tre fattori contribuiscono alla attuale ritirata del virus, ed il loro impatto relativo non lo sa nessuno.

Il primo fattore, ovviamente, è l’isolamento o lockdown.

Il secondo è lo stabilirsi di immunità naturale tra la popolazione.

Il terzo è la stagionalità, che sappiamo valere per gli altri Coronavirus.

Dei tre, solo l’immunità naturale ci potrà in parte proteggere contro il ritorno del virus – ma la durata di questa immunità è ignota e dovrà essere monitorata nel tempo.

Ovviamente dei tre, solo il primo fattore, la chiusura, è controllabile.

Da scienziato ritengo che ogni decisione debba basarsi il più possible sui dati. Auspico che, nelle prossime settimane, anziché affidarsi a speculazioni e/o modelli di dubbio valore, si metta in atto uno sforzo coordinato per generare dati su:

(i) Livello di immunità e infezioni residue nella popolazione con test sierologici e virologici;

(ii) Impatto di nuove terapie sulla prognosi di COVID-19;

(iii) Adattamento del virus a causare malattia meno grave;

(iv) Effetto del sovraccarico ospedaliero sulla letalità da COVID-19;

(v) Potenzialità del contact tracing in caso di ritorno del virus;

(vi) Impatto del fattore climatico.

La cosa più importante in questa situazione è generare dati (e, prima ancora, mettersi nella posizione di farlo). Per favore, facciamolo, senza tante storie e senza tanti sofismi.

3. SEMANTICA DELL’IMMUNITA’

Mi sono reso conto che nell’usare il termine immunità si considerano in modo piuttosto intercambiabile due definizioni che in realtà sono diverse.

La prima è immunità intesa come presenza di anticorpi nel siero di pazienti guariti.

La seconda è immunità intesa come protezione dal rischio di contrarre l’infezione per la seconda volta.

In virologia queste due definizioni coincidono nella grande maggioranza dei casi, ma non sempre.

A volte la presenza di anticorpi nel siero non protegge da una infezione (HIV è un esempio classico), e a volte si è protetti anche con livelli non-misurabili di anticorpi.

Faccio questa precisazione non per pedanteria ma nella speranza di ridurre incomprensioni tra chi segue questa pagina.

4. DACCI OGGI IL NOSTRO PANICO QUOTIDIANO

La menzione per oggi va a questo splendido titolo di Repubblica:

“Il remdesivir funziona, Anzi, no”. (Visti i dati avrebbero potuto scrivere: ”il Remdesivir non funziona, anzi sì”, ma si capisce che un titolo rassicurante e veritiero fa meno clicks dei messaggi che creano panico). L’articolo si riferisce allo studio cinese su Remdesivir che non ha trovato differenze significative tra i due bracci (al contrario di quello americano). Ricordo che lo studio cinese ha coinvolto 270 pazienti e non è stato completato secondo il design, per cui un risultato negativo è tecnicamente non-interpretabile, mentre lo studio USA ha coinvolto 1090 pazienti ed è stato completato secondo design.

5. PULIZIE DI PRIMAVERA ED UN RINGRAZIAMENTO

Ricordo ai (rari) fessacchiotti che vengono qui a spammare nanoputtanate, oppure a fare commenti sarcastici e/o maleducati, oppure ad attaccare il sottoscritto e persone a lui care, che nessuno è obbligato a seguire questa pagina. Codesti geni vengono immediatamente bannati perché non meritano altro. Invece cerco di rispondere ad ogni domanda posta in modo educato, anche se un po’ strampalata (la migliore: “ma perché il totale dei morti in Italia non cala ancora?”) – però non riesco proprio a rispondere a tutti. Per questo approfitto per ringraziare di cuore alcuni lettori che rispondono in mia vece con grande precisione (ne cito tre per tutti: Gianmichele Meucci, Dario Padovan e Ugo Cei).

Ed ora buon PRIMO MAGGIO a tutti!

Abbiate pazienza che quest’anno è andata un po’ così, il prossimo sarà di nuovo come prima!

Foto tratta da Saniclic

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