Coronavirus, Oms: il mondo si prepari a una seconda e a una terza ondata

30 aprile 2020

Mentre l’Europa si prepara a riaprire, l’Organizzazione mondiale della sanità avverte il mondo di prepararsi a una seconda e a una terza ondata di Coronavirus. Tutto questo mentre in Italia la microbiologia, prima che scienza, è diventata una categoria della politica (politicante, ovviamente)

L’unica speranza è che sull’Oms, sigla che sta per Organizzazione mondiale della sanità, abbia ragione il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump, che gli ha tagliato i finanziamenti perché, ha detto il capo dell’amministrazione USA, lavora male. Se l’Oms, invece, dovesse lavorare bene (e noi siamo più propensi a credere all’Oms che a Trump) prepariamoci a temi difficili, se è vero che la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha detto che ci dobbiamo preparare alla seconda e alla terza ondata di Coronavirus.

A parlare è Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’ Oms:

“E’ essenziale prepararsi a una seconda o una terza, particolarmente se non c’è ancora un vaccino disponibile”.

E siccome vaccino fino ad ora non ce n’è, e poiché le cure sono ancora relative c’è poco da scherzare.

Kluge si è anche soffermato sul ruolo della sanità pubblica:

“La sanità pubblica – ha detto – d’ora in avanti dovrà avere una maggiore prominenza nella società. Dobbiamo avere una sanità pubblica forte. Abbiamo visto come i migliori sistemi sanitari possono essere devastati. La salute deve essere al top dell’agenda politica. Senza salute non c’è economia e non c’è sicurezza. Questa è una lezione da non dimenticare”.

Tutto questo avviene mentre Trump, in America, non vuole prorogare le misure restrittive e mentre in Europa si cerca di allentare le stesse misure restrittive.

Non parliamo dell’Italia, dove le Regioni si accapigliano per chi deve riaprire prima, mentre la Regione Calabria ha aperto tutto.

Noi scriviamo da Palermo. Usciamo da casa venti minuti al giorno. Per le strade le automobili non si contano più. I passanti – tantissimi – per una buona metà e forse oltre non indossano la mascherina. I guanti sono una rarità (e meno male che il contagio con le mani è tra i più diffusi…).

Foto tratta da Il Faro On line

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