Il Monte dei pegni: l’altra faccia del Governo e degli ‘aiuti’ che tardano ad arrivare

25 aprile 2020

Gli aiuti – che peraltro sono insufficienti – tardano ad arrivare. Così la gente va a impegnare quello che può presso il Monte dei pegni. Un bell’articolo del quotidiano ‘La Sicilia’  mette a nudo la realtà, che non è quella che ci raccontano. Purtroppo la verità sull’Italia del Coronavirus ha anche altre sfaccettature che solo il vero giornalismo riesce a raccontare

Sul quotidiano La Sicilia va un articolo firmato dal collega Michele Guccione che vale veramente la pena di riprendere. Affronta un tema molto delicato, che riguarda la vita di tante persone: le difficoltà di famiglie e imprese del nostro Paese, oggi alle prese con la crisi economica provocata dal Coronavirus. L’articolo si sofferma sul Monte dei pegni, diventato meta di tanti cittadini che non sanno come arrivare a fine mese.

Si avvicina l’1 Maggio, infatti. E si avvicinano anche le scadenze di pagamenti: affitto della casa in cui si vive, bollette, assegni post-datati staccati ai fornitori, la spesa per i cibi. Che fare?

“Così in questi giorni – leggiamo nell’articolo de La Sicilia – anche in Sicilia, mentre si attende ancora di ottenere risposte dalle banche per i prestiti, o di ricevere bonus, cassa integrazione, sussidi vari e buoni spesa dei Comuni, aguzzando l’ingegno la ‘voce di popolo’ ha sparso la notizia, veritiera, che al Monte dei pegni danno soldi subito, senza chiedere chi sei o che merito creditizio hai, ad un tasso buono. Ed ecco che subito si sono formate le file ai ‘monti di pietà’, istituzione caritatevole nata nel Medioevo per difendere il popolo (la ‘plebe’, poi il ‘quarto stato’ di fine Ottocento) dalla morsa degli usurai. Oggi la proprietà delle filiali italiane del credito su pegno che prima erano di UniCredit e del Creval (una quindicina in Sicilia) è passata sotto l’insegna Affide agli austriaci della settecentesca e imperiale casa d’aste viennese Dorotheum, nota anche per le sue iniziative di beneficenza alle famiglie più povere”.

Il giornale riporta le parole del condirettore generale, Rainer Steger:

“Dal 10 marzo – dice Steger – a causa del ‘lockdown’, le attività agli sportelli erano via via andate diminuendo fino a fermarsi quasi del tutto, anche perché la clientela aveva difficoltà a uscire da casa. Invece da una settimana c’è stato un ritorno alla normalità. Anzi, devo dire che in due particolari realtà dove si vive un estremo disagio economico e sociale, come Roma e la Sicilia, stiamo registrando un forte arrivo di nuova clientela. Questo – spiega il condirettore generale di Affide – per quello che ci riferiscono questi nuovi clienti è dovuto al fatto che sono stati attratti dalla voce che si è sparsa sul fatto che diamo un prestito in venti minuti, giusto il tempo di valutare il bene lasciato in pegno. E la cosa che stiamo notando – aggiunge – è che spesso si tratta di richieste per 100-150 euro. Ci dicono che sono soldi che servono per pagare le spese di fine mese in attesa che arrivi finalmente il bonus o il sussidio che stanno attendendo”.

Coloro i quali richiedono il prestito si dicono certi che potranno estinguere il pegno entro pochi mesi, giusto il tempo di ricevere gli aiuti.

Chi è che chiede in prestito i soldi al Monte dei pegni? “Si tratta – dice sempre Steger – soprattutto di lavoratori cassintegrati o di liberi professionisti in momentanea difficoltà, ma non posso escludere che fra loro vi possano essere anche artigiani e piccoli imprenditori che ancora non hanno ottenuto il prestito da 25mila euro garantito dallo Stato e ricorrono al credito su pegno per tamponare certi pagamenti”.

 

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