Crisi Coronavirus: alle imprese servono soldi a fondo perduto e il Sud si svegli

24 aprile 2020

Il presidente del Consiglio Nazionale di Unità Siciliana, Salvatore Grillo, lancia un appello ai parlamentari nazionali di tutti i partiti. Va cambiato, dice Grillo, il ‘Decreto liquidità’ per sostene concretamente l’apparato produttivo della nostra Isola con interventi a fondo perduto, vincolati solo al mantenimento delle attività di impresa

da Salvatore Grillo
presidente del Consiglio Nazionale di Unità Siciliana 
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Non occorrono studi particolari per capire che la nostra economia sta subendo un colpo che può rivelarsi di portata storica e gravare per una intera generazione aumentando la disastrosa condizione del Meridione e della Sicilia e non servono specializzazioni per sapere
che le imprese, tutte, hanno bisogno immediato di liquidità, vera, da dedicare a sanare i danni della crisi, una liquidità che deve essere data a fondo perduto, legandola solo al mantenimento dell’attività d’impresa.

Una liquidità, quindi, che non deve servire alle imprese a pagare le tasse, né deve divenire un gravame sulle loro spalle. Chi si è dovuto fermare deve affrontare i costi delle locazioni, delle retribuzioni del personale, delle spese generali, costi che non saranno mai bilanciati da una attività che non c’è stata. Quindi i soldi vanno dati alle imprese, non tramite le banche, ma direttamente.

Tramite le banche, con un fondo di garanzia al 100%, si possono finanziare gli ulteriori investimenti delle imprese esistenti
e delle nuove.

Se gli uffici di bilancio andranno a sostenere limitazioni di agibilità di spesa si risponda che invece di impegnare 100 miliardi per farne arrivare 400 tramite le banche, soldi che non arriveranno subito e, quelli che arriveranno non supereranno i cento miliardi, tanto vale dare gli stessi 100 miliardi subito alle imprese, a fondo perduto, per evitare che nei prossimi mesi ci sia una strage di partite IVA, un aumento esponenziale della disoccupazione, una diminuzione delle entrate fiscali e una recrudescenza di reati contro il patrimonio e le persone.

Questo decreto “liquidità”, ormai battezzato “illiquidità”, è stato partorito dal meno illuminato apparato burocratico dello Stato, regalando alle imprese l’incubo del rapporto con banche che già dichiarano di non potere affrontare questa valanga di domande e si attrezzano a creare corridoi di percorrenza obbligatoria simili alle corsie che troviamo nelle aerostazioni per regolare l’afflusso ai controlli, ma purtroppo questa volta l’aereo partirà lasciando tutti a terra.

Inoltre mi permetto di invitare i parlamentari Siciliani e tutti quelli meridionali a seguire con attenzione anche la bozza del dipartimento di politica economica che vuole eliminare la clausola della riserva del 34% per il Sud sugli investimenti, clausola invero
mai attuata, ma sulla quale ultimamente i richiami di Bruxelles sono divenuti forti e chiari. Sull’argomento basta fare ricordare che il Meridione già prima della crisi aveva un PIL inferiore di dieci punti a quello che aveva prima della crisi del 2009 e la Svimez
calcola che a fine crisi Coronavirus il Sud perderà altri 8 punti.

Quindi altro che sospensione dei parametri, occorrerebbe aumentare la riserva per il Sud se si vuole operare con giustizia.

Buon lavoro e, mi auguro, unità tra tutti i rappresentanti della Sicilia e del Meridione; aggiungo il consiglio di allertare il proprio partito nazionale e, se lo si vede “bloccato” dal richiamo potente della burocrazia e dei grandi interessi, trovare una unità in
Parlamento con tutti, su argomenti che nulla hanno di ideologico: non occorre essere di sinistra o di destra per trovarsi d’accordo su questi argomenti, occorre solo essere sufficientemente intelligenti ed avere scelto di difendere prima il territorio, le popolazioni che si rappresentano e dopo i partiti.

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