Bilancio regionale 2018: la Corte Costituzionale dà ragione a Cateno De Luca e torto ai grillini

23 aprile 2020

Di questa storia siamo stati anche un po’ testimoni (allora seguivamo i lavori dell’Assemblea regionale siciliana), anche se non conoscevamo i particolari raccontati dal sindaco di Messina. La ‘furbata’ del Governo Musumeci e dei suoi assessori che vorrebbero assestare un colpo al Comune di Messina togliendogli 100 milioni di euro. La reazione di De Luca che dice che il Governo Musumeci non sa dove in quali angoli nascosti del Bilancio si trovano 800 milioni di euro… 

Mentre in Assemblea regionale siciliana inizia l’esame della manovra di Bilancio 2020 (alla buon’ora: siamo già arrivati al 23 Aprile quarto ed ultimo mese di esercizio provvisorio), registriamo un comunicato del sindaco di Messina, Cateno De Luca, che riguarda proprio il Bilancio regionale. Lo riportiamo per intero perché, a differenza di assessore e parlamentari che si piccano di conoscere la materia, De Luca – che è stato più volte deputato regionale – il Bilancio lo conosce per davvero.

De Luca inizia il suo ragionamento citando una sentenza della Corte Costituzionale:

“Con la sentenza n. 62/2020  scrive – discussa in termini conclusivi il 15 gennaio scorso, depositata il 10 di aprile e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 15 aprile scorso, la Corte Costituzionale conferma quali sono i confini della leale cooperazione tra i vari livelli Istituzionali ovvero nei rapporti tra lo Stato, la Regioni e gli Enti Locali. Nella sostanza fa riferimento all’impugnativa che il primo Governo Conte, nel luglio del 2018 fece nei confronti di gran parte della Legge finanziaria della Regione siciliana. Tali fondi (404,5 milioni di euro) adesso sbloccati, sono stati stornati dalla Giunta Musumeci (Nello Musimeci, presidente della Regione siciliana ndr) , che nell’attuale discussione della legge finanziaria, all’art. 5, chiede al Parlamento di utilizzarli per fronteggiare l’emergenza da Covid-19, nonostante ci sia oltre 1 miliardo di euro di fondi extra bilancio ancora non spesi e non programmati dalla legge di stabilità in discussione”.

“Non è vero che questi soldi sono l’unica ancora di salvezza per tamponare l’emergenza da Covid-19 – scrive il sindaco di Messina -. Per questo ci sono altre risorse, e avrò modo di dimostrarlo. Nel caso specifico, per esempio, è da due anni che esistono 404,5 milioni di euro di fondi extra bilancio da me individuati e adesso sbloccati dalla Corte dei Conti. Il periodo era il 2018, quando ero parlamentare all’Ars e componente della Commissione Bilancio. Parlo dunque con cognizione di causa perché partecipai assiduamente alle sessioni dei lavori di redazione nell’aprile dello stesso anno. Presentai migliaia di emendamenti, studiato tutte le carte, tutti i capitoli e facendo un’amara scoperta: miliardi di euro non spesi chiusi nei cassetti. Erano somme afferenti i cosiddetti ‘fondi extra bilancio’. In quell’occasione individuai circa 1,8 miliardi di un filone che riguardava una di queste dotazioni finanziarie, il cosiddetto Programma operativo complementare (POC), suddiviso in 11 assi strategici che toccano diversi finalità – formazione, infrastrutture, ambiente, turismo, beni culturali etc”.

“Si tenga conto – aggiunge De Luca – che il bilancio regionale è scassato. In quella legge di stabilità ho aperto tale cassetto celato per prelevare 404,5 milioni da inserire nella legge finanziaria 2018. Come li ho prelevati? Formalizzando in Commissione Bilancio una serie di emendamenti con l’accordo di altri deputati, del Presidente Riccardo Savona e del Presidente Gianfranco Micciché, in un grande articolo-omnibus, il 99, entrato a far parte della Finanziaria di quell’anno, definito sotto il nome di ‘Interventi nell’ambito della programmazione regionale unitaria’. Con tale articolo 99, che ripeto valeva 404,5 milioni, erano previsti a una serie di interventi specifici valevoli su tutto il tessuto siciliano, anche quello messinese”.

Le somme erano così articolate:258 milioni per il Poc; 144,5 milioni Fsc; 1 milione Po Fesr; 1 milione Po Feap.

“Tale articolo fu avversato sin dagli albori – continua il primo cittadino di Messina – in modo particolare dal M5S e nella fattispecie dall’allora capogruppo Valentina Zafarana, deputata messinese che, per gelosie locali, ha condotto una guerra nei miei confronti. Non le importava nulla che parte di tali somme – quasi 100 milioni – era destinata a Messina come compensazione per ciò che negli anni le era stato rubato. Questa è storia: il Governo a trazione cinquestelle a luglio del 2018 ha impugnato l’articolo 99, su input dei grillini siciliani. Su questo non c’è dubbio. A distanza di 2 anni dal pronunciamento e per i quali 404,5 milioni sono stati congelati per mera gelosia, solo per la caccia all’uomo, la Corte dice che in tale articolo non c’era nulla da impugnare, non è stato ravvisato nulla che meritasse l’ostruzionismo da parte sia di deputati regionali che del governo nazionale. A causa di una schifosa azione portata avanti dal delirio dei cinquestelle siciliani, il primo Governo Conte, ha leso sì il principio di leale cooperazione istituzionale”.

“Hanno dovuto ingoiare un boccone amaro, terribile – aggiunge il sindaco peloritano -. Resta però l’amarezza che, per quasi due anni, queste somme sono ferme, mentre potevano godere di miglior sorte, specie per Messina, alla quale di questi erano destinati 100 milioni.Non contenti, ora che si è diffusa la notizia che la Corte costituzionale ha dato ragione a De Luca, o meglio, al buon senso per la Sicilia, cosa è successo? Nel momento in cui la sentenza è depositata, l’attuale Governo Musumeci che immediatamente doveva far valere i diritti dei siciliani a Roma, perché si tratta di fondi scippati al territorio, cosa fa? Il 10 aprile scorso approva la legge di stabilità, in cui all’art. 5 si specifica che la Regione è autorizzata all’utilizzo dei fondi extra bilancio e le somme del POC 2014/2020 ancora non vincolate, per contrastare gli effetti del Covid-19. In sostanza, chiede al Parlamento il mandato a riprogrammare tutto, abrogando le leggi che sono in contrasto con questo mandato. Cosa significa? Che norme come l’art. 99 da me redatto per la finanziaria del 2018, che è stato impugnato da Conte ma giudicato ineccepibile dalla Consulta, possono essere azzerate. Quindi la Giunta, nonostante la sentenza della Corte che giudica vitali tali somme per la Sicilia, con un colpo di spugna li cancella?”.

“Devo essere chiaro – conclude il De Luca – da oggi io mi trasferisco a Palermo sino a quando la Legge di stabilità non sarà approvata quantomeno in Commissione Bilancio all’Ars e questi 404,5 milioni siano legittimamente restituiti ai siciliani. Occuperò tutti i Palazzi: guai se si tenti l’ennesimo scippo al territorio. Che ci sia qualche vendetta in corso da parte del Governo regionale? A pensar male alle volte ci si azzecca. Intanto io trasferisco la mia dimora a Palermo perché la palla è passata al Parlamento. Agli amici dei cinquestelle dico infine: questa è l’occasione per dimostrare al territorio che dinanzi a tali nefandezze non c’è colore politico. Vi invito a dare una mano affinché si difenda tale norma non solo per Messina ma anche e soprattutto per l’intero territorio regionale. Questi sono solo una parte dei soldi non spesi. In Sicilia andrebbero ghigliottinate intere classi politiche, interi burocrati. Ora per l’emergenza Covid dovrebbero prendere tali soldi da destinare al rilancio del territorio? Vi dico io dove trovare i fondi per l’emergenza sanitaria. Se metto piede a Palazzo d’Orleans, mi basterebbero pochi minuti per trovare un cassetto dove sono riposti almeno altri 800 milioni non spesi. Lo apriamo e lo destiniamo a tutte le finalità che abbiamo discusso. Questo non è scontro politico: è quando un sindaco e rappresentante di un popolo non accetta supinamente che chi sta sopra di lui si comporti in maniera indegna nei confronti del territorio”.

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