Coronavirus/ E’ più grave ‘l’arrustuta’ sui terrazzi di Palermo o la gita fuori porta di Roma e Milano?

13 aprile 2020

Dalle parti di Roma e di Milano migliaia di persone si sono catapultate sulle strade per la tradizionale gita fuori porta, in barba al Coronavirus. A Palermo, dove alla fine le strade della città sono deserte, ci si indigna per “l’arrustuta” sui terrazzi di alcune palazzine. Non è un po’ esagerato? 

In Sicilia, e in particolare a Palermo – dove alla fine le strade sono quasi tutte deserte – tutti ad indignarsi perché gli abitanti di alcune palazzine dei quartieri popolari si sono dati appuntamento nsulle terrazze per la tradizionale ‘arrustuta’ di carne (grigliata per i non siciliani). Sono stati mobilitati gli uomini delle forze dell’ordine e, stando a quanto abbiamo letto, in qualche caso anche gli elicotteri. Nel Nord Italia e a Roma, invece, migliaia di persone si sono catapultate per le strade per l’altrettanto tradizionale gita fuori porta. Ma – a parte qualche servizio televisivo – non notiamo particolari polemiche.

Nel caso di Palermo – stando a quello che abbiamo visto dalle immagini – sui tetti, qua e là, c’erano decine di persone. Noi non vogliano entrare nei particolari di questa storia, però dobbiamo segnalare due elementi sociali.

Primo elemento sociale. A Palermo, nei quartieri popolari, ci sono ancora famiglie numerose. Il fatto che la politica non si accorga più di questa realtà sociale non significa che tale realtà non esiste. Cosa vogliamo dire? Che, forse, prima di indignarsi, andrebbe appurato se, su qualche tetto, era presente la famiglia al gran completo.

Magari ci sbagliamo, certo: ma se fosse così? Il fatto che c’erano, in alcuni casi, quattro o cinque bambini, potrebbe significare poco o nulla: perché nei quartieri popolari – zone della città che la politica cittadina non ‘legge’ più – ci sono ancora famiglie con cinque-sei figli. Se a questi aggiungiamo i genitori e i nonni che, spesso, vivono sotto lo stesso tetto, arriviamo a dieci undici persone.

Ora la domanda: dieci undici persone che vivono sotto lo stesso tetto non possono ritrovarsi insieme sul tetto della propria casa?

Ancora. Nelle palazzine dei quartieri popolari di Palermo – e qui arriviamo al secondo elemento sociale di questa vicenda – i rapporti umani sono molto diversi dai rapporti umani della cosiddetta Palermo-bene. Queste cose le ha raccontate in modo magistrale Danilo Dolci dalla seconda metà degli anni ’50 ai primi anni ’70 del secolo passato.

I rapporti sociali molto intensi che contraddistinguevano gli abitanti del decadente Centro storico di Palermo degli anni ’60 e ’70 si sono trasferiti nei quartieri satelliti che la fallimentare urbanistica della città – urbanistica in alcuni casi importata dalla ‘civile’ Milano – ha ‘deportato’ nelle palazzine di Falsomiele nuova, nelle palazzine di villaggio Santa Rosalia e, soprattutto, nelle un po’ tristi abitazioni dello ZEN.

In certe aree di Palermo i rapporti tra chi vive nelle palazzine non sono formali: al contrario, sono caratterizzati da spirito di solidarietà e di amicizia sincera. Spesso queste persone, durante le feste, trovano nello stare insieme a tavola un momento di socialità.

Non è improbabile, insomma, che se queste persone non si fossero ritrovate insieme sul terrazzo delle palazzine si sarebbero ritrovate, sempre insieme, in una stessa casa. 

Che facciamo, allora: per fare rispettare il “distanziamento sociale” entriamo nelle case delle persone per verificare se il vicino di uscio sta pranzando nell’abitazione accanto?

Ci chiediamo e chiediamo: non stiamo un po’ esagerando?

Tutto quello che volete, per carità: è giusto evitare gli assembramenti., corretto segnalare il pericolo dei terrazzi senza protezioni. Tutto giusto.

E se, tra qualche giorno, nelle librerie riaperte dal Governo, troveremo il doppio delle persone che arrostivano il ‘crastagnello’ sui terrazzi delle palazzine che faremo?

Foto tratta da Blitz Quotidiano 

 

 

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