Coronavirus: quando finirà? Parla il dottor Carmelo Iacobello: a Luglio, anche se…

11 aprile 2020

…a Luglio si potrà avere cominciare a verificare “se è possibile riaprire alcune attività e incominciare a riassaporare il gusto della normalità”. A parlare è il dottore Carmelo Iacobello, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Che in un’intervista a ‘La Sicilia’, con parole semplici, comprensibili a tutti, ci racconta come stanno veramente le cose

Una premessa: a nostro avviso la riapertura delle librerie è un errore. I libri si toccano, si sfogliano: operazioni che, nelle librerie, compiono centinaia di persone. C’è chi fa ironia e dice che, tanto, in libreria non va nessuno. Non è così. Noi viviamo a Palermo e dobbiamo smentire chi fa ironia: le librerie – specie quelle grandi – sono molto frequentate da persone di tutte le età.

Direte: si entrerà con i guanti e le mascherine. Per i guanti, ci siamo (o quasi), ma per le mascherine non ci siamo proprio! Perché le mascherine che assicurano una barriera contro il virus sono solo quelle altamente professionali che sono in dotazione – oggi purtroppo è così – solo in pochissimi ospedali italiani. Figuriamoci tra la gente comune!

Con le mascherine normali, toccando un libro eventualmente infettato non si può escludere del tutto la possibilità del contagio. In più, l’ambiente di una libreria è chiuso: e questo è un rischio che potrebbe aumentare la possibilità del contagio.

Detto questo, ci piace riprendere una bellissima intervista – che in Sicilia e non soltanto in Sicilia dovremmo leggere tutti – che il dottore Carmelo Iacobello, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Cannizzaro di Catania, ha rilasciato al quotidiano La Sicilia.

Noi riprendiamo alcuni passaggi di tale intervista che riteniamo molto importante.

Il medico fa riferimento alla troppa gente per strada. Parla, ovviamente, di Catania, ma la stessa cosa registriamo noi a Palermo: negli ultimi giorni il rumore delle automobili che si avverte da casa è molto più accentuato rispetto ai giorni precedenti.

“Sono arrabbiato – dice il medico – perché quello che noi esperti chiediamo ai cittadini è un ultimo sacrificio che evidentemente deve essere eseguito con tenacia se vogliamo veramente uscirne fuori. Purtroppo per lavoro sono costretto ogni giorno ad uscire e vedo sempre più frequentemente molta gente che gira in città. Con l’auto, a piedi… Anche i supermercati che frequento pochissimo perché mia moglie diligentemente si fa portare la spesa a casa sono pieni di gente”.

La “fortuna incalcolabile” – “Si deve fare un appello. Noi finora abbiamo ottenuto in Sicilia un risultato straordinario. Siamo riusciti a capire in anticipo – facendo tesoro di quello che è accaduto al nord, – quello che sarebbe capitato da noi e siamo riusciti a ottenere risultati che gli altri non hanno ottenuto perché il distanziamento sociale è stato troppo tardivo. Per noi è stata una fortuna incalcolabile. Per questo è arrivato il momento per tutti di parlare in maniera chiara e ribadire: dobbiamo stare a casa con tutte le nostre forze”.

Il No alla tradizionale ‘arrustuta’ – A proposito delle feste pasquali e della tendenza – che non è solo dei siciliani – a scappare fuori per la tradizionale ‘arrustuta’:

“Sarà un banco di prova fondamentale. Sappiamo tutti che durante le feste c’è la tendenza all’aggregazione, ma dobbiamo resistere a questa tentazione e mantenere il distaccamento sociale. Evitiamo quindi il pranzo pasquale. Io non vedo i miei genitori da due mesi eppure abitiamo a poca distanza”.

L’informazione distorta – “Probabilmente perché a un certo punto è passata l’informazione distorta e ottimistica che le cose andavano meglio. Anche la statistica riportata con precisione dagli organi di informazione ha trasmesso a una parte di cittadini l’impressione che l’emergenza era stata superata. Ma la luce in fondo al tunnel ancora non c’è”.

E se dovessimo tornare indietro? Sarà uno tsunami – “Questa volta se dovessimo tornare indietro si tornerà con gli interessi. Sarà uno tsunami che impatterà sugli ospedali. Noi sino a neanche 5 giorni fa abbiamo avuto un momento in cui avevamo i reparti Covid già pieni, dovendo occupare altri reparti e rianimazioni, sospendendo le attività operatorie. Gli ospedali erano diventati in particolare centri Covid. Ora non è possibile tornare indietro perché il rischio è la paralisi e la mancata assistenza anche per i malati di altre patologie. Per questo dobbiamo mantenere i distanziamento sociale”.

Quando finirà? A luglio, anche se… – “Penso sino al mese di giugno se non addirittura a luglio. Forse allora, quando i numeri saranno fortemente stabilizzati in positivo, potremmo cominciare a verificare se è possibile riaprire alcune attività e incominciare a riassaporare il gusto della normalità”.

Il virus non ci lascerà – “Io propendo per una apertura graduale da giugno-luglio. E solo allora si può pensare a una fase 2, in cui bisognerà osservare con molta attenzione cosa accadrà nei possibili focolai. Inoltre dobbiamo abituarci all’idea che probabilmente non ci libereremo mai del tutto di questo virus che continuerà a circolare nella popolazione anche se con un impatto meno violento di adesso. Ci sarà una cronicizzazione della circolazione che dobbiamo tenere attentamente sotto controllo perché non sappiamo cosa potrebbe accadere”.

Immunità? – “Non sappiamo neanche se il virus allo stato attuale dà una immunità permanente in chi è guarito. Se ciò non fosse ci potremmo ritrovare davanti a una situazione che potrebbe riesplodere in ogni momento”.

Quali cure – Stiamo cercando di perfezione la macchina delle cure. Allo stato stiamo andando avanti senza una precisa indicazione, violentando la medicina basata sulle prove. Comunque rispetto a prima cominciamo ad avere qualche certezza in più sui farmaci e la Idrossiclorochina sta dando i suoi risultati e si affacciano all’orizzonte nuove terapie con l’eparina a basso peso molecolare che sembra avere una efficacia sul rischio trombotico e la risposta immunitaria. Anche il trattamento col Tocelizumab sta fornendo risultati”.

QUI L’ARTICOLO DE LA SICILIA

 

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