Nuove schegge di storia 2/ Quante fesserie ci hanno raccontato sul Regno delle Due Sicilie? Ma la verità viene a galla…

10 aprile 2020

In questa seconda puntata di ‘Schegge di storia’ Giovanni Maduli ci propone la lettura di un passo di un testo di Nicola Zitara, “L’invenzione del Mezzogiorno, una storia finanziaria”. In poche righe il grande meridionalista illustra come il regno delle Due Sicilie riusciva a difendere i ceti poveri e, contemporaneamente, a fare primeggiare quello he oggi è il Sud Italia nell’economia e nelle scienze       

questa rubrica è curata
da Giovanni Maduri

Al tempo, l’agricoltura italiana, o un’importante sua parte, godeva di una domanda favorevole da parte delle grandi potenze navali. Infatti la Padana esportava seta greggia in regime di quasi monopolio; altrettanto accadeva nel Regno Duo siciliano per l’olio. Certamente il surplus non era identico, in quanto il valore dell’esportazione meridionale d’olio era soltanto un quarto del valore che le regioni padane incassavano dall’esportazione serica. Tuttavia il Regno aveva nell’olio una solida merce di scambio, della quale Ferdinando II si avvalse per avviare una politica navale, sia di lungo corso sia di cabotaggio, che in appena un quindicennio emancipò il Paese Duo siciliano dalla dipendenza verso la marineria livornese e genovese.

L’esportazione di olio, come quella di grano, era ostacolata da un dazio governativo all’uscita, che si aggirava intorno al 10% del valore. Le restrizioni servivano a mantenere una situazione di bassi prezzi e di basso costo della vita. Ovviamente ciò danneggiava i produttori e favoriva la povera gente, i nullatenenti di cui il Paese Duo siciliano era pieno; una finalità completamente opposta a quella del dazio inglese sull’introduzione di grano, volto a favorire i proprietari, ma dannoso ai proletari e agli stessi capitalisti, tenuti a pagare salari più alti.

Questa politica dei prezzi bassi, favorevole alle masse popolari, non solo a quelle che vivevano di un salario ma anche ai coloni e ai mezzadri che sborsavano un canone di affitto, viene in risalto se messa a confronto con la politica liberista perseguita dagli epigoni di Cavour dopo la sua morte. Sotto l’egida del protezionismo doganale Ferdinando avvia le prime ferrovie in Italia, avvia il primo stabilimento meccanico, costruisce le prime navi in ferro, le prime navi a propulsione meccanica, esporta vaporiere in Piemonte e altrove, fa in modo che la siderurgia, la meccanica, l’industria laniera e cotoniera abbiano uno sviluppo senza paragoni in Italia, porta la flotta mercantile a livelli mondiali, favorisce l’arte, la musica, il pensiero umanistico, la medicina, le scienze naturali; tutte cose in cui Napoli e Palermo primeggiano. Le quattro università meridionali hanno oltre due volte gli iscritti dell’Italia restante (10.000 contro poco più di 4.000).

Nicola Zitara, L’invenzione del Mezzogiorno, una storia finanziaria, Edizioni Jaca Book, pag. 242, 243.

Foto tratta da la voce del marinaio

 

 

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