Per caso i 400 miliardi di euro di prestiti del Governo Conte bis servono per lo più al Nord?/ MATTINALE 483

8 aprile 2020

Ce lo chiediamo perché, in questo momento, ci sono aziende che hanno chiuso i battenti e che non potranno riaprire (e queste non si vanno a indebitare) e aziende che non hanno mai chiuso i battenti e che hanno chiuso e stanno per riaprire: e a queste due categorie i prestiti servono. Sarà interessante capire la distribuzione geografica di questi prestiti garantiti dalle tasse di tutti gli italiani   

Certe volte i retro-pensieri conducono alla verità dei fatti. Non sempre, certo: ma qualche volta è così. E’ il caso del ‘Grande’ intervento a sostegno dell’economia italiana annunciata in pompa magna, con la solita retorica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte. Sono i 400 miliardi di euro di prestiti bancari, garantiti dallo Stato italiano (cioè dagli stessi cittadini italiani che li garantiranno con le tasse), pronti, così ha detto il capo del Governo, per essere immessi nell’economia reale italiana.

Di solito, quando ci si trova nelle condizioni in cui oggi si trova tutto il mondo – il riferimento, ovviamente, è alla pandemia di Covid-19 o Coronavirus – non si interviene con i prestiti: si interviene con erogazioni a fondo perduto come stanno facendo tanti Paesi del mondo.

L’Italia no: l’Italia è particolare: l’Italia che, nei primi anni ’90, dopo aver eliminato la classe dirigente con Tangentopoli, si è consegnata alla speculazione internazionale, sceglie, ancora una volta, la via dell’indebitamento: niente erogazioni a fondo perduto, ma altri debiti in capo ai cittadini.

In tanti, quando il capo del Governo Conte ha presentato il nuovo piano di indebitamento di tutti i cittadini (e non soltanto degli imprenditori che accederanno a questi prestiti, perché a garantire tali prestiti, come già accennato, sono le tasse degl’italiani), si sono chiesti: ma in un momento del genere chi è che si va a indebitare?

In questo momento, in Italia, semplificando al massimo, ci sono due tipologie i imprese: le imprese che, per potere riaprire i battenti, dovranno aspettare la fine della crisi sanitaria del Coronavirus (pensiamo alle imprese che operano nel settore turistico, pesiamo ai ristoranti, pensiamo ai cinema, ai teatri, a chi organizza concerti, alle partite di calcio e via continuando); e imprese che non hanno mai chiuso i battenti o che potrebbero riaprire anche in questo momento.

Per la prima tipologia di imprese i prestiti annunciati dal Governo Conte bis non servono a nulla: nessuno si va a indebitare per non lavorare; i secondi, invece, sono interessati a questi prestiti, o perché non hanno mai chiuso i battenti, o perché stanno per riaprire.

Sul GAZZETTINO.it di sabato scorso – e quindi qualche giorno prima del piano di prestiti annunciato dal Governo Conte bis, abbiamo letto il seguente articolo:

“Diverse aziende venete, soprattutto metalmeccaniche, si stanno preparando a riaprire i battenti lunedì 6 aprile mandando comunicazione ai prefetti. Secondo Fiom-Uilm-Fim, i sindacati metalmeccanici delle tre sigle confederali, sono circa 14.000 le richieste di deroga inviate. Quindi migliaia di lavoratori verranno richiamati al lavoro”.

“Siamo di fronte – prosegue l’articolo – ad un evidente aggiramento del decreto di sospensione delle attività, in assoluto spregio della salute pubblica – scrivono in una nota Massimiliano Nobis (Fim-Cisl), Antonio Silvestri (Fiom-Cgil), Giancarlo Biasin (Uilm-Uil) -. La condizione primaria è che nessuna persona sia esposta a rischi, perciò nelle aziende che non rispettano i codici Ateco e le misure anti-contagio previste dal Protocollo del 14 marzo, diamo pieno mandato alle strutture territoriali di organizzare le iniziative di mobilitazione che riterranno opportune e di richiedere incontri con i Prefetti e con le Associazioni Industriali. È evidente a tutti che la ripresa dell’attività lavorativa potrà avvenire in tempi più rapidi se le occasioni di contagio si ridurranno al minimo”.

“Eludendo il decreto che impone la sospensione delle attività non necessari sui tavoli delle prefetture sono arrivate più di 14.000 comunicazioni di proroga, di cui moltissime di aziende metalmeccaniche, ciò significa centinaia di migliaia di lavoratori comandati al lavoro già da lunedì 6 aprile – si legge nella nota delle organizzazioni dei metalmeccanici di Cisl, Cgil e Uil -. Siamo di fronte ad un evidente aggiramento del decreto di sospensione delle attività, in assoluto spregio della salute pubblica. In molti interventi sui giornali e sui social, importanti industriali, esponenti di Confindustria, della politica veneta e non solo, nelle ultime settimane hanno reiterato attacchi al decreto, al governo e alle organizzazioni sindacali per le misure anti contagio adottate e le conseguenti sospensioni di produzione. La preoccupazione per questa necessaria fermata e per la ricaduta che avrà sul lavoro e sulla produzione è alta tra i lavoratori e tra le stesse organizzazioni sindacali. Facciamo notare che in cassa integrazione i lavoratori avranno una consistente riduzione di salario”.

Per caso altre aziende del Nord Italia rimaste in attività, o che contano di rientrare in attività usufruiranno di questi prestiti?

La trasmissione che Report ha dedicato a quanto avvenuto in Lombardia a causa del Coronavirus, ha messo in evidenza, con estrema chiarezza, che sono state le grandi imprese presenti in questa Regione a battersi per evitare di bloccare le attività economiche. E ci sono riusciti, se è vero che il Governo Conte bis ha bloccato tutto solo il 23 Marzo, quando ornai il Coronavirus aveva provocato tantissimi morti.

Oggi i vertici della regione Lombardia ammettono che, forse sì, anche loro, volendo, avrebbero potuto istituire le Zone rosse.

La verità è che il sistema imprenditoriale della Lombardia è in grado di condizionale le scelte del Governo nazionale e della Regione Lombardia.

Per non parlare dei Comuni di Milano e Bergamo, che alla fine di Febbraio si sono resi protagonisti delle iniziative “Milano non si ferma” e “Bergamo non si ferma”.

Oggi arriva il piano di prestiti del Governo Conte bis. Per caso di questi prestiti beneficeranno, per lo più, le imprese del Nord Italia che non hanno mai chiuso i battenti o che sono state costrette a chiudere i battenti ma che hanno tutta l’intenzione di riaprire, come abbiamo letto nell’articolo de Il GAZZETTINO.it?

Noi ci segniamo questa data: 8 Aprile 2020. Non ci resta che aspettare. Per capire chi è che chiederà in prestito questi soldi.

QUI L’ARTICOLO DE IL GAZZETTINO.it

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