Coronavirus/ Il SIFUS sui lavoratori alla fame: “Attenzione alla bomba sociale del Centro Sud”

2 aprile 2020

In una lettera al capo del Governo Conte il segretario generale del sindacato SIFUS CONFALI, Maurizio Grosso, ricorda che ci sono 3,7 milioni di lavoratori in nero – che per circa l’80% si trovano nel Centro Sud – chiusi in casa senza reddito. Sono migliaia di baristi, commessi, camerieri, muratori, domestici e, soprattutto, braccianti agricoli. Il Governo Conte li ha ignorati. Ora la situazione potrebbe esplodere. La proposta

L’economia siciliana è quasi bloccata. E sarà così per le prossime settimane (due, tre, quattro? non sappiamo). Ci sono problemi per tante famiglie ridotte allo stremo. Già, tante famiglie. Perché ai poveri si sono aggiunti i lavoratori precari e anche i titolari di partite IVA. E ci sono anche i braccianti e gli operai della Forestale.

I fondi, sulla carta, ci sono, anche se non sono tanti. Ma i Governi nazionale e regionale hanno scelto la via burocratica, forse per prendere tempo ‘risparmiare’. L’INPS è andato in tilt, mentre i Comuni dovrebbero iniziare a distribuire i 100 milioni di euro arrivati dalla Regione. Si andrà per le lunghe.

Questo per ciò che riguarda i lavoratori censiti. Ma il Governo Conte ha dimenticato i precari che lavorano in nero. Argomento affrontato in una lettera che il segretario generale del sindacato SIFUS CONFALI, Maurizio Grosso (nella foto accanto), ha inviato al capo del Governo italiano, Giuseppe Conte, al Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, e agli organi di informazione.

 

Oggetto: la richiesta di un “reddito di sopravvivenza di 1000 euro per tutti i lavoratori italiani compresi quelli del sommerso da oggi alla ripresa economica”.

“Non vi è ombra di dubbio – scrive Maurizio Grosso – che il nostro Paese si trovi davanti un emergenza sanitaria senza precedenti. La ricetta per superarla è stata individuata. Bisogna rimanere a casa allo scopo di non cantagiarci e di non contagiare dunque, per non divenire vittime di Coronavirus. Tuttavia, non è possibile che i lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro, per rimanere a casa e scongiurare di morire per Coronavirus, muoiano invece, di fame!”.

“Le misure di sostegno al reddito fin qui adottate dal Governo – prosegue la lettera – con il Decreto Cura Italia, a nostro giudizio, sono insufficienti sia rispetto il numero delle categorie a cui sono state rivolte, sia rispetto alla consistenza economica specifica per categoria medesima (vedi i 600 euro di bonus per i lavoratori agricoli e per le Partite IVE, ecc). L’annuncio dell’allargamento delle misure di sostegno al reddito anche alle categorie che non sono riconducibili alla cassa previdenziale INPS continua a non soddisfarci sia perché non completano la platea complessiva delle categorie, sia perché il beneficio è miserevole”.

“Le misure economiche finora adottate, inoltre – scrive sempre Grosso – escludono completamente 3 milioni e 700 mila lavoratori che hanno prestato attività lavorativa in nero, non certamente per capriccio, ma perché ‘condizio sine qua non’ imposte dai datori di lavoro. Parliamo di migliaia di baristi, commessi, camerieri, muratori, domestici e sopratutto, braccianti agricoli. Questi 3,7 milioni di lavoratori che costituiscono parte integrante e fondamentale della nostra economia legale rappresentano l’economia sommersa del Paese che, tuttavia, produce un Prodotto interno lordo di 200 miliardi di euro l’anno. L’80% di questi 3,7 milioni di lavoratori vive al Centro Sud dove si corre il serio rischio di tensioni sociali difficilmente superabili senza danni”.

“Anche questa tipologia di lavoratori ‘del sommerso’, per un fatto di giustizia sociale, hanno il dovere di restare a casa per non morire di Coronavirus ma, nel frattempo, il diritto di non morire di fame. Per queste ragioni SIFUS CONFALI ritiene che vadano superate tutte le misure di sostegno al reddito già adottate e ne venga introdotta una universale e velocissima che tenga dentro tutti i lavoratori, compresi quelli del sommerso, da oggi alla fine della crisi: il reddito di sopravvivenza di mille euro più 150 euro per familiare a carico”.

“Con il reddito di sopravvivenza di 1000 euro – conclude Grosso – tutti i lavoratori potranno rimanere a casa per non contagiare il virus senza correre il rischio di morire di fame”.

 

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