Coronavirus e Governo Conte bis: attenzione, gran parte del popolo ad Aprile rischia di non poter mangiare!

26 marzo 2020

E’ inutile che ci giriamo attorno: i conti del Decreto Legge “Cura Italia” sono stati fatti male. Con questo provvedimento – che potrebbe ‘ammazzare’ l’Italia piuttosto che curarla – si rischia, a partire da Aprile, di suscitare proteste da parte di tante categorie sociali. La nostra proposta 

di Antonio Piraino

1. Il Decreto Legge “Cura Italia” è certamente un tentativo di “gestire la crisi” ma esso appare largamente insufficiente per una serie di ragioni che bisogna chiarire se vogliamo costruire “paradigmi” adeguati a governare la crisi.
Innanzitutto, dispiace constatarlo, da una veloce e certamente non esaustiva lettura del Decreto Legge, emergono un numero di “manine” pronte ad utilizzarlo per finalità diverse. In un momento in cui è in gioco letteralmente la sopravvivenza dei singoli e del sistema francamente non si può non restare perplessi per il persistere di vecchie logiche.

In termini esemplificati non si vede nessuna connessione tra le finalità del provvedimento ed il rifinanziamento di Alitalia (ex artt. 79 e 94 per complessivi 700 milioni di euro), dei contratti di sviluppo (ex art. 80 per 400 milioni di euro), dell’internazionalizzazione delle imprese (ex art.52 per 150 milioni di euro) in uno con nuove agevolazioni per le cartolarizzazioni (ex art. 55) e anticipazioni per i titolari di diritti di risarcimento connessi alle note vicende bancarie (ex art. 50).

2. Ma il punto di massima debolezza della “manovra” è costituito dal ripetuto riferimento di tutti i principali esponenti del Governo, primo fra tutti il Presidente del Consiglio, ad una manovra di 350 miliardi di euro in termini di risorse mobilitate a favore del “Sistema”. Una bufala colossale! E francamente stupisce non vedere analisi critiche, dibattito, su questa “valutazione”. Se così fosse, ragionando per assurdo, tutto sarebbe risolto.

Infatti, atteso che le risorse del Decreto Legge destinate a questa novella moltiplicazione dei pani, sono nell’ordine di 3 miliardi di euro basterebbe una manovra aggiuntiva di 30 miliardi in deficit per “creare” risorse per 3.500 miliardi! Ma così non è e, nella migliore delle ipotesi, il combinato disposto delle risorse destinate al sistema bancario in uno con la sospensione di parte dei pagamenti, creeranno risorse aggiuntive per il sistema (in termini di effettivo nuovo credito) nella migliore delle ipotesi di 80 miliardi nel corso dei prossimi 12 mesi.

Andando nei dettagli stimare in 90 dei 350 miliardi di euro l’effetto connesso alla garanzia che sino al 30 settembre le attuali scoperture bancarie delle Piccole e Medie Imprese non potranno essere revocate non aggiunge 1 euro alle risorse del sistema (cfr. Relazione Illustrativa ex art. 56).

3. Per queste sommarie considerazioni, se vogliamo coltivare anche una sola speranza di superare la crisi, dobbiamo assumere la verità delle cose a fondamento dei ragionamenti che possono, anche per approssimazioni successive, portarci ad una nuova visione.

In questa prospettiva il punto di partenza non può che essere uno: 1.788 miliardi di euro, il valore del PIL in assoluto del 2019. E’ da questa “realtà” che bisogna partire! Tradotto in mensilità significa che ogni mese il Paese produce 150 miliardi di euro di PIL (cioè di redditi).

Dunque, occorre chiedersi, quanto PIL bruceremo nel mese di marzo e quanto ne bruceremo nei mesi successivi. Considerando che stiamo fermando progressivamente il Paese, per marzo, vogliamo essere ottimisti: il 30% di 150 miliardi, cioè 45 miliardi di euro. E’ quanti ne bruceremo ad aprile in vigenza delle attuali disposizioni? Prudenzialmente non meno del 50%, cioè 75 miliardi di euro. Fanno 120 miliardi di euro a fine aprile!

Dietro questa montagna c’è un popolo in difficoltà, con una parte dello stesso che rischia letteralmente di non avere nulla da mangiare a partire dal 1 aprile. Nulla da mangiare! Se la classe dirigente nel suo complesso non capirà queste tre parole non sarà in grado di “interpretare” la crisi e quindi di gestirla, e saranno dolori.

4. Se così è dobbiamo porci la domanda: quanto occorre per garantire questo minimo e distribuirlo velocemente? Il Governo nel Decreto stima in 5 milioni le persone a cui riconoscere 600 euro esentasse “a domanda” con tempi di accredito realisticamente non inferire a 90 giorni per una “spesa a marzo” di 3 miliardi di euro.

La platea appare ampiamente sottostimata, laddove si considerino tutti i professionisti e la vasta e articolata realtà dei lavoratori in nero, in questo momento i più disperati.

Probabilmente siamo nell’ordine di 8 milioni di persone ai quali riconoscere il reddito di cittadinanza di 780 euro per un costo complessivo di 6,24 miliardi con “accredito di iniziativa”. Già di iniziativa! Almeno dove è possibile grazie agli archivi informatizzati.

Un esempio per tutti sono i circa 600.000 lavoratori stagionali in agricoltura assolutamente identificabili e tutti provvisti di un conto corrente di riferimento.

Considerando altri 8 milioni tra titolari di assegno di disoccupazione (da prolungare) e nuovi cassaintegrati, sempre da indennizzare con 780 euro, il costo complessivo mensile è di 12,5 miliardi di euro. Un costo enorme ma sopportabile per alcuni mesi in grado di attenuare la crisi ove “speso con assoluta tempestività” ed ad una condizione: che il sistema non collassi.

Ed il sistema non collasserà se, parallelamente, sarà attuata una efficace strategia del credito, come quella tedesca, che superi quella tradizionale implicita nel decreto “Salva Italia”, incentrata sull’attivazione del meccanismo delle garanzie statali per proteggere il sistema Bancario che, haimè, prevalentemente privato pensa solo – e giustamente dal suo punto di vista – a garantirsi come se fossimo in presenza di una semplice congiuntura.

Ed invece occorre una massiccia erogazione di credito aggiuntivo senza garanzie e tendenzialmente automatico incentrato su tre direttive:

a) bloccare sino a dicembre tutti i rimborsi di privati (per intenderci non solo i mutui prima casa) e imprese;

b) aumentare “ope legis” del 50% tutte le scoperture bancarie in essere;

c) anticipare la 13-esima a tutti i dipendenti pubblici e pensionati ad un tasso dell’1%.

Una manovra questa sì di oltre 200 miliardi di euro di nuovo credito, nella consapevolezza che oggi le tesorerie bancarie sono piene di liquidità, che se non si usa ora non si capisce quando.

5. Dunque la crisi è mortale ma è ancora gestibile a condizione di tenere unito il Paese e di avere una “cura” particolare per i più deboli. Per questo occorrono verità e visione. Noi speriamo che sia questo Governo a cambiare passo nei prossimi 30 giorni. In caso contrario – siamo convinti – sarà la “piazza” a dettare l’agenda al Governo di emergenza nazionale che si profila.

Foto tratta da Cia Toscana

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