Coronavirus/ Uffici della Regione senza disinfettanti e senza sanificazione. Chiudere quasi tutto no?

19 marzo 2020

Noi stiamo condividendo molte delle azioni messe in campo dal presidente della Regione siciliana a tutela della salute dei siciliani. Ma forse, a giudicare dal comunicato del DIRSI, bisognerebbe occuparsi di più e meglio degli uffici regionali. Magari con provvedimento draconiani

Come viene gestita l’emergenza Coronavirus negli uffici della Regione siciliana? A quanto leggiamo su un comunicato del DIRSI, l’associazione dei Dirigenti, c’è un po’ di confusione.

“La gestione negli uffici della Regione siciliana dell’emergenza COVID-19 – leggiamo nel comunicato – sta creando non poche problematiche in aggiunta a quelle ordinarie cui il dirigente è giornalmente chiamato a fare fronte. Il susseguirsi di provvedimenti nazionali e regionali sul contenimento del virus, e l’assenza di un coordinamento da parte dell’Amministrazione regionale (il Dipartimento della Funzione Pubblica avrebbe potuto/dovuto assolvere a questo compito) stanno creando confusione e difformità di agire che hanno instaurato rapporti conflittuali fra il personale dirigente chiamato ad attuare indicazioni talvolta poco chiare, ed il personale del comparto che ‘subisce’ tali decisioni. Questa situazione conflittuale la si percepisce dalla levata di scudi delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del comparto nel loro atto di diffida al Presidente (in alcune parti condivisibile)”.

Ma andiamo con ordine.

L’assenza dei presidi disinfettanti negli uffici e la mancata sanificazione dei locali -si legge nel comunicato – deve essere immediatamente risolta (e andava fatto tempestivamente!!). Nel caso di impossibilità ad attuarla (per mancanza di risorse…) ciò andrebbe immediatamente comunicato al Dipartimento della Protezione Civile affinché possa attivarsi per colmare tale carenza. Per quanto riguarda le ferie residue non c’è alcun dubbio che le stesse in questo periodo debbano essere fruite volontariamente o forzatamente (chiaro il passaggio dell’Ordinanza n.5 del 13/03/2020 del Presidente Musumeci e del recente Decreto-Legge n.18 del 17/03/2020 pubblicato nella G.U. 17/03/2020 n. 70). Resta comunque il fatto che tale azione da sola non può essere utilizzata per ridurre le presenze in ufficio e per ridurre le persone che devono uscire da casa per andare a lavorare, se non nel brevissimo periodo (sempre che ci siano dipendenti con ferie residue dell’anno precedente)”.

“Sul lavoro agile – leggiamo sempre nel comunicato -appare altrettanto chiaro che in questa fase emergenziale non bisogna andare tanto per il sottile, perché la finalità primaria è quella di tenere a casa e non fare circolare i dipendenti. Non è prevista nessuna soglia massima di personale, nessuna distinzione di categoria e tipologia di rapporto di lavoro, sono previste invece modalità semplificate di accesso, ed il coordinamento ed il monitoraggio di tali attività è demandato a noi dirigenti. Anche la Dirigenza può svolgere lavoro agile!”.

“Per facilitare il lavoro agile – prosegue il comunicato – è stata creata (dall’ARIT) un’apposita piattaforma di condivisione e collaborazione (G Suite Cloud), che consente di effettuare riunioni in video e audio e condividere documenti ed un sistema di Call Conference. Si può richiedere l’abilitazione VPN che consente l’accesso da remoto ai sistemi informativi disponibili all’interno della rete intranet regionale, e in aggiunta la possibilità di accedere alla propria postazione di lavoro. Se non fosse sufficientemente chiaro il Decreto-Legge 17/03/2020, n. 18, art. 87 dice ‘… il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni …’”.

“Laddove non è possibile attivare il lavoro agile – prosegue la nota del DIRSI – esaurito il ricorso alle ferie pregresse, si ricorre (comma 3 dell’art.87 D.L. n. 18/2020) a tutti gli altri strumenti contrattualmente previsti: le diverse forme di congedo alcune delle quali adesso implementate, la flessibile organizzazione della propria presenza in servizio e del tempo di lavoro per la dirigenza, e per il comparto la ‘banca delle ore’, la rotazione, la programmazione plurisettimanale dell’orario, le ulteriori forme di flessibilità dell’orario di lavoro. Lo stesso comma 3 dell’articolo 87 dice anche che: ‘Esperite tali possibilità le amministrazioni possono motivatamente esentare il personale dipendente dal servizio. Il periodo di esenzione dal servizio costituisce servizio prestato a tutti gli effetti di legge …’. Per tutti i dipendenti (dirigenti e comparto) che, per la tipologia di lavoro, continuano a restare negli uffici, vanno previsti tutti i dispositivi di protezione individuale necessari, e devono essere garantite norme comportamentali atte a ridurre il rischio di diffusione del contagio, e l’immediata segnalazione alle autorità competenti di eventuali situazioni che possano vanificare gli sforzi fatti per contrastare la diffusione del virus”.

“Concordiamo con le altre sigle sindacali che potrebbe essere utile la convocazione di un CODIPA (nel rispetto delle regole), al fine di uniformare i comportamenti e le iniziative da intraprendere da parte dei Dirigenti Generali per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, anche alla luce delle nuove misure urgenti connesse all’emergenza epidemiologica COVID-19, introdotte dal D.L. n. 18/2020. Questo è il momento per la classe dirigente, con particolare riferimento a chi opera in periferia – conclude la nota – di dimostrare grande senso di responsabilità, capacità di gestione delle risorse umane e di gestione straordinaria dell’emergenza”.

Una domanda al presidente della Regione:

Scusi, presidente: lei è preoccupato per l’aumento dei contagi e ha chiamato l’esercito (e ha fatto bene): a questo punto cosa aspetta a chiudere gli uffici della Regione, assicurando soltanto i servizi minimi e indispensabili?

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