Coronavirus e crollo economia/ L’Europa è in ginocchio, l’Italia a pezzi, ma c’è chi pensa ancora al MES!

18 marzo 2020

Mentre USA, Cina, Giappone e Canada si accingono a immettere nei rispettivi sistemi economici “liquidità senza fine”, dando per scontato “l’anno fiscale bianco”, la Ue affoga nei Trattati demenziali nei quali è rimasta imprigionata. Non parliamo poi del nullismo politico del Governo Conte bis alle prese con un drammatico crollo del PIL. In questa grande crisi, che sarà più spaventosa di quella del 1929, c’è chi ha ancora il coraggio di parlare del MES!  

Cosa sta facendo l’Unione europea per affrontare la crisi economica scatenata dall’emergenza Coronavirus? Per ora, nulla. Abituati a vessare i Paesi in difficoltà – come hanno fatto con la Grecia e con l’Italia nel 2011 – oggi non sanno che fare. Una cosa, però, l’hanno capita benissimo: che in Europa nessuno pensa bene di Commissione europea, Parlamento europeo, Banca Centrale Europea (BCE), Eurogruppo e via continuando con tutte le sigle di un’Unione europea che, in queste ore, manifesta il vuoto politico della propria impotenza.

USA, Cina, Giappone, Canada – per citare quattro esempi – stanno intervenendo direttamente nei rispettivi sistemi economici. Hanno già capito che il 2020 sarà un “anno fiscale bianco”, dove gli Stati, forse (ma non è nemmeno detto, perché nessuno è in grado di sapere che cosa succederà nei prossimi mesi con il Coronavirus: gli scienziati del regno Unito, per esempio, sono convinti che i vaccini faranno buchi nell’acqua e che l’infezione si ripresenterà il prossimo autunno), riusciranno sì e no ad incassare le trattenute sui dipendenti pubblici, mentre dal mondo delle imprese non arriverà nulla.

In questi casi, piaccia o no ai demenziali aedi del liberismo economico, gli Stati intervengono con risorse illimitate, provando solo a contenere, nei limiti del possibile, l’inflazione.

Nell’Unione europea, invece, non sanno cosa fare. Non avendo mai immaginato l’esplosione di una crisi economica di dimensioni planetarie, non hanno né gli strumenti, né la fantasia e, forse, nemmeno le competenze per fronteggiare quello che sta succedendo nel mondo.

In queste ore qualche ‘eurocrate’ – uno di quelli che pensa che l’Unione europea debba intervenire con gli strumenti tradizionali – ha parlato del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Ammesso che i Paesi europei trovino i 60-700 miliardi del MES, si tratterebbe di qualcosa di ridicolo.

L’Italia, ad esempio, dovrebbe indebitarsi per 130 miliardi di euro, consegnarli al MES che glieli presterebbe: una cosa più stupida del genere sarebbe impossibile da pensare: eppure l’hanno pensata!

L’economista Alberto Bagnai, oggi parlamentare nazionale della Lega, ha già avvertito il Governo Conte bis:

“E’ da irresponsabili evocare il ricorso al MES. Il MES serve per i Paesi che non hanno accesso al mercato, ma l’Italia ha ancora accesso al mercato, sempre che la si smetta con questa comunicazione irresponsabile. Anche perché nel MES una volta che ci si entra, si viene sottoposti a un programma. Una lista della spesa che fanno Fmi, Bce e Commissioni di cose che devi fare a casa tua: significa addio quota 100, Iva al 25%. Sarebbe un’aggressione”.

C’è veramente da ridere amaramente: le imprese italiane, piano piano, si vanno fermando, travolte dai contagi. Se in Italia ci fosse stato un Governo più lungimirante, tutto l’apparato produttivo sarebbe stato fermato i primi giorni di Marzo e il numero dei contagi sarebbe oggi molto inferiore: invece l’attuale Governo italiano ha preferito temporeggiare (ricordate i titoli dei giornali a fine Febbraio? “Milano non si ferma”), inseguendo il Coronavirus e mai anticipandolo: il risultato è che l’apparato produttivo si fermerà lo stesso con un numero maggiore di contagiati e con le strutture sanitarie in affanno: un disastro!

E a cosa pensano gli ‘europeisti’ italiani? Al MES, cioè a tagliare le pensioni, ad aumentare l’IVA, a ridurre gli ammortizzatori sociali: insomma, quello che si è visto in Grecia tra il 20111 e il 2012. Poi quando diciamo che Conte e i suoi Ministri dovrebbero andare di corsa a casa esageriamo?

Circolano voci senza ‘paternità’: della serie, sono Germania e Francia che avrebbero messo in giro l’ipotesi MES. E, in effetti, né il premier Giuseppe Conte, né il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri fino ad ora hanno parlato di MES: anche perché si sarebbe già scatenato un ‘casino’ politico. Però, per sì e per no, le opposizioni hanno chiesto a Conte di andare a riferire in Parlamento (supponiamo non di presenza, ma con eventuali sedute con collegamenti da casa).

Circola anche la tesi dei Coronavirus-bond: altra balla colossale. Questo strumento, in Europa, non è mai stato messo in atto in tempo di pace, figuriamoci in piena guerra al Coronavirus! E poi sarebbe comunque un intervento limitato in un momento storico in cui servono interventi monetari illimitati.

Ma se l’Unione europea è nel pallone, l’Italia proprio non c’è. La Borsa ha perso 230 miliardi di euro in meno di un mese, lo spread è in salita e le previsioni del Prodotto Interno Lordo (PIL) italiano sono catastrofiche.

In queste ore il capo del Governo Conte e il Ministro Gualtieri dovrebbero aver capito che il Decreto da 25 miliardi di euro serve a poco. Così hanno tirato fuori la storia della Leva da 350 miliardi di euro: altro errore. Si tratterebbe, infatti, di 350 miliardi di euro di prestiti. Un maldestro tentativo di imitare i 550 miliardi di euro messi in campo da una banca tedesca per conto del Governo teutonico.

La differenza è che in Germania c’è la garanzia del Governo tedesco, mentre in Italia…

E poi, in Italia, un’impresa bloccata che non fattura perché mai si dovrebbe indebitare con la Leva? Per pagare le tasse e poi vendere l’azienda per pagare i debiti? Ma come si fa a pensare una cosa del genere? Eppure l’hanno pensata!

Leggiamo sul quotidiano economico e finanziario INVESTIRE OGGI:

“Stando alle stime, il PIL nel primo trimestre collasserebbe del 12/14% su base annuale, riprendendosi del 2-3% nel secondo trimestre e chiudendo l’intero 2020 a -8/-10%. Numeri raggelanti, che danno bene l’idea del clima depressivo a cui stiamo andando incontro… Il governo Conte aveva fissato il target al 2,4% per quest’anno, prevedendo evidentemente un disavanzo fiscale di oltre una quarantina di miliardi di euro, in area 43 miliardi per l’esattezza. A ciò dobbiamo aggiungere il pacchetto di misure da 25 miliardi fissato dallo stesso esecutivo per fronteggiare l’emergenza economica e sanitaria. Inoltre, un collasso del PIL del 9% (la media tra -8% e -10%, indicata da Mazziero Research) implicherebbe minori entrate per circa 65 miliardi rispetto al 2019, considerando una pressione fiscale superiore al 42% del PIL… In definitiva, il disavanzo complessivo supererebbe i 130 miliardi, che rapportati al più basso PIL di quest’anno (ipotesi di inflazione zero, persino ottimistica), farebbe l’8% del PIL. Altro che 3% massimo consentito dalla Commissione europea fino a pochi giorni fa”.

E il debito pubblico italiano? Secondo queste stime, dovrebbe schizzare a quota a 2.540 miliardi, pari a circa il 157% del PIL.

“Il collasso della produzione – prosegue INVESTIRE OGGI – porterà con ogni probabilità alla chiusura di molte imprese, impossibilitate a sopravvivere finanziariamente per mesi senza fatturato e con costi fissi da fronteggiare. Quelle che rimarranno in vita rischiano di dover iniziare daccapo, perché i fornitori da una parte e i clienti dall’altra non aspettano che le loro criticità vengano risolte e potrebbero essersi già rivolti rispettivamente ad altri mercati di sbocco e ad altri fornitori”.

Il Ministro dell’Economia, lo storico Gualtieri, è al corrente di tutto questo? Pensa ancora al MES?

QUI L’ARTICOLO DI INVESTIRE OGGI

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