Dalla Calabria la speranza di un farmaco per bloccare il Coronavirus

17 marzo 2020

Dopo il farmaco anti-artrite tocilizumab, sperimentato a Napoli, è la volta dell’università della Calabria che sta mettendo a punto una terapia basata sull’utilizzo di anticorpi sintetici in grado di intervenire prima che il virus infetti l’uomo. Viene da chiedersi: cosa farebbe il Sud, cosa farebbero scienziati e ricercatori del Sud se non avessero la palla al piede dell’Italia che porta la maggioranza delle risorse al Nord?

Nella lotta al Coronavirus i medici e i ricercatori del Sud Italia lavorano senza sosta con risultati più che incoraggianti. Se a Napoli, per curare  l’infezione da Covid-19 hanno messo a punto una terapia imperniata sul farmaco anti-artrite tocilizumab, i ricercatori dell’università della Calabria hanno messo a punto una terapia basata sull’utilizzo di anticorpi sintetici “monoclonal type” capaci di intervenire prima che il virus infetti la cellula umana.

La notizia la leggiamo su ZOOM 24 DENTRO LA CALABRIA:

“Il nuovo Coronavirus – spiegano Francesco Puoci, professore associato del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione e la dottoressa Ortensia Ilaria Parisi, postdoc Unical – ‘aggancia’ la cellula bersaglio attraverso una proteina, detta proteina spike, che si lega ad uno specifico recettore delle nostre cellule, ACE2. La tecnologia si basa sull’ingegnerizzazione 3D di polimeri a memoria molecolare, che riescono a riconoscere e captare il dominio RBD, ovvero il segmento della proteina spike che si lega al recettore ACE2”.

Siamo in un campo altamente specifico. La notizia la potete approfondire su ZOOM 24. Quello che a noi preme sottolineare è la capacità delle intelligente del Mezzogiorno, pur in carenza di sostegni finanziari, di raggiungere risultati importanti anche in breve tempo.

Fateci caso: da quando è scoppiata l’epidemia di Coronavirus prima  l’Azienda Ospedaliera dei Colli e l’Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale Napoli (in collaborazione con la Cina) hanno sperimentato il tocilizumab (già utilizzato in tutta l’Italia) e adesso l’università della Calabria viene fuori con un farmaco che suscita già l’interesse dei colossi internazionali della farmaceutica.

“Abbiamo lavorato con un budget limitatissimo – dice ancora Puoci a ZOON 24 –  ottenendo dei risultati davvero incoraggianti per un suo prosieguo. Ringrazio il rettore Nicola Leone, che è sempre stato aggiornato sugli sviluppi del progetto e ha incoraggiato gli sforzi compiuti. Ringrazio anche la direttrice del Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione, la professoressa Marialuisa Panno, per la disponibilità operativa concessa”.

“I prossimi passi – conclude lo scienziato dell’università della Calabria – sono la sperimentazione sul virus attivo e poi quella in vivo. Il lavoro è in progress con la voglia e la speranza di arrivare fino in fondo”.

Tante domande. Se le intelligenze del Sud che operano nel mondo della ricerca riuscissero a lavorare in un Paese meno egoista dell’Italia, meno razzista e, perché no?, meno leghista (non dimentichiamo “Prima il Nord” e il nuovo scippo che la Lega e altri partiti politici nazionali vorrebbero effettuare con l’imbroglio dell’Autonomia differenziata) quanti grandi risultati riuscirebbero a ottenere?

Invece in Italia i ‘grandi soldi’ vanno ai centri di ricerca del Nord, alle università del Nord, alla sanità del Nord (vedere sanità regionalizzata).

Però quando c’è da affrontare le emergenze e serve l’intelligenza e non la volgare furbizia unita a uno smisurato egoismo, ecco che si vede da dove arrivano i risultati…

Foto tratta da Wikipedia

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