Coronavirus/ Le navi per il trasporto delle persone sono un pericolo di infezione per i passeggeri e per chi vi lavora?

16 marzo 2020

Dalla lettura di questa lettera che il sindacato ORSA marittimi ha spedito al Governo della Regione siciliana sembrerebbe proprio di sì. Si leggono cose incredibili che la dicono lunga sulla sicurezza che, di fatto, a detta di questa organizzazione sindacale, non verrebbe garantita né ai passeggeri, né al personale che presta servizio sulle navi

Le navi per il trasporto delle persone continuano ad essere una pericolosissima fonte di infezione per i passeggeri e per il personale che vi presta servizio. Una denuncia messa nero su bianco, in un comunicato, dal sindacato ORSA marittimi, segreteria provinciale di Palermo, in una lettera indirizzata al presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e all’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone.

La denuncia tocca da vicino le isole italiane, dove si accede con le navi.

“I lavoratori marittimi – si legge nella lettera del sindacato ORSA marittimi – stanno continuando a svolgere il regolare servizio come sempre avviene in maniera difforme rispetto a tutti gli altri lavoratori, e senza che alcun organo istituzionale come oramai da prassi ne faccia menzione in ogni decreto o direttiva. Riteniamo che i rischi di contagio sulle navi siano molto più alti rispetto ad altri lavoratori, in quanto molte delle misure disposte dal DPCM non possono o non vengono attuate”.

“Mantenere la distanza interpersonale di almeno 1 metro su certe tipologie di navi è irrealizzabile, in quanto alcuni corridoi sono di dimensioni già al disotto del metro (circa 70 cm), oppure ad esempio la consumazione dei pasti avviene in locali angusti dove per forza bisogna stare a toccarsi tra membri dell’equipaggio”.

“Le condotte dell’aria delle navi non sono mai state sanificate e pertanto pericolo di diffusione di batteri (in questo caso del virus ndr). La vita quotidiana di bordo nonostante le intenzioni di precauzionarsi, nello svolgimento del servizio per forza ci ravvicina non rispettando le distanze interpersonali previste”.

A questo punto arriva la notizia a nostro avviso grave:

In tutto questo non è stato predisposto un controllo sanitario dell’equipaggio che si reca a casa dalla nave e rientra regolarmente a bordo, che diventerebbe nei casi di positività, mezzo di propagazione. La stessa cosa avviene nel caso dei passeggeri imbarcati, controllati all’imbarco ed allo sbarco dalle forze dell’ordine, esclusivamente dal punto di vista della verifica dell’autocertificazione, ma nessun controllo sanitario ai passeggeri che imbarcano”.

“Le protezioni individuali ricevute, risultano insufficienti, in particolare il numero di mascherine, non sufficiente per tutto l’equipaggio. Sino ad ora il personale è stato gestito con continue rotazioni ed alternanze, come nulla fosse, quindi continue esposizioni e continui assembramenti, alla faccia del DPCM”.

Durissima anche la denuncia sul vitto:

“La C. & t. ha disposto di tenere aperti i bar e self-service delle navi di classe A, in barba a quanto prevede il DPCM che indica esplicitamente la chiusura dei bar e ristoranti (anche nelle disgrazie si pensa agli interessi). La chiusura dei ristoranti e bar a terra, sta creando non poche difficoltà a poter usufruire del vitto; pertanto l’unica possibilità è quella di reperire generi alimentari da poter consumare a bordo (panini…panini..panini)”.

“Anche questo logicamente espone il personale imbarcato in servizio di ispezione o di fuori, a recarsi di sera dopo l’arrivo a provvedere per la spesa, in strade poco frequentate, molte attività chiuse, altre dove bisogna fare lunghe file fuori prima di poter accedere e con i rischi sempre più del
contagio. E la domenica? Ma anche la chiusura delle cucine, non viene per nulla presa in considerazione dall’azienda. E’ un problema dei marittimi. In compenso però dobbiamo dire che ci hanno pensato, sicuramente nel caos è ideale fare i colpi di mano, con il cambio delle turnistiche: comunicazione del 20/20 su giornaliere e 45/??? Su notturne. Ottimo direi. Chiedo: ma il 14/7 non era scaturito per diminuire i disagi in funzione della chiusura delle cucine?”.

Altra denuncia:

“Allungare i periodi a bordo è in funzione di incrementare le paure
che già stiamo vivendo noi esposti a rischio? Con il fermo nave la prima cosa che stanno attuando è la riduzione delle tabelle con conseguente sbarco del personale (risparmio) Ma ricevono sempre gli stessi contributi scusate? (minore spesa maggiore guadagno!!!!)”.

Una parte del comunicato riguarda il “decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 febbraio 2020, recante «Disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 23 febbraio 2020.

“La responsabilità del datore di lavoro in caso di omessa fornitura di tali basilari dispositivi per garantire loro svolgimento di un servizio in piena sicurezza, dice la legge? In materia di DPI la legge di riferimento è il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, e cioè il decreto legislativo n. 81 del 2008. Questa importante norma, all’articolo 74, definisce i DPI come una qualsiasi ‘attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno e più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro’. Ma chi ha l’onere di fornire questi dispositivi al lavoratore? E nel nostro specifico caso, chi ha il dovere di consegnare guanti, mascherine e altri dispositivi?”.

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