Finanza: non è che c’è qualcuno che sta guadagnando una barca di soldi con il Coronavirus?

12 marzo 2020

Sembra incredibile, ma c’è anche chi fa affari sulle pandemie, cioè sul dolore e sulla morte degli esseri umani. La finanza e le banche seguono le leggi della finanza e delle banche: e non guardano in faccia nessuno. Qualche stranezza su questa pandemia di Coronavirus. E il dubbio che, alla fine, a pagare potrebbero essere i comuni risparmiatori… 

Ci siamo ricordati di aver letto nei giorni scorsi un articolo piuttosto particolare. Tema: finanza e Coronavirus. L’articolo è stato pubblicato da scenarieconomici.it. Titolo:

“Banca Mondiale e BIRS hanno emesso pandemic bonds nel 2017 per pandemie da Coronavirus”.

Leggiamo adesso l’articolo:

“Dei pandemic bonds, titoli sulle pandemie, sono stati emessi dalla Banca Mondiale e dalla Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo nel 2017 con un tasso di ritorno dell’11% in collaborazione con l’Organizzazione mondiale per la Salute, nell’ambito di un Pandemic Emergency Financial Facility [Strumento finanziario in caso di emergenza da Pandemia]. L’esborso massimo per le pandemie da Coronavirus è stato determinato a 200 milioni di dollari e scatterebbe in caso di un certo numero di morti e di vicinanza geografica.. Ci sono state delle critiche però stanno preparando un altro PEF…”.

“I pandemic bonds – prosegue l’articolo – sono stati modellati sullo scenario più plausibile di un Coronavirus proveniente dalla in Cina. I criteri per far scattare l’esborso sono che la pandemia debba durare per oltre 12 settimane in più di un paese. Le compagnie assicurative Swiss Re Capital Market e Matterhorn Re, hanno piazzato un ‘bond catastrofe’ da 225 milioni $ per il 2020-2022, uno per un ciclone e l’altro per un evento molto mortale nel Regno Unito, Canada e Australia”.

Nel 2017, nell’alta finanza mondiale, si aspettavano, insomma, ‘qualcosa’ in arrivo in Cina: e dobbiamo dire che hanno azzeccato…

SPECULARE E GUADAGNARE SULLE PANDEMIE – Oggi abbiamo deciso di approfondire questo tema per i nostri lettori. Possibilmente con un linguaggio semplice. Vediamo se riusciamo a illustrare che cosa combinano ‘sti ‘Santoni’ dell’alta finanza globale con le pandemie, ovvero sulla sofferenza e sulla morte delle persone, perché alla fine di questo si tratta!

Partiamo da una considerazione semplice: quando scoppia una pandemia – e ieri la pandemia da Coronavirus è stata dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – gli Stati debbono sostenere molte spese. I Paesi ricchi vanno spesso in sofferenza, figuriamoci che cosa succede nei Paesi poveri!

A questo punto interviene la Banca Mondiale per sostenere i Paesi che non ce la fanno da soli ad affrontare una pandemia. E siccome i costi sono notevoli, ecco che è stato studiato un meccanismo per consentire alla stessa Banca Mondiale di raccogliere fondi.

Come vengono raccolti questi fondi? Semplice: con l’emissione di bond.

Così tre anni fa la Banca Mondiale ha messo sul mercato bond per un valore complessivo di 320 milioni di dollari. La scadenza, guarda caso, è prevista per il 15 Luglio di quest’anno.

Questi titoli sono molto convenienti per chi li sottoscrive, ma sono rischiosi. Infatti, se prima della scadenza prevista – cioè il 15 Luglio 2020 – scoppiano delle pandemie (cosa che è avvenuta), chi ha sottoscritto questi bond (di solito sono le banche o gestori di vario tipo a sottoscriverli), riavranno indietro solo una parte del capitale che hanno investito o, addirittura!, nulla!

Interessante un approfondimento che leggiamo su altro consumo FINANZA:

“I bond emessi dalla Banca Mondiale sono due. Il primo, da 225 milioni di dollari (Isin XS1641101172), è legato solo alle pandemie di influenza o coronavirus, e per far scattare il taglio al rimborso serve, tra le altre cose, che ci siano almeno 2.500 vittime in un Paese (più almeno 20 in un altro). Il secondo bond (Isin XS1641101503), per 95 milioni di euro, è legato a una gamma più ampia di casistiche (Ebola, ecc.) e il taglio ai rimborsi (almeno in parte) scatta già quando le vittime sono 250. Il primo bond, meno ‘rischioso’ per chi ci investe, paga un tasso pari all’US Libor + 6,5%. Il secondo paga interessi pari all’US Libor + 11,1%. Ai tassi attuali del Libor, significa rispettivamente il 7,5% e il 12,1%“.

MONTAGNE DI SOLDI! – Noi non siamo esperti di finanza; quello che capiamo, da comuni mortali, è che dietro queste operazioni dove girano montagne di soldi ci potrebbero essere interessi e problemi.

Chi va a gestire gli interventi della Banca mondiale a ‘colpi’ di centinaia di milioni di dollari?

E le perdite delle banche chi le andrà a pagare se non i cittadini, com’è avvenuto negli ultimi anni in Italia?

Sempre su altro consumo FINANZA leggiamo che “fino ad oggi banche e gestori hanno tranquillamente incassato i loro cedoloni senza rinunciare a nemmeno un cent del capitale. Un esempio su tutti: nel 2018 una nuova emergenza Ebola ha causato più di 2.000 vittime nella Repubblica Democratica del Congo, ma siccome non ci sono state almeno 20 vittime in un secondo Paese… i pandemic bond non hanno scucito un quattrino. Certo, al Paese africano sono comunque arrivati degli aiuti dal PEF, ma fa impressione pensare che quanto ha ricevuto è meno degli interessi incassati dalle banche sui bond”.

Morale: con Ebola le banche hanno guadagnato un sacco di soldi!

“Nel 2018, in piena emergenza Ebola – leggiamo ancora su – altro consumo FINANZA – al Congo non è arrivato neanche un centesimo dalla parte ‘assicurativa’ del PEF (quella legata ai bond). Sono arrivati, sì, 50 milioni di dollari, ma dalla parte ‘per cassa’. E intanto ad oggi, secondo i nostri calcoli, le banche hanno incassato oltre 60 milioni di dollari di interessi sui bond”.

E oggi con il Coronavirus? Stavolta “il numero di vittime e di Paesi coinvolti ha già raggiunto dimensioni tali che, una volta superato lo scoglio della definizione di pandemia che fa da discrimine (l’articolo è di sei giorni fa, quando ancora l’OMS non aveva dichiarato lo stato di pandemia ndr), poi le altre condizioni potrebbero (per la prima volta) essere tutte raggiunte. Insomma, stavolta potrebbe davvero scattare il taglio del rimborso dei bond, e questo non fa piacere alle banche che li hanno in mano, ma neanche alla Banca Mondiale”.

“Non fa piacere alle banche, ovvio, perché rischiano di perdere decine, o centinaia, di milioni di dollari. Ma non fa piacere neanche alla Banca Mondiale, che vede fallire il primo tentativo di ‘assicurarsi’ contro le pandemie: se il primo bond di questo tipo finisce con un flop, difficilmente troverà, in futuro, banche disposte ad acquistarne altri…”.

SI AVVICINA L’ORA X – Il 23 marzo scattano gli 84 giorni dalla scoperta dei primi casi. “Da quella data in poi – scrive sempre altro consumo FINANZA – in qualunque momento Air Worldwide Corporation potrebbe sancire ufficialmente il raggiungimento delle condizioni (finché non lo fa, i bond restano così come sono). Da lì in poi, quindi, potrebbe scattare il taglio al rimborso dei due bond: un’altra mazzata, certo non mortale ma comunque dolorosa, per le banche che li detengono, per il sistema finanziario in generale e per le Borse. Insomma altra bufera sui mercati”.

COMUNI RISPARMIATORI A RISCHIO? – Già, la bufera sui mercati. Chi la pagherà? Proviamo a indovinare…

“Ci auguriamo, poi – scriveva sei giorni fa altro consumo FINANZA – che le banche che hanno in mano questi bond, sentendo puzza di bruciato, non li inseriscano nei fondi comuni o nelle gestioni patrimoniali dei comuni risparmiatori. Lo hanno già fatto in passato con i bond argentini, Parmalat, Cirio… Consob stai allerta!”.

QUI L’ARTICOLO DI scenarieconomici.it

QUI L’ARTICOLO DI altro consumoFINANZA

Foto tratta da Sputnik

 

 

 

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