Col Coronavirus non ci sono raccomandati, ma solo ‘la livella’ del grande Antonio De Curtis in arte Totò

10 marzo 2020

E così gli italiani, professionisti delle scorciatoie, del “di’ che ti mando io”,  si scoprono improvvisamente vulnerabili, senza più certezze, impauriti per ciò che potrebbe accaderci non in un futuro lontano ma tra una settimana o un mese. Tutti sotto lo stesso cielo…

di Ninni Caronia

E comunque ne verremo fuori meglio di prima. Abbiamo vissuto lontani dall’idea del pericolo e della morte, al sicuro coi nostri antibiotici e i nostri ospedali, con le nostre assicurazioni in caso di incidente e la nostra cassa integrazione in caso di licenziamento e i nostri tribunali in caso di torto subito.

E improvvisamente ci scopriamo vulnerabili, senza più certezze, impauriti per ciò che potrebbe accaderci non in un futuro lontano ma tra una settimana o un mese.

Ci cambierà questa esperienza, forse ci farà crescere, ci ridimensionerà, ci farà tornare al nostro posto, convinti come siamo stati di essere i padroni del mondo.

No, siamo comuni mortali come tutti gli altri nostri colleghi che popolano la terra, molto più seri di noi, che devono stare attenti che qualcuno non se li mangi e che devono guadagnarsi la sopravvivenza giorno dopo giorno.

Chissà che questa che stiamo vivendo non sia la loro rivalsa, una chiamata all’ordine, una “livella” alla Antonio De Curtis che rimette le cose a posto, uno scappellotto di Dio a questa razza che ha troppo alzato la testa.

Foto tratta da Siciliapress

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