I ricordi di Carmelo Raffa: quando Giuseppe Provenzano cercò di Salvare Sicilcassa e Banco di Sicilia

7 marzo 2020

Un semplice incontro con un vecchio amico sindacalista, una passeggiata nel centro di Palermo, tra via Ruggero Settimo e via Emerico Amari, ci ha fatto tornare in mente gli anni in cui la Banca d’Italia – forse l’istituzione più antimeridionale della storia della Repubblica italiana – dava il colpo di maglio finale al sistema creditizio della nostra Isola

Ieri abbiamo incontrato un vecchio amico: Carmelo Raffa, leader storico della FABI siciliana. L’occasione per una chiacchierata sul passato. Abbiamo ricordato gli anni ’90, per la precisione, la seconda metà degli anni ’90: e, se dobbiamo essere proprio precisi, il settembre del 1997, quando la Siciliacassa venne posta in liquidazione coatta amministrativa.

Perché questo ritorno al passato? Perché ci siamo trovati a passeggiare davanti la sede di una banca dove un tempo c’era una filiale della Sicilcassa, in via Mariano Stabile.

Con Raffa, che del mondo bancario siciliano e delle tante vicende legate alle banche della nostra Isola ha vissuto, da sindacalista, tante storie, abbiamo ricordato la fine di due grandi banche siciliane: il Banco di Sicilia e la già citata Sicilcassa.

Il nostro ricordo è che il presidente della Regione designato alle elezioni e poi eletto da Sala d’Ercole nel 1996 (allora era l’Assemblea regionale siciliana che eleggeva prima il presidente della Regione e poi i dodici assessori), Giuseppe Provenzano, aveva provato a salvare il Banco di Sicilia e la Sicilcassa.

Provenzano – che allora era la novità di Forza Italia – docente universitario di discipline economiche. Prestato alla politica, stava mettendo a disposizione la propria competenza e la propria professionalità al servizio della Regione.

“L’idea di Provenzano – ci ha ricordato ieri Carmelo Raffa – era quella di valorizzare la Sicilcassa e, grazie proprio alla Sicilcassa, evitare che il Banco di Sicilia venisse utilizzato per salvare le banche del Centro Nord Italia”.

“A sostegno di questa posizione di Provenzano – ci ha ricordato Raffa – c’era una mozione che era stata discussa e approvata dall’Assemblea regionale siciliana, che impegnava il Governo della Regione a tutelare il sistema bancario della Sicilia”.

La storia è andata diversamente. Così come, nel 1992, la Regione siciliana cedette alla Banca d’Italia sul Banco di Sicilia, anche Provenzano fu costretto ad abbandonare la sua idea, che era quella di tutelare il sistema creditizio siciliano.

Da notare come il Parlamento siciliano della legislatura 1996-2001 sia stato letteralmente ‘calpestato’ dal sistema nordista, con l’avallo degli ascari siciliani (alcuni dei quali sono ancora oggi presenti nel panorama politico della nostra Isola, peraltro in ruoli di rilievo: ennesima dimostrazione che la Sicilia non ha molte speranze).

Da notare anche la fine politica, anche se appena iniziata, di Giuseppe Provenzano: mollato da Forza Italia, forse perché si era rifiutato di avallare certe scelte.

Così sia il Banco di Sicilia, sia la Sicilcassa sono finiti nel ‘tritacarne’ della Banca d’Italia: fatte a ‘poppette’, le due gloriose banche siciliane, con la ‘benedizione’ di Forza Italia di Sicilia, sono state utilizzate per salvare banche del Centro Nord Italia che erano nelle stesse condizioni – se non in condizioni peggiori – delle due banche siciliane.

Per arrivare a questo, il sistema economico nordista, del quale la Banca d’Italia era, allora, una delle più importanti espressioni (oggi la Banca d’Italia conta poco o nulla), aveva finito con l’eliminare, o ridotto a miti consigli, quel poco di classe politica siciliana che aveva resistito ai furori di Tangentopoli.

La ‘colonizzazione’ del sistema creditizio del Sud Italia – in questo caso siciliano – iniziata alla fine degli anni ’80 con le legge ‘intelligente’ che porta il nome di Giuliano Amato – si completa tra la fine degli anni ’90 e i primi anni del 2000. E a completarla sono due schieramenti politici: il centrosinistra che, con Prodi, D’Alema e Amato governa dal 1996 al 2001, e il centrodestra che, con Berlusconi, governa dal 2001 al 2006.

La cosa incredibile è che, ancora oggi, in Sicilia, ci sono persone che, pur avendo vissuto quel periodo, e pur essendo persone per bene, continuano a votare per questi due schieramenti politici ferocemente antisiciliani e antimeridionali.

La prova evidente di un innamoramento dei propri carnefici…

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