La sanità siciliana è in grado di affrontare l’eventuale emergenza Coronavirus dopo i tagli che ha subito?

6 marzo 2020

La domanda non è oziosa, perché lo Stato, a partire dal 2009, non ha fatto altro che togliere risorse finanziarie alla sanità pubblica siciliana. Ricordiamoci che nella nostra Isola, oltre ad essere stati sono stati tagliati i posti letto, mancano ormai tanti medici, se è vero che le piante organiche sono ridotte all’osso. In questo momento le Rianimazioni, le Terapie Sub-intensive etc. sono già sature in considerazione di normalità. Cosa accadrà se aumenterà la necessità di questi posti letto?  

da Franco Caldedone
responsabile in Sicilia del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale
riceviamo e volentieri pubblichiamo 

Le emergenze di qualsiasi natura esse siano mettono in risalto la tenuta delle istituzioni interessate dal problema. Mi sia consentito il paragone: è come l’esame per lo studente, ne testa la preparazione nella materia e la capacità di relazionarla in maniera adeguata per cui viene premiato con il superamento dello stesso esame ed il conseguente voto.

In questi giorni di emergenza sanitaria legata al COVID-19 i sistemi sanitari di tutta Italia sono sottoposti ad uno stress test che ne prova le capacità gestionali, di cura ma soprattutto prevenzione.

Nonostante i proclami rassicuratori del nostro assessore alla Sanità (che voglio ricordare a tutti è un avvocato) rimane per tutti Noi la paura che il sistema non sia in grado di fronteggiare un ulteriore incremento di pazienti affetti da Coronovirus.

In questi ultimi anni (in cui la sanità regionale è quasi sempre stata governata da non medici…giudici, avvocati, etcc…) il nostro servizio sanitario regionale è stato depotenziato in maniera indiscriminata e senza razionalità (non fanno testo quei pochi casi di eccellenza quali l’apertura dell’Istituto Mediterraneo di Oncologia a Catania o del Rizzoli a Bagheria che risultano pannicelli caldi a fronte del bisogno di sanità che abbiamo).

I posti letto ospedalieri sono stati tagliati in maniera indiscriminata e cito a riprova di ciò la branca di ortopedia: l’inadeguatezza dei posti letto (ridotti all’osso) con una popolazione geriatrica in costante aumento, specialmente nei piccoli paesi rurali, costringe i pazienti ed i loro familiari a forzati tour della Sicilia (pazienti delle Madonie ricoverati a Ragusa o Siracusa e pazienti del Corleonese ricoverati nel Trapanese o nell’Agrigentino).

Cito altresì il depotenziamento di ospedali di zone disagiate quali Petralia e Mistretta o Lipari.

Le direttive nazionali che hanno autorizzato i cosiddetti tagli, considerato che il Servizio sanitario regionale era in deficit (ma chi ha creato questo deficit?), auspicavano il potenziamento dell’assistenza territoriale: ma il territorio a cui sono stati tolti i posti letto non è stato affatto potenziato ed a riprova citiamo i lunghi tempi di attesa per alcune prestazioni.

A peggiorare la situazione ricordiamo che, accanto al discriminato taglio dei posti letto, si è accompagnata la riduzione degli operatori sanitari. Le piante organiche dei servizi ospedalieri e territoriali (abbondantemente rimpinguate nei periodi democristiani, in cui in sanità si navigava sui fabbisogni dei politici di turno, non essendoci il limite delle piante organiche) sono state ridotte all’osso, in quanto chi ha maturato gli anni previsti o ne ha avuto la possibilità ha abbandonato un servizio sanitario ridotto allo sfascio.

Fatte queste necessarie considerazioni, in questa situazione saremo in grado di affrontare un eventuale incremento dei casi di Coronavirus?

I nostri reparti per pazienti critici (Rianimazioni, Terapie Sub-intensive etc..) sono già saturi in considerazione di normalità. Cosa accadrà se aumenterà la necessità di questi posti letto? Saremo in grado di crearne di nuovi in tempi rapidi? O forse bisognava già crearli in anticipo?

Assistiamo con ansia all’evolversi della situazione nel Nord Italia (poiché noi crediamo in una nazione unita ma dove tutti abbiano diritto alle stesse cure ed alla stessa assistenza sanitaria per il principio dell’equità che è alla base del nostro statuto) ma dobbiamo rilevare che, vedendo la prontezza con cui tutto viene affrontato – prontezza che svela la presenza di risorse che noi sconoscevamo (ma soprattutto la furbizia di qualche politico traffichino che richiede ulteriori finanziamenti a regioni alle quali non sono i soldi che mancano) – ci aumenta l’ansia, poiché abbiamo la paura che per gli uomini che ci governano e per le scarse risorse a noi assegnate non saremo in grado di fare lo stesso.

Non ci resta che affidarci ai nostri Santi più famosi (santa Rosalia, sant’Agata, santa Lucia etc….) o alla bontà del nostro clima (sarà forse un caso che quest’anno il nostro inverno è stato più mite degli altri anni?) che fa di quest’Isola una delle bellezze del mondo intero (più di 250 giornate di sole l’anno), sperando pertanto che la situazione non precipiti, poiché se dovessimo sperare sulle abilità dei nostri politici (vedi quanto fatto in sanità negli anni scorsi) mi viene la febbre al solo pensarci anche senza Coronavirus.

P.s.

In effetti, i timori di Franco Calderone sono più che fondati, se è vero che i soldi che lo Stato italiano a tolto alla sanità pubblica siciliana non si contano più!

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