Al via il bando per la riapertura delle Terme di Sciacca. Perché cedere anche l’ex convento di san Francesco?

5 marzo 2020

Per carità: noi siamo favorevolissimi alla riapertura delle Terme di Sciacca. Però alcuni punti vanno chiariti prima. Per evitare che chi le verrà a gestire non ne faccia una sorta di fortezza avulsa dal territorio circostante. Le nostre perplessità sulla destinazione dell’ex convento di San Francesco 

La notizia è positiva: si punta a riaprire le Terme di Sciacca. Questo l’obiettivo – per altro già annunciato nei mesi scorsi – del Governo regionale di Nello Musumeci. Anche se in questa storia sono ancora tanti i punti da approfondire. Cominciamo dalla cronaca:

“Pubblicato l’avviso di gara per l’affidamento in concessione e la gestione delle Terme di Sciacca – si legge in un comunicato del Governo regionale siciliano -. Il documento è stato predisposto dall’assessorato regionale dell’Economia d’intesa con il Comune. Il via libera al bando è arrivato al termine di un lungo percorso che ha visto la Regione siciliana confrontarsi sia con l’amministrazione locale, sia con i soggetti territoriali e istituzionali interessati”.

Forse sarebbe stato corretto indicare chi sono questi “soggetti territoriali e istituzionali interessati”: anche per capire meglio qual è lo scenario.

“L’ampio coinvolgimento voluto dal governo Musumeci – prosegue il comunicato – ha condotto all’elaborazione di un bando il cui obiettivo è quello di riaprire e valorizzare il complesso termale e idrominerale della città agrigentina, affinché torni ad essere un attrattore turistico fondamentale per l’intero territorio. Con l’avviso vengono dettate le linee per l’individuazione dei soggetti potenzialmente interessati e con le caratteristiche adeguate per un affidamento subordinato alla ristrutturazione, al rilancio e alla gestione dello stabilimento termale. Gli immobili individuati e disponibili sono lo stabilimento Nuove Terme; l’ex convento di San Francesco; il Grande albergo San Calogero; lo stabilimento Vecchie Terme; le piscine Molinelli; il Parco delle Terme, il centro accumulo e smistamento delle acque e le piscine sulfuree coperte”.

Con tutto il rispetto, non riusciamo a capire il nesso tra la riapertura delle Terme di Sciacca e la cessione dell’ex convento di San Francesco al futuro gestore: e lo scriviamo con una certa cognizione di causa, visto chi scrive è originario di Sciacca e la storia delle Terme e di Sciacca la conosce almeno per grandi linee.

Ancora meno convincente la spiegazione:

“L’ex convento San Francesco – si legge sempre nel comunicato – è stato inserito tra i beni oggetto dell’avviso di concessione con l’intesa tra Regione e Comune di Sciacca che ne venga garantito l’uso condiviso tramite un’apposita convenzione”. ?

“Il Grande albergo San Calogero – prosegue il comunicato – è inserito ad eccezione dell’ultimo piano con annessa terrazza nel quale insiste l’Antiquarium, con ingresso autonomo, in uso al Parco Valle dei Templi di Agrigento”.

L’albergo di san Calogero è stato realizzato nel 1956, ma non ha mai avuto grande fortuna. La posizione è invidiabile, visto che si trova alla sommità del monte San Calogero dove si può osservare un panorama notevole. Se ci chiedete il perché questa struttura non è mai stata valorizzata, beh, non lo sappiamo nemmeno noi: quando eravamo ragazzi ci raccontavano che c’erano problemi nella gestione dello scarico dell’acqua.

Peccato che nella valle sottostante si perde il conto delle ville con annessi pozzi neri!

Volete vedere che, chi arriverà, ci aprirà un casinò? Ovviamente scherziamo…

“Il Parco delle Terme – prosegue il comunicato – rimane in concessione all’amministrazione comunale locale che ne garantirà la pubblica fruizione, la pulizia, la manutenzione e la vigilanza, e l’utilizzo condiviso con il concessionario”.

“Abbiamo mantenuto l’impegno – evidenzia il presidente della Regione Nello Musumeci – di far rinascere le Terme di Sciacca. Ci siamo confrontati con tutte le realtà interessate per arrivare a una scelta condivisa che garantisse l’elaborazione di una proposta che fosse equilibrata tra l’interesse dei potenziali investitori e le istituzioni. Il nostro obiettivo è quello di attivare un’offerta che metta insieme le tradizionali mete turistiche con una rete di centri d’eccellenza per le cure termali e il benessere fisico. Un modo per ampliare e destagionalizzare i flussi di visitatori che scelgono la nostra Isola”.

“Insieme al complesso di Acireale, l’impianto di Sciacca, anch’esso chiuso come quello acese dal 2015 – leggiamo sempre nel comunicato – è un elemento costitutivo del nuovo ‘Programma di sviluppo del turismo termale’ in Sicilia così come disposto da una legge regionale. Precondizione necessaria per la partecipazione è il possesso dei requisiti adeguati di capacità economica-finanziaria e tecnica commisurata al tipo di progetto e investimento dagli stessi proposto”.

Vediamo i requisiti richiesti:

“Gli interessati – recita sempre il comunicato – dovranno anche dimostrare di possedere adeguata esperienza nel settore turistico-termale e di avere realizzato nel settore negli ultimi 10 anni investimenti per un importo almeno pari a quello previsto dal progetto proposto”.

Ecco, siccome noi siamo per nostra natura un po’ ‘malpensanti’, questa parte dei requisiti richiesti ci sembra un po’ eccessiva…

“Gli operatori economici interessati – prosegue il comunicato del Governo siciliano – dovranno presentare un progetto di attività turistico-termale, di recupero, di ristrutturazione, di valorizzazione e di gestione del complesso immobiliare, che deve comprendere anche la progettazione e la realizzazione delle opere a tal fine necessarie. La durata della concessione sarà determinata sulla base del progetto selezionato e non potrà essere comunque superiore ad anni 30. Il canone annuo di concessione dovrà essere comunque superiore a 130 mila euro. Per i primi tre anni, a titolo di compensazione per le spese sostenute per la realizzazione del progetto, il complesso potrà essere gestito a titolo gratuito, cioè senza il pagamento del canone di locazione”.

“Alla scadenza del triennio, certificato il rispetto dei tempi previsti per la realizzazione del progetto – conclude il comunicato – l’amministrazione stabilirà la misura del canone tramite valutazione dell’agenzia delle Entrate ovvero dell’ufficio del Genio civile territorialmente competente”.

Nel comunicato non si dice – ovviamente – chi è che ha determinato la chiusura delle Terme di Sciacca: ve lo diciamo noi: gli ‘scienziati’ del centrodestra siciliano allora a ‘trazione’ Forza Italia: in pratica, volto più, volto meno, la stessa parte politica che oggi sta provando a riaprirle.

Va bene lo stesso. L’importante è che non si tratti di una ‘colonizzazione’sul modello di certi insediamenti turistici dove ai siciliani viene anche impedito di avvicinarsi con le barche…

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