Coronavirus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) alza il livello di allarme

28 febbraio 2020

L’OMS avverte che il Coronavirus si allarga in un numero maggiore di Paesi. I casi aumentano, ma aumentano anche le guarigioni. Questo “non cambia l’approccio alla situazione: continua a essere prioritario contenere la diffusione del virus”

Chi pensa che l’emergenza Coronavirus stia rientrando si sbaglia di grosso. Non siamo noi ad essere allarmisti, non sono i giornalisti che seminano disinformazione e panico: a parlare sono i vertici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha “ha alzato il fattore di rischio dell’epidemia di Coronavirus da alto a molto alto”.

Forse a calmarsi un po’ dovrebbero essere coloro i quali – per carità giustamente – lanciano l’allarme sulla crisi economica. O quelli che dimenticano che uno degli avvertimenti – in queste ore ore reiterato – è evitare i luoghi affollati.

Vediamo qual è il quadro.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, nel corso della conferenza stampa di aggiornamento sull’epidemia di Coronavirus Covid-19, ha affermato che l’attuale scenario “non cambia l’approccio alla situazione: continua a essere prioritario contenere la diffusione del virus”.

Di fatto, è quello che hanno detto anche i due noti scienziati che abbiamo citato nel Mattinale di oggi, Sergio Rosati e Luigi Bertolotti:

“Quindi ben vengano le misure di restrizione attualmente in uso per arginare almeno i principali focolai epidemici”. 

Si offende qualcuno se diciamo che non è il momento di pensare al turismo e alle vacanze?

L’OMS ci fa sapere che l’aumento del rischio è legato “alla diffusione del Covid-19 in un numero maggiore di Paesi”. Anche se “parlare di pandemia non è corretto”.

I casi di contagio sono in aumento in tutto mondo, ma aumentano anche le guarigioni.

La Cina resta il Paese più colpito: ma  si va riducendo il numero dei decessi.

Al secondo posto di questa triste classifica c’è la Corea del Sud.

Dell’Italia non abbiamo molto da dire, a parte l’incoscienza di chi mette la crisi economica prima della salute.

Allarme anche in Giappone dove le scuole sono state chiuse. E chiusura fino al 15 Marzo anche per il parco giochi Disneyland, che è tra i complessi turistici più visitati al mondo.

Nel Medio Oriente l’Iran rimane il Paese più colpito.

In Europa, oltre all’Italia, in aumento in casi in Francia e in Germania. Tra i tedeschi, non appena si è sparsa la notizia che primi casi di Coronavirus, si è verificato quello che è successo in Italia (soprattutto nel Nord Italia); la orsa ai supermercati e la ressa per le mascherine.

Ci sono casi di infezione da Coronavirus anche nel Regno Unito.

Casi di Coronavirus anche negli Stati Uniti. Dove, però, la sanità è privata. Gli effetti? Li illustra bene Il Sole 24 Ore:

“Negli Usa vi sono 90 milioni di persone senza assicurazione privata e ciò può determinare una diffusione del virus proprio per la indisponibilità dei cittadini a sborsare dollari per il test. In altre parole ciò può minare gli sforzi per controllare l’epidemia. «Se qualcuno ha sintomi influenzali vogliamo che cerchi assistenza medica- spiega Sabrina Corlette della Georgetown University -. Se hanno una di queste assicurazioni spazzatura , con troppe franchigie, e sanno che potrebbero essere costrette a pagare molto più di quanto possano permettersi, molti non lo faranno, e questo si traduce in un problema di salute pubblica”.

E noi in Italia, piano piano, stiamo smantellando la sanità pubblica per fare posto ai privati. Lungimiranti gli ‘europeisti’ di casa nostra, no? Quelli che dicono che l’Italia senza l’Unione europea non ha futuro…

In Africa, ufficialmente, i casi sarebbero tre: uno in Nigeria (un italiano rientrato lì da Milano), uno in Algeria e uno in Egitto. In realtà lo scenario è più problematico, come ha scritto la nostra Antonella Sferrazza. Che ha raccontato di una “Riunione di emergenza sullo scoppio della malattia da Coronavirus”. Un vertice tra l’Unione dei Paesi Africani e i rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ne è venuto fuori un comunicato stampa (che si legge sul sito del World Health Organization -Oms in italiano) dai toni preoccupatissimi:

“L’Africa non è pronta a gestire una eventuale emergenza Coronavirus né da un punto di vista diagnostico, né da un punto di vista delle strutture cliniche. I sistemi sanitari di quei Paesi sono troppo deboli, il Pil pure. Una combinazione esplosiva.  Per questo si chiede un investimento massiccio per dotare i Paesi africani di tutto il necessario per affrontare questa ennesima sfida: la comunità internazionale deve mobilitarsi immediatamente”.

Lancet ha stilato l’elenco dei Paesi a più alto rischio che sono: Egitto, Algeria e Sudafrica, seguiti da Nigeria e Etiopia. Marocco, Sudan, Angola, Tanzania, Ghana, Tanzania e Kenya.

Casi sospetti in aumento in Brasile.

Primo caso di Coronavirus segnalato in Nuova Zelanda: si tratta di una persona tornata di recente dall’Iran.

 

 

 

 

 

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