La UE torna a colpire l’agricoltura italiana assestando un duro colpo ai produttori di riso

26 febbraio 2020

Siccome non siamo leghisti e guardiamo agli interessi generali, non possiamo che criticare la Commissione europea e il Parlamento europeo, che hanno deciso di penalizzare i produttori di riso del nostro Paese, concentrati nel Nord Italia

L’Unione europea torna a colpire l’agricoltura italiana. Ma questa volta nel mirino di Bruxelles non c’è il Sud, ma una delle colture classiche del Nord Italia: il riso. Di scena, l’accordo tra Ue e Paesi del Sud-est asiatico, in particolare con Cambogia e Vietnam.

Sul riso si è verificata un’azione simultanea di Commissione europea e Parlamento europeo.

La Commissione europea ha deciso di mantenere le importazioni agevolate di riso dalla Cambogia; mentre il Parlamento europeo ha detto sì all’accordo di libero scambio tra Ue e Vietnam: una scelta, questa, che comporterà l’ingresso in Italia a dazio zero di 80 mila tonnellate di riso lavorato, semilavorato e aromatico.

Vince, insomma, la linea ultraliberista dell’Unione europea: denaro e affari vengono prima di qualunque altro valore. Basti pensare che in questi Paesi asiatici su sfruttano i minori per il lavoro nei campi.

Così assistiamo a un fatto un po’ particolare: l’Italia fa la guerra al ‘caporalato’ (cioè allo sfruttamento dei lavoratori in nero e mal pagati), mentre su ‘ordine’ di Commissione europea e Parlamento europeo il nostro Paese deve importare il riso prodotto da Paesi asiatici dove lo sfruttamento del lavoro minorile è piuttosto diffuso!

L’accordo tra Ue e Paesi del Sud-est asiatico, come già accennato, va a colpire l’Italia, che è il primo Paese produttore di riso in Europa (poi ci sono Francia e Spagna).

Nel nostro Paese, infatti, si contano circa 220 mila ettari con poco più di 4 mila aziende agricole quasi tutte presenti nel Nord Italia. La produzione italiana di riso si attesta in poco meno di un milione e mezzo di tonnellate all’anno: in pratica, il 50% o giù di lì del riso prodotto in tutta l’Unione europea.

Una produzione, quella del riso del nostro Paese, quasi tutta concentrata nel Nord Italia. Per questa coltura è arrivata la ‘botta’ dell’Europa. Non ci bastano i guasti economici provocati dal Coronavirus: adesso anche la mazzata su uno dei più importanti comparti dell’agricoltura del Nord Italia!

Noi non siamo leghisti. E anche se raccontiamo e commentiamo i fatti dal Sud, non possiamo che essere dispiaciuti per un ennesimo colpo assestato all’agricoltura italiana.

Per la cronaca, anche nel Sud, prima della ‘presunta’ unità d’Italia, si coltivava il riso: in Sicilia, ad esempio, il riso era una coltura molto diffusa nelle aree paludose che in quegli anni abbondavano nell’Isola. Furono i Savoia, per tutelare le produzioni del Piemonte, ad impedire la coltivazione del riso in Sicilia! Anche se oggi, timidamente, la produzione di riso, in Sicilia, comincia a riprendere piede.

E dire che qualche anno fa Italia, Francia e Spagna erano riuscite ad ottenere proprio dall’Unione europea l’imposizione di dazi doganali sul riso importato dalla Cambogia e dalla Birmania.

Ma ormai la frenesia liberista dell’Unione europea non ha più il tempo di tutelare le aree agricole del Vecchio Continente. Di mezzo ci sono interessi colossali: in cambio del sacrificio del riso italiano, francese e spagnolo le grandi imprese europee andranno a caccia di appalti pubblici nei Paesi asiatici. Vi pare poco?

Di fatto, è la stessa logica del CETA, trattato commerciale tra Ue e Canada: prodotti agricoli canadesi a ‘pioggia’ nell’Unione europea e, in cambio, grandi affari per industriali e gestori di servizi pubblici europei in Canada.

E se il CETA, alla fine, penalizza i prodotti agricoli del Sud Italia, l’accordo tra UE e Paesi asiatici sul riso penalizzerà l’agricoltura del Nord Italia.

Detto in parole semplici, ancora una volta, nell’Unione europea, l’agricoltura viene sacrificata sull’altare degli interessi dell’industria e dei gestori dei servizi.  

Ci sono anche i risvolti politici. E’ evidente che questa scelta rafforza la Lega di Salvini, molto radicata nel Nord Italia, con i suoi esponenti che sparano a zero sull’operato dell’Unione europea e del Parlamento europeo anche sul fronte del riso.

Ne escono, invece, molto male i partiti dell’attuale Governo nazionale, con riferimento soprattutto al PD (che esprime il commissario europeo italiano con Paolo Gentiloni) e al Movimento 5 Stelle.

E ne esce male anche Forza Italia, dove prevalgono gli interessi economici su quelli politici, se è vero che i berlusconiani si sono dichiarati favorevoli all’accordo tra Ue e Paesi asiatici sul riso.

Sulla vicenda interviene anche il senatore Saverio De Bonis, che parla di un nuovo capolavoro politico a danno dell’agricoltura e del commercio made in Italy:

“Quando pensi che non può esserci nulla di più grave, a volte ti sbagli!
E così è stato!!! MI SONO SBAGLIATO. Pensavo che nulla potesse esserci peggio di TTIP e CETA a danno dell’economia Made in Italy e della salute dei cittadini. Invece, ecco un capolavoro politico firmato a Bruxelles da BLOG DELLE STELLE, PD e FI. Sarà così favorita l’importazione dal Vietnam di prodotti a bassa qualità che metteranno maggiormente in ginocchio commercio ed agricoltura Made in Italy già al collasso”.

“L’accordo non solo permetterà l’ingresso di 80 mila tonnellate di riso (lavorato, semilavorato e aromatico) a DAZIO ZERO, sulla cui lavorazione gravano accuse pesanti di SFRUTTAMENTO DI LAVORO MINORILE, ma favorirà la concorrenza sleale a discapito della nostra AGRICOLTURA che soffre di pressioni tributarie e burocratiche. Questo “capolavoro politico” ora è legge, per la gioia delle stelle che tanto ostentavano la sovranità alimentare”.

 

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