A Roma cittadini rimborsati per il caos rifiuti. Perché non anche a Palermo e in Sicilia?

21 febbraio 2020

A Roma, come scrive il quotidiano ‘Il Messaggero’, un folto gruppo di cittadini, su decisione della Commissione tributaria, usufruirà del rimborso di un parte della TARI (Tassa sull’immondizia). Motivo: il Comune di Roma è inadempiente e la città è sporca. Perché questo principio non viene applicato anche a Palermo e, in generale, nei Comuni della nostra Isola dove il servizio raccolta rifiuti non funziona?

La notizia la leggiamo in un articolo pubblicato da Il Messaggero di Roma: se l’immondizia non viene raccolta i cittadini che subiscono questo disservizio hanno diritto al rimborso della TARI. Lo ha deciso la Commissione Tributaria di Roma che ha accolto il ricorso presentato da un folto gruppo di cittadini.

Si tratta, come leggiamo su Il Messaggero, del Comitato di quartiere di Settebagni depositato nel 2018.

“È una vittoria non solo per noi ma anche per tutti gli altri romani che hanno chiesto il rimborso della TARI e ora avranno la strada aperta al risarcimento”, ha detto al giornale Mario Costanzo, il legale dell’associazione Don Chisciotte che ha portato avanti la causa.

“Diversamente da quanto affermato dall’amministrazione comunale – si legge nella sentenza della Commissione tributaria di Roma – non è prevista dalla legge nella descrizione della fattispecie di riduzione di responsabilità dell’ente. Quest’ultima spetta per il solo fatto che il servizio di raccolta, debitamente istituito ed attivato, non venga poi concretamente svolto, ovvero venga svolto in grave difformità rispetto alle modalità».

Insomma, se il servizio di raccolta rifiuti non funziona i cittadini hanno diritto al rimborso. In che misura? I cittadini romani che hanno presentato il ricorso hanno chiesto la restituzione dell’80% della TARI. La Commissione tributaria ha invece riconosciuto un rimborso pari al 20% che il Comune dovrà restituire ad ogni ricorrente.

I cittadini, da parte loro, non si fermeranno: insisteranno per avere un rimborso maggiore. “Insomma – leggiamo sempre nell’articolo de Il Messaggero – non è detto che il parametro del 20% resti anche nelle altre sentenze a favore delle decine di comitati di quartiere che negli ultimi anni hanno presentato lo stesso tipo di ricorso”.

Il principio stabilito dalla Commissione tributaria di Roma può essere applicato a Palermo – città sporchissima da anni e dove la raccolta differenziata dei rifiuti è un mezzo fallimento? Sulla propria pagina Facebook Fabio Busellini, un cittadino di Palermo che, da anni, si batte su questo e su altri obiettivi di civismo, scrive:

“Attenzione. Sono le stesse eccezioni che abbiamo formulato nei nostri ricorsi ed in quelli dei pochi amici che ci hanno voluto seguire. Abbiamo anche messo in mora l’Asp (Azienda sanitaria provinciale di Palermo ndr) dalla configurazione di un esistente danno ambientale, insieme al Nopa ed all’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ndr), ma nessuno di tali enti ha risposto. Abbiamo pure prodotto numerose fotografie dei disservizi, stante che il processo tributario è un rito prettamente documentale e la prova testimoniale, per legge, non è ammessa. Insomma la fattispecie romana è assolutamente speculare a quella da noi depositata e quindi i Giudici palermitani non possono che uniformarsi a quelli capitolini. Pignoreremo anche noi i tavoli e le sedie; speriamo nella giustizia, quella tributaria”.

In effetti, sarebbe molto singolare se un diritto che è stato riconosciuti ai cittadini romani non venisse riconosciuto ai cittadini palermitani e, in generale, ai cittadini siciliani.

Va detto, infatti, che il problema dei rifiuti non raccolti che rimangono per giorni e giorni lungo le strade non riguarda solo Palermo, ma anche altri Comuni della nostra Isola. E dovrebbero essere proprio questi cittadini – come hanno fatto i cittadini palermitani – a rivolgersi alla Giustizia tributaria.

Vedremo come andrà a finire.

QUI L’ARTICOLO DE IL MESSAGGERO 

 

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