Diego Fusaro (torinese) ai leghisti: nel 1860 il Sud fu conquistato dal Nord con il sangue dei meridionali/ MATTINALE 537

18 febbraio 2020

Consigliamo a tutti i nostri lettori di riflettere su questi due video. Nel primo il giovane filosofo marxista, Diego Fusaro, cerca di spiegare a un gruppo di chiassosi leghisti che il Sud, nel 1860, è stato conquistato dal Nord. Sono pochi minuti che raccontano in modo magistrale il vuoto politico della Lega rispetto ai temi del Sud. Nel secondo video Fusaro illustra il pensiero di Antonio Gramsci sui danni prodotti nel Sud dai piemontesi con la cosiddetta unificazione 

Sulla rete va un video tratto da una trasmissione televisiva di una TV Mediaset (“Quinta colonna”) dove il filosofo marxista, Diego Fusaro, si confronta con un paio di ‘rubicondi’ leghisti ai quali cerca inutilmente di spiegare, citando Antonio Gramsci, che nel 1860 il Sud Italia venne conquistato dal Nord con il sangue dei meridionali.

Nel video (CHE TROVATE QUI), che dura pochi minuti, i leghisti, andati in trasmissione per riproporre la loro tesi di un Sud che spreca risorse derubando il Nord, non sanno cosa replicare perché non abituati ad andare al di là di slogan e luoghi comuni.

Il video, anche se breve, è molto interessante, perché dà la misura del vuoto politico della Lega in generale e – cosa molto importante – dà la misura del vuoto-pneumatico-politico della Lega rispetto ai temi del Sud: cosa, questa, che dovrebbe fare riflettere – e molto – quei meridionali che hanno votato la Lega di Salvini alle recenti elezioni regionali e alle ultime elezioni europee.

Contemporaneamente, riproponiamo una nostra intervista realizzata circa tre anni fa sempre a Diego Fusaro:

Diego Fusaro sul razzismo contro Sud parla anche di Antonio Gramsci 

In questa intervista il giovane filosofo articola meglio la sua riflessione sul Sud, illustrano per filo e per segno il pensiero di Antonio Gramsci rispetti ai danni prodotti nel Sud Italia dall’annessione militare del Mezzogiorno all’Italia dei Savoia.

Come sappiamo, nei “Quaderni del carcere”, ma già anche nel saggio su “Alcuni temi sulla quistione meridionale” (1926), Antonio Gramsci tematizza l’unificazione risorgimentale dell’Italia nei termini di un’opera di annessione brutale del Sud ad opera del Nord, con annesso sfruttamento delle risorse del primo da parte del secondo. Così nei Quaderni:

“L’unità non era stata creata su una base di eguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Sud nel rapporto territoriale città-campagna”.

“Il Nord concretamente era una ‘piovra’ che si arricchiva alle spalle del Sud e che il suo incremento economico-industriale era in rapporto diretto con impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale. Il popolano dell’Alta Italia pensava invece che se il Mezzogiorno non progrediva dopo essere stato liberato dalle pastoie che allo sviluppo moderno opponeva il regime borbonico, ciò significava che le cause della miseria non erano esterne, da ricercarsi nelle condizioni economico-politiche obiettive, ma interne, innate nella popolazione meridionale, tanto più che era radicata la persuasione della grande ricchezza naturale del terreno: non rimaneva che una spiegazione, l’incapacità organica degli uomini, la loro barbarie, la loro inferiorità biologica” .

 

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