Primo caso di Coronavirus in Egitto: non è il caso di riflettere sugli sbarchi?/ MATTINALE 534

15 febbraio 2020

Non è il caso, prima che comincino le solite speculazioni politiche, di iniziare a riflettere su come gestire – o forse ridurre, se non evitare – gli sbarchi di migranti provenienti da Paesi del mondo a rischio? Le cronache di queste ore ci segnalano un primo caso di Coronavirus in Africa, per la precisione in Egitto. Non è il caso di controllare, se non di bloccare anche gli ‘sbarchi fantasma’?  

Quasi nelle stesse ore registriamo tre notizie. La prima è lo sbarco di 158 migranti in Sicilia, a Messina. La seconda sono le dichiarazioni del Ministro della Salute-Sanità, Roberto Speranza: “Stop ai voli in tutta Europa e attenzione all’Africa“. La terza notizia è la scoperta del primo caso di Coronavirus in Africa, per la precisione in Egitto.

La terza notizia è molto preoccupante. In queste ore – come leggiamo in un servizio dell’AGI, Michel Yao, responsabile Oms (Organizzazione mondiale della sanità) delle operazioni di emergenza in Africa, è stato molto chiaro:

“Casi di contagi potrebbero verificarsi in qualunque momento, e la maggior parte degli ospedali non sarebbe in grado di far fronte a un numero elevato di pazienti bisognosi di cure intensive”.

Il Coronavirus è un problema in tutti i Paesi del Mondo. Ma in Africa i problemi si moltiplicano:

“Ad oggi – leggiamo ancora nell’articolo dell’AGI – solo 7 laboratori, per un intero Continente, sono in grado di eseguire i test: tra questi l’Istituto Pasteur in Senegal e il National Institute for Communicable Diseases in Sudafrica, che hanno ricevuto campioni da esaminare da Paesi sprovvisti da centri clinici competenti mentre in alcuni casi sono stati spediti direttamente a Parigi. E per l’Oms – che nei giorni scorsi ha inviato altri kit a 29 laboratori africani – i Paesi maggiormente a rischio contagio, per i stretti rapporti con Pechino, sono Algeria, Angola, Etiopia, Ghana, Nigeria, Tanzania e Zambia”.

Nell’articolo, correttamente, si sottolineano i “stretti rapporti” tra la Cina e l’Africa.

Da giorni i mezzi di comunicazione raccontano dei contagi su alcune navi da crociera in alcune aree del mondo. Con centinaia di persone poste in quarantena sulle stesse navi.

Per questo motivo chiediamo: che tipo di controlli sanitari sono stati effettuati a Messina? Per caso sono stati affidati alle strutture sanitarie pubbliche siciliane che, ad oggi, obbligano tanti cittadini siciliani ad attendere mesi e mesi prima di poter effettuare un esame diagnostico?

Ricordiamo che la sanità pubblica siciliana, dal 2009, subisce dallo Stato italiano uno scippo di 600 milioni di euro all’anno: cosa che I Nuovi Vespri denunciano dal 2006. Cosa, questa, che ha danneggiato e continua a danneggiare la sanità pubblica della nostra Isola.

Cosa ci vogliono far credere il Governo nazionale e il Governo siciliano: che l’assistenza sanitaria che oggi viene assicurata male ai siciliani diventa improvvisamente efficace e veloce per i migranti che arrivano con le navi? La sanità pubblica siciliana che impone a tanti cittadini siciliani di attende mesi e mesi per effettuare un banale esame diagnostico diventa efficiente per effettuare i controlli sui migranti che arrivano nella nostra Isola con le navi?

Attenzione: diciamo questo nel massimo rispetto per i medici, per gli infermieri e, in generale, per tutto il personale impegnato nella sanità pubblica siciliana che non ha alcuna responsabilità in ordine alle risorse finanziarie scippate alla stessa sanità pubblica della Sicilia.

Ha fatto benissimo il Ministro della Salute-Sanità Speranza a porre in termini problematici la questione di una possibile diffusione del Coronavirus in Africa. Qui non si tratta di essere ‘razzisti’, così come non erano razzisti gli amministratori di alcune Regioni del Nord Italia che hanno chiesto controlli sanitari serrati per i bambini che arrivano da zone a rischio: tant’è vero che anche il Ministero della Salute-Sanità ha preso atto che il problema esiste.

Si tratta, al contrario, di intervenite tempestivamente. Tenendo conto che il problema non si presenta solo con le navi cariche di migranti, ma anche con i cosiddetti ‘sbarchi fantasma’ che in alcune zone della Sicilia (e magari in altre aree del Sud Italia) sono piuttosto diffusi.

Scriviamo queste cose anche perché vogliamo evitare speculazioni politiche su un dramma planetario, magari da parte di quelle forze politiche da sempre contrarie agli sbarchi come la Lega.

Quello che in questo momento non serve all’Italia – e soprattutto, quello che non serve alla Sicilia e al Sud – è la speculazione politica su questo dramma. Ma questa speculazione politica si evita cominciando a guardare in faccia la realtà, come ha correttamente fatto il Ministro Speranza.

 

 

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