Parlamentari del Sud che diventano leghisti: le promesse temerarie in Sicilia/ MATTINALE 530

11 febbraio 2020

Dire che i parlamentari siciliani che hanno abbracciato la causa leghista hanno fatto una “scelta di vita” ci sembra veramente un’enormità. Ma il proconsole di Salvini in Sicilia, Stefano Candiani, per difendere l’Autonomia differenziata frega-Sud, ha tirato in ballo l’Autonomia siciliana. Ha idea di quale impegno ha assunto? 

Siamo in tanti, nel Sud Italia, a chiederci: com’è possibile che la Lega di Matteo Salvini attecchisca dalle nostre parti? Come può un partito politico che si batte per penalizzare il Mezzogiorno prendere voti nelle Regioni dello stesso Mezzogiorno? Quali meccanismi del pensiero portano un meridionale a votare per i leghisti?

Per noi il tema non è nuovo. Lo abbiamo trattato, in generale, nell’Aprile dello scorso anno, prima delle elezioni europee. Quando abbiamo ipotizzato che la Lega di Salvini, purtroppo, avrebbe raccolto consensi anche nel Mezzogiorno. la nostra tesi si condensa nel titolo dell’articolo che abbiamo scritto circa nove mesi fa:

“Perché la Lega avanza al Sud? Perché al Sud c’è voglia di un partito del Sud!”.

A fronte del fallimento della politica tradizionale (centrodestra e centrosinistra) e a fronte dei deludenti grillini, la gente del Sud, oggi, ha voglia di un soggetto politico del Sud. In attesa che questo soggetto politico si materializzi anche nelle schede elettorali, presentandosi alle elezioni, qualunque elezioni siano, la gente del Sud, almeno in parte, avrebbe votato Lega.

Crediamo che i fatti ci stiano dando ragione. Certo, per la Lega al Sud non c’è, almeno fino ad ora, un grande consenso: ma c’è. Ed è comunque un consenso che si salda con la vecchia politica, segnatamente con il centrodestra, come avvenuto in Calabria e come avverrà alle elezioni regionali in Puglia.

Così, nel Sud, il leghismo diventa trasformismo: un finto movimentismo che ripropone il clientelismo e i rapporti con i vecchi poteri oscuri che nel Mezzogiorno, tra alti e bassi, fanno il bello e il cattivo tempo dal 1860.

Non c’è da stupirsi: tutta la politica italiana dall’impresa dei Mille all’attuale Seconda Repubblica ormai in macerie – passando da Crispi, da Giolitti, dal fascismo, dall’antifascismo e dai partiti della Prima Repubblica – è stata attraversata da trasformismo e collusioni.

La cristallizzazione del vecchio Sud Italia nel leghismo viene fuori in modo quasi ‘plastico’ in un’intervista che Stefano Candiani, proconsole di Salvini in Sicilia, ha rilasciato in queste ore al quotidiano La Sicilia.

In Sicilia – questa è storia nota – alcuni parlamentari regionali e un parlamentare nazionale sono passati con la Lega. Si tratta di Antonio Catalfamo (nominato capogruppo al Parlamento siciliano), Giovanni Bulla, Marianna Caronia e Orazio Ragusa. A questi si aggiunge il parlamentare nazionale, Nino Minardo.

Sono interessanti, sotto il profilo della sociologia politica allo stato puro, le motivazioni con le quali Candiani spiega il perché questi cinque parlamentari siciliani abbiano deciso di passare, armi e bagagli, nella Lega di Salvini.

L’intervistatore – che è Mario Barresi – osserva rivolgendosi al proconsole salviniano di Sicilia:

“Veramente, Stefano Candiani, in Sicilia si parla di salto nel Carroccio di cambiacasacche, se non di impresentabili…”.

“Si parla a vanvera, allora – risponde Candiani, chiamato a difendere i parlamentari siciliani diventati leghisti -. Perché, se parliamo di chi è qui dentro, è gente seria, preparata e perbene, che ha fatto una scelta di vita”.

Pensate un po’: i politici meridionali – in questo caso siciliani – che hanno abbracciato la ‘causa’ di una forza politica che, con l’Autonomia differenziata, sta provando a togliere alle Regioni del Sud da 60 a 62 miliardi di euro all’anno (oltre agli 840 miliardi che lo Stato ha tolto al Sud dal 2000 ad oggi, dato Eurispes), diventano i protagonisti di “una scelta di vita”.

Se non l’avessimo letto non ci avremmo creduto!

Ma non è finita. Osserva ancora l’intervistatore rivolto ovviamente al leghista Candiani:

“Una scelta di vita dopo tante vite politiche precedenti: forzisti, lombardiani, alfaniani, meloniani…”.

Eh sì, perché i trascorsi politici dei parlamentari siciliani neo-leghisti sono proprio questi (con una radice, per alcuni di loro democristiana).

Stupefacente quanto allegorica la risposta del proconsole siciliano di Salvini in Sicilia:

“Noi stiamo costruendo le fondazioni. L’edificio crescerà, ma questa è la fase più delicata. E le ricordo che a Roma, senza il riuso dell’ottimo materiale del Colosseo, non avrebbero costruito San Pietro. L’esperienza politica e il radicamento sul territorio sono valori, non cose di cui vergognarsi. Non diamo fiducia a chi non la merita”.

I continui cambi di casacca politica, da un partito all’altro, della serie: “Cambia il vento, ma noi siamo sempre qui”, adesso diventano valori!

“Porte aperte anche ai cinquestelle ‘pentiti’? – chiede sornione il gionalista -. Magari sarebbe una bella vendetta: rubare qualche pezzo all’Ars ai vostri ex alleati a Roma…”.

La risposta del leghista – che ormai sembra essersi ben ambientato in Sicilia – è, come si usa dire dalle nostre parti, a trasi e nesci:

“Non accettiamo chi porta soltanto un’accozzaglia di ghiaia e sabbia, perché se no l’edificio s’indebolisce… Ma, se il materiale è coerente alla nostra costruzione, perché avere pregiudizi?”.

Insomma, qualche grillino – se di materiale coerente con il leghismo in salsa siciliana – può pure arrivare.

C’è un passaggio dell’intervista – a nostro modesto avviso il più insidioso –  nel quale il proconsole di Salvini in Sicilia si avventura su un terreno molto pericoloso per la Lega. Si parla di Autonomia. Dice il leghista:

“… le nostre regole sono chiare. E valgono per tutti. L’autonomia che ci interessa è quella rivendicata dai nostri governatori, sulla quale il governo Conte sta dormendo. Ne ha parlato anche Salvini con Musumeci: la Sicilia non ha nulla da temere, anzi è una sfida di merito e di responsabilità. Vuoi tenerti tutti i soldi? Se riesci a spenderli bene è la svolta”.

La Sicilia non ha nulla da temere dall’Autonomia differenziata? In effetti, rispetto alle altre Regioni del Sud la Sicilia ha uno Statuto autonomistico in parte non applicato e in parte calpestato.

“Vuoi tenerti tutti i soldi? Se riesci a spenderli bene è la svolta”, dice Candiani. Benissimo!

L’articolo 36 dello Statuto siciliano prevede che i dieci decimi di IRPEF e IVA maturati in Sicilia restino in Sicilia (per ora la Regione siciliana ne incassa meno di un terzo!).

L’articolo 37 dello Statuto siciliano prevede che le imprese con stabilimenti in Sicilia e sede sociale nel resto d’Italia paghino le imposte in Sicilia (cosa che fino ad oggi non è mai avvenuta).

L’articolo 38 dello Statuto prevede che lo Stato debba versare ogni anno alla Sicilia una somma per investimenti che deve bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro dei siciliani rispetto alla media nazionale. Altro articolo dello Statuto mai rispettato. Abbiamo fatto i conti: lo Stato italiano deve alla Sicilia 152 miliardi di euro.

Ci pensate voi leghisti, onorevole Candiani, a convincere lo Stato ad applicare lo Statuto siciliano? Questo lei dice nell’intervista. Noi ci stiamo segnando l’impegno che avete assunto.

Se verrà applicata l’Autonomia differenziata sarà nostra cura chiedere a lei, onorevole Candiani, e ai cinque parlamentari della Lega, il rispetto di questo solenne impegno. Giocheremo a carte scoperte: i fatti ci diranno se il vostro è impegno concreto per il Sud o solo demagogia e trasformismo.

Foto tratta da il Sicilia.it

 

 

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