Il Governo Conte bis è in crisi: si spartiranno le 600 poltrone di sottogoverno prima di andare via?/ MATTINALE 526

7 febbraio 2020

E’ inutile girarci attorno: la riforma della prescrizione, la questione Autostrade e il ripristino dei vitalizi al Senato sono questioni sulle quali il Movimento 5 Stelle si gioca la poca credibilità politica che gli rimane. Di fatto, Beppe Grillo – notoriamente filo-PD – non parla più perché non controlla tutto il Movimento. La crisi del Governo Conte bis è nei fatti. Lo scontro ora sarà sulle nomine di sottogoverno  

Il Governo Conte bis è in crisi. Non tanto e non soltanto perché non c’è accordo sulla prescrizione – fatto di per sé politicamente rilevante – ma perché in questo esecutivo, nato tra partiti che perseguono obiettivi diversi, le divaricazioni, ormai, sono troppe. Ma in ballo ci sono circa 600 poltrone di sottogoverno tra enti e authority: riusciranno, gli attuali governanti, a spartirsi queste poltrone prima di andare via?

Le cronache di queste ultime ore segnalano il ritorno di Luigi Di Maio. Il Ministro degli Esteri, che ha perso il controllo del Movimento, sta organizzando una manifestazione di piazza che, di fatto, è anche, almeno in parte, contro il Governo del quale fa parte.

IL RITORNO DI LUIGI DI MAIO – Di Maio ha organizzato la protesta – prevista a Roma per sabato 15 Febbraio –  prendendo spunto dai vitalizi che il Senato della Repubblica ha ripristinato. Ma la piazza non sarà solo quella contro il ripristino dei vitalizi: sarà anche la piazza per ribadire che la revoca della concessione ad Autostrade non può essere messa in discussione, così come non può essere messa in discussione la riforma della prescrizione voluta dal Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

Di Maio e quelli che nel Movimento lo seguono non sono interessati alla spartizione delle poltrone di sottogoverno. E sono più che mai intenzionati – appunto perché sono liberi da ‘impegni clientelari’ – a scatenare il ‘casino’ politico.

Già, i seguaci di Di Maio. La mossa dell’attuale Ministro degli Esteri non è certo isolata. Non sono pochi gli esponenti di spicco del Movimento che hanno deciso di tornare a cavalcare il ‘movimentismo’.

E’ evidente che il progetto di Beppe Grillo – alleanza con il PD costi quel che costi – non riscuote apprezzamento da parte di tutto il Movimento. Ci sono, certo, quelli che lo seguono ancora: e sono quelli che sminuiscono la mossa di Di Maio; ma ce ne sono altri che – così almeno dicono – scenderanno in piazza accanto a Di Maio.

Da quello che si legge qua e là, in piazza, per citare alcuni esempi, sarebbero pronti a scendere il sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia, ma anche Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, il viceministro all’Economia, Laura Castelli, il sottosegretario alla Difesa, Manlio Di Stefano e altri ancora.

Ovviamente, chi nel Movimento ha già un mezzo accordo con il PD per il ‘Dopo’ mugugna. E magari minimizza facendo intendere che, alla fine, quella lanciata da Di Maio, più che una manifestazione di piazza, sarà una ‘manifestazioncina’ da mezza piazza o giù di lì: insomma, non sarà certo la manifestazione di Piazza San Giovanni del 2013, ma un ritrovo in Piazza San Silvestro, luogo dagli spazi piuttosto contenuti.

 

GRILLINI: O LA CRISI DI GOVERNO O LA FACCIA – Insomma, il PD e i grillini filo-PD minimizzano (a proposito: i grillini filo-PD che cosa si aspettano da Zingaretti e compagni?). Ma le scrollate di spalle servono a poco, perché le tre questioni sollevate da Di Maio e compagni sono molto serie.

Sulla prescrizione, sulle autostrade e sui vitalizi al Senato il Movimento 5 Stelle si gioca la residuale credibilità verso il proprio elettorato. Cedere su questi punti comporterebbe, con molta probabilità, la fine dei grillini (e la confluenza dei grillini dentro il PD, sussurrano i maligni…).

Pochi hanno notato un particolare: e cioè che l’attuale reggente del Movimento – Vito Crimi – è un esponente della vecchia guardia grillina dei duri e puri. Per capire: Vito Crimi è il parlamentare che ha provato a tagliare i fondi alla stampa ‘libera’ e a Radio Radicale: poi è stato costretto a cedere (un’altra delle tante battaglie perse dal Movimento 5 Stelle): ma, appunto, è stato costretto.

Oggi, da reggente, non lo vediamo proprio schierato con il PD: anzi.

Vito Crimi – che nell’attuale Governo ricopre il ruolo di vice Ministro degli Interni – si è già schierato in favore della manifestazione di sabato 15 Febbraio. davvero una brutta notizia per il PD e per il Governo.

La linea dura di Crimi sui vitalizi non annuncia nulla di buono a proposito dello scontro in atto sulla prescrizione. Si cerca una mediazione: ma è chiaro che una qualunque mediazione sarà una sconfitta per il Ministro Bonafede e per il Movimento 5 Stelle non filo-Pd.

E’ inutile girarci attorno: una mediazione al ribasso sulle prescrizione, se accettata dal Movimento, rischia di compromettere l’identità stessa del Movimento.

Lo stesso discorso vale per la gestione delle autostrade. I grillini vogliono mandare via il vecchio gestore. Ma tale ipotesi non può nemmeno essere presa in considerazione dal PD per motivi che non è difficile immaginare.

Sulle autostrade si media dal giorno dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova: ma anche su questo punto non ci può essere mediazione: la rottura tra i grillini non filo-PD e lo stesso PD è ormai nelle cose.

Sui vitalizi ormai è scontro: Di Maio e compagni, con la citata manifestazione del prossimo 15 Febbraio, segneranno l’avvio di una fase conflittuale: indietro sarà molto difficile tornare.

In ballo, però, come già accennato, ci sono 600 nomine di sottogoverno tra enti e authority. E difficilmente il PD rinuncerà a queste poltrone.

CHE FARA’ MATTEO RENZI? – Che succederà? Molto dipenderà da Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva ha annunciato che al Senato la riforma della prescrizione non passerà. I renziani hanno i numeri per ‘impiombare’ il Ministro Bonafede e la sua riforma: e tutto lascia presagire che lo faranno.

A questo punto la domanda è: a Renzi conviene aprire la crisi di Governo prima o dopo la spartizione delle circa 600 poltrone di sottogoverno?

Rinviando la crisi Italia Viva incamererebbe una parte delle 600 poltrone di sottogoverno. Ma Renzi potrebbe anche essere interessato a indebolire il PD, che senza il sottogoverno perderebbe buona parte del consenso.

Insomma: Renzi potrebbe avere giù ‘chiuso’ l’accordo con il centrodestra per un nuovo Governo: se le cose stanno così, il leader di Italia Viva aprirebbe subito la crisi, sfruttando il no al Senato sulle prescrizione.

Il nuovo Governo Centrodestra-Italia Viva salverebbe le concessioni autostradali al vecchio gestore: e questo è ‘importante’ per tutta la vecchia politica, Lega di Salvini compresa. 

Se lo scenario è questo ne vedremo delle belle, perché il Governo dimissionario potrebbe comunque effettuare le nomine. Le polemiche, in questo caso, sarebbero violentissime. Ma dalla politica italiana c’è da aspettarsi di tutto.

Foto tratta da Wikipedia   

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