Matteo Salvini (senza cravatta), i luoghi comuni sulla Sicilia e la ‘paciata’ con Gianfranco Miccichè

4 febbraio 2020

Ma alla fine cos’è venuto a fare il ‘capo’ della Lega in Sicilia? A raccontare che il Ponte sullo Stretto di Messina si può fare, a patto che lo Stato non investa e che i soldi li tirino fuori i privati? A fare pace con Gianfranco Miccichè che l’ha preso per stronzo? Una passerella vacua e fatua, la visita di Salvini a Palermo 

Nel comunicato che ha annunciato la conferenza stampa di stamattina, a Palermo, nella sala stampa di Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, ai giornalisti è stato chiesto di indossare la cravatta. Senza cravatta nel ‘Palazzo’ i giornalisti non sono ammessi. “Questione di decoro”, spiegano i professionisti dei ‘monaci senza abiti’ (ci siamo capiti: quella storia lì). Invece è stato ammesso, senza cravatta, il ‘capo’ della Lega, Matteo Salvini. Per lui la “legge della cravatta” non vale.

Immaginiamo la faccia del presidente del Parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè, che da quando è tornato nel ‘Palazzo’ è tutto cravatta e giacca, come quando lavorava alla Fininvest e andava alle riunioni di Berlusconi.

Ma non di sola assenza di cravatta, è stata la giornata siciliana di Matteo Salvini. Ha fatto di tutto, il segretario della Lega senza cravatta: con Miccichè ha anche visitato la Cappella Palatina. Chissà cos’hanno pensato: non loro due, ma i tanti personaggi che sono stati protagonisti di questo luogo unico, a cominciare da San Pietro, al quale è dedicata questa chiesa (noi un’idea ce la siamo fatta: e supponiamo anche voi…).

Si è perfino intrattenuto – il ‘capo’ della Lega – con lo stesso Miccichè, quello che non ne vuole sapere di applicare la legge nazionale sul taglio dei vitalizi: quello che, nei giorni della nave ‘Diciotti’ bloccata a Catania disse a Salvini:

“Stai facendo soffrire 150 persone per prendere 100 voti in più. Salvini, fattene una ragione, non sei razzista: sei solo stronzo”.

In effetti la frase pronunciata da Miccichè a fine Agosto 2018 è un po’ più articolata:

“Salvini, non ti stai comportando da Ministro di una democrazia occidentale, civile: non stai difendendo i confini d’Italia, perché persino l’ultimo dei soldati in guerra avrebbe pietà di un civile inerme, ferito, indifeso. Salvini, non agisci così perché intollerante o razzista. Perché nel lasciare 150 persone per tre giorni in balìa di malattie e stenti su una nave non c’entra niente la razza o la diversità, c’entra l’essere disumani, sadici. E per cosa poi, per prendere 100 voti in più? Salvini, fattene una ragione, non sei razzista: sei solo stronzo”.

E oggi? Tutto dimenticato. Oggi quasi quasi si abbracciavano, Miccichè e Salvini.

Pace fatta con Miccichè. “E ai siciliani che diciamo?”, si sarà chiesto Salvini. Ah, ecco: il Ponte sullo Stretto di Messina.

Il Ponte sullo Stretto si può fare, dice il leader della Lega. Ovviamente, non con i soldi dello Stato: ci manca pure che lo Stato vada a investire in Sicilia: non scherziamo con le cose serie! Il Ponte, spiega Salvini, si può fare con il denaro dei privati. Con i soldi pubblici, al limite, si può completare il Mose di Venezia (con annessa ‘trigonometria…).

E poi? Ah sì: gli hanno sussurrato che negli uffici della Sovrintendenza di Palermo ci sono 18 mila pratiche inevase: ‘evadendole’ – questo il ragionamento tanto al chilo, si creeranno un sacco di posti di lavoro. I consiglieri siciliani di leghisti hanno approfondito la ‘qualità’ delle pratiche? No: solo numeri a effetto: luoghi comuni.

Poi il panegirico sui quattro deputati leghisti del Parlamento siciliano. Sono stati eletti nella Lega? No: sono arrivati da altri gruppi politici: in pratica, ‘saltatori’. Si sa: nella politica siciliana, quando c’è da saltare sul carro del vincitore, si battono tutti i record…

Eccoli, i deputati leghisti. Salvini li ha presentati con nome e cognome, noi li ‘pittiamo’ un po’.

Ecco Marianna Caronia: figlia di un potentissimo sindacalista UIL del mondo dei trasporti (in particolare navali); tra Consiglio comunale di Palermo a Assemblea regionale siciliana ha attraversato tutte le ‘gradazioni’ posto democristiane; oggi è diventata leghista.

Ecco Antonio Catalfamo, Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina, arriva da Alleanza nazionale e poi Fratelli d’Italia.

Ecco Giovanni Bulla, anche lui tra i post democristiani, oggi è leghista.

Chiude Nino Minardo, petroliere, già nel Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo.

Insomma, un esempio classico di ‘nuovo che avanza’…

Quattro deputati: quanto basta per chiedere l’ingresso nel Governo regionale di Nello Musumeci. Qua e là si legge che la Lega chiede l’Agricoltura, oggi ‘feudo’ del citato Gianfranco Miccichè.

Ve l’immaginate Salvini che ‘sfila’ l’assessorato regionale all’Agricoltura a Miccichè? Altro che “stronzo”: a guerra finirebbe…

Alla fine che cos’è venuto a fare Salvini in Sicilia? Ad ‘appaciarsi’ con quello che lo ha definito “stronzo”? A ‘sfilare’ l’assessorato all’Agricoltura a Miccichè? O magari a prendersi l’assessorato ai Beni culturali? Un leghista che si occupa di cultura? Cos’è una barzelletta? E che cosa va a raccontare dalle parti di Taormina e dalle parti di Siracusa il presidente Nello Musumeci se i Beni culturali finiscono nelle mai dei leghisti?

 

 

 

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