La ‘spietata’ analisi del voto dell’ex grillino, senatore Saverio De Bonis

27 gennaio 2020

Eletto in Basilicata nel Movimento 5 Stelle, il senatore della Basilicata, Saverio De Bonis, presidente di GranoSalus, è stato tra i primi ad essere ‘epurati’ dal Movimento. Difendeva a spada tratta gli agricoltori del Sud Italia e questo non è piaciuto ai ‘capi’ grillini. La sua analisi del voto in Emilia e in Calabria è molto interessante,perché lascia prefigurare uno scenario politico molto particolare… 

Tra le tante analisi del voto ci sembra interessante riportare quella del senatore Saverio De Bonis. Si tratta di un parlamentare eletto in Basilicata nel Movimento 5 Stelle e messo subito a tacere nel Dicembre del 2018 dai ‘capi’ grillini. Una vicenda che abbiamo seguito, perché De Bonis è il presidente di GranoSalus, l’Associazione di agricoltori e consumatori con la quale I Nuovi Vespri hanno condotto e conducono ancora la battaglia culturale e politica in difesa del grano duro del Sud.

De Bonis, in occasione della discussione sulla manovra economica e finanziaria 2019, ha provato a far approvare alcuni provvedimenti in favore dell’agricoltura del Sud Italia. Questo, lo ribadiamo, avveniva nel Dicembre del 2018: ma i provvedimenti in favore dell’agricoltura del Sud sono stati bloccati da parlamentari nazionali grillini, alcuni dei quali eletti proprio nel Sud!

Oggi De Bonis – che ormai milita nel gruppo misto del Senato – analizza su Facebook, il voto delle elezioni regionali dell’Emilia Romagna e della Calabria, non risparmiando critiche a Luigi Di Maio, che ha lasciato la guida del Movimento pochi giorni prima del voto. .

“Di Maio – scrive De Bonis – prende altri ceffoni in Emilia-Romagna e Calabria, senza spiegare perché sono evaporati tutti questi voti. E’ una frana per i 5 Stelle. Crolla dovunque e sparisce dal territorio, costringendo Vito Crimi (il parlamentare nazionale che ha preso il posto di Di Maio alla guida del Movimento ndr) a prendersi la croce lasciata da Di Maio per commentare una catastrofe alla sua prima uscita su Facebook. Un risultato umiliante che conferma una parabola discendente per i grillini destinati adesso ad assumere un ruolo, più che marginale, residuale”.

“Entrambi i candidati M5S – osserva De Bonis – Simone Benini al Nord e Francesco Aiello al Sud hanno avuto la funzione di parafulmini. Il primo ha ottenuto risultati inferiori alla lista, sintomo di un voto disgiunto verso altri candidati. Il secondo ha avuto risultati migliori della lista, nonostante metà del gruppo dirigente 5S non l’abbia sostenuto”.

“Per loro, candidati mollati dal leader nazionale alla loro sorte – scrive i senatore della Basilicata – sicuramente è un buon risultato. Ma non per il Movimento 5 Stelle che nel 2018 era primo partito d’Italia con il 32 per cento dei consensi e che oggi, praticamente, sparisce dai territori”.

Condivisibile l’analisi sugli errori compiuti dai grillini guidati da Di Maio:

“La scelta di diventare forza di sistema, moderata che diventa forza europeista e filo PD, porta questi risultati. Grazie alle giravolte di Di Maio in Italia non ci sono più forze politiche anti-sistema. Con lui il movimento è destinato a scomparire, dopo aver generosamente versato sangue alla Lega e al PD. E così nella culla dei penta stellati – l’Emilia-Romagna – la lista è al 4,73% e il candidato presidente al 3,47%: in Emilia nel 2010 il primo candidato M5s alla Regione Giovanni Favia prese il 6 per cento. E’ chiaro che c’è stato un voto disgiunto e la botta si farà sentire anche sul piano nazionale. Di Maio è responsabile politico della bipolarizzazione in atto!”.

Qui non riamo molto d’accordo con De Bonis, perché se è vero che certi cambiamenti di linea politica sono stati voluti o comunque avallati la Di Maio, la scelta di allearsi al Governo con il PD l’ha presa Beppe Grillo.

E in Calabria? “In Calabria – scrive sempre De Bonis – non ci si aspettava molto, con un candidato finito al centro di polemiche tardive che hanno dato l’alibi a metà dei dirigenti M5s per mollarlo, ma nemmeno si immaginava che prendesse personalmente il 7,27% e che raddoppiasse i voti rispetto alle regionali del 2014”.

A questo punto l’analisi sul risultato elettorale in Calabria si fa molto interessante:

“Certo – scrive il senatore della Basilicata – dopo il 43% alle politiche il risultato di queste regionali è un flop. I grillini arrivano terzi, prendono 46 mila voti e rischiano di non riuscire ad entrare nemmeno in Consiglio regionale dove la soglia minima è l’ 8%. Probabilmente è venuto meno anche il voto del Reddito di cittadinanza pari a 62 mila beneficiari”.

De Bonis, da conoscitore della realtà del Sud, da una notizia politicamente particolare: in Calabria ci sono 62 mila soggetti che prendono il Reddito di cittadinanza, ma il Movimento 5 Stelle, sponsor di questo provvedimento, prende 46 mila voti!

“Non è un caso – aggiunge De Bonis – che il capo politico Luigi Di Maio, contrario fin dall’inizio alla corsa nelle due Regioni, abbia deciso di dimettersi proprio pochi giorni prima del risultato. Ma di fatto il leader ha mollato i suoi nel momento più difficile. Le responsabilità politiche sono tutte sue e non può fuggire come un coniglio. La politica dello struzzo non funziona. Il passo indietro del leader Di Maio a quattro giorni dal voto non ha contribuito alla credibilità dei 5 Stelle, che terranno in piedi il Governo, per tenere in piedi un Parlamento che ormai non rispecchia più il Paese”.

Di Maio – a nostro avviso – ha grandi responsabilità: ma l’accordo per il Governo con il PD è farina del sacco di Beppe Grillo che Di Maio, in verità, ha un po’ subito: diciamo un po’ subito, perché avrebbe potuto opporsi e non l’ha fatto.

“Di Maio ci deve ancora spiegare – prosegue il senatore – dove sono evaporati, sotto la sua guida autoritaria, i consensi degli elettori 5 Stelle dalle elezioni politiche a oggi. E lo deve fare – conclude De Bonis – prima degli Stati generali dove probabilmente ci sarà una scissione tra Di Maio&Casaleggio che torneranno tra le braccia di Salvini e Grillo&Conte che proseguiranno lungo la via riformista. Ben tornati nel sistema bipolare! Altro che terza via…”.

Insomma, De Bonis dà per scontata una scissione: con Di Maio e Casaleggio che torneranno ad allearsi con la Lega di Salvini mentre Beppe Grillo e l’attuale capo del Governo, Giuseppe Conte, resteranno alleati del PD.

Se lo scenario è quello che indica De Bonis, con i numeri esigui che ci sono al Senato, la vita del Governo Conte bis potrebbe diventare problematica…

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