In difesa di Luigi Di Maio (o quasi)/ MATTINALE 512

23 gennaio 2020

Luigi Di Maio non è il solo responsabile della fine del Movimento 5 Stelle che, alle elezioni regionali, scenderà sotto il 10%. Il suo ‘siluramento’ è soltanto un disperato tentativo dei vertici grillini di dare ‘in pasto’ agli elettori un capro espiatorio. Perché la crisi dei grillini, del PD e, in generale, del Governo Conte bis somigli molto alla crisi che travolgerà la Francia di Macron e la Germania della signora Merkel    

Adesso cercheranno di farci credere che l’unico responsabile dei disastri provocati dal Movimento 5 Stelle al Governo dell’Italia è Luigi Di Maio. Una fesseria col botto. L’ormai dimissionario ‘capo’ politico dei grillini ha certamente commesso degli errori, ma la linea politica del Movimento non è farina del suo sacco. Del resto, abbiamo visto tutti che nei momenti in cui il Movimento tentennava – per esempio, prima di consegnarsi mani e piedi al PD – è stato lo stesso Beppe Grillo a prendere le redini per imporre il fallimentare accordo con il Partito Democratico.

Come ‘leggere’, allora, le dimissioni di Di Maio? In primo luogo, come la certificazione politica di un fallimento: non del fallimento del solo Di Maio, ma di tutto il Movimento 5 Stelle.

E’ importante anche il momento scelto dai vertici del Movimento per mettere da parte Di Maio: il tentativo disperato, a tre giorni dal voto per le elezioni regionali, di mitigare un’attesa sconfitta.

Grillo e Casaleggio – piena espressione di un soggetto politico padronale – sanno che il Movimento scenderà sotto il 10 per cento. Con questa mossa s’illudono di limitare le perdite. Ma ormai non hanno dove andare: hanno impresso al Movimento una linea politica sbagliata e l’epilogo è ormai scontato: la fine del Movimento.

Certo, proveranno a riorganizzarsi, per mantenere i voti (pochi, in verità) di chi non li ha ancora inquadrati per quello che sono. E’ probabile che nemmeno Grillo e Casaleggio sappiano cosa fare.

E’ interessante, invece, capire cosa faranno i parlamentari. I quali sanno benissimo che il Movimento 5 Stelle è ormai un treno finito in un binario morto. E sanno anche altrettanto bene che nessuno di loro verrà rieletto alle prossime elezioni politiche.

Ieri sera il filosofo e commentatore marxista, Diego Fusaro, ha lanciato un appello:

“Di Maio lascia. Lo dissi. Se il 5Stelle si associa ai fucsia maggiordomi del padronato, prima si decaffeina e poi si suicida. I nuclei buoni del 5Stelle, che vi sono, abbandonino e passino a Vox Italiae, partito sovranista e socialista”.

E’ un invito esplicito non soltanto ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, ma a tutto il mondo grillino ad abbandonare il Movimento ormai associato al PD e a passare con il nuovo soggetto politico del quale lo stesso Fusaro è l’ideologo: “Vox Italiae, partito sovranista e socialista”.

A noi sembra un ottimo consiglio. Considerato che gli attuali parlamentari in carica del Movimento 5 Stelle, quando si tornerà al voto, non verranno rieletti, ci sembra, quello del Movimento di Fusaro, un buon approdo: quanto meno avranno una possibilità in più, tornando alle radici del Movimento, considerato che Vox Italiae è socialista e anti-euro.

Per i parlamentari e, in generale, per cittadini delle Regioni del Sud un approdo potrebbe essere rappresentato dal Movimento 24 Agosto di Pino Aprile per l’Equità Territoriale, soprattutto se deciderà di smettere di temporeggiare per scendere in campo con una propria lista.

Che dire, ancora? Che nel Luglio dello scorso anno avevamo capito che fine avrebbero fatto Luigi Di Maio e il Movimento 5 Stelle, che già allora ci ricordavano la parabola dell’ex Ministro Angelino Alfano e del suo fallimentare movimento politico? 

Al massimo, chiediamo con una previsione. Comunque andranno le elezioni regionali, il Governo Conte bis non si dimetterà. Questo pessimo Governo voluto dalla Germania della signora Merkel ha un mandato preciso: appioppare agli italiani un’ennesima, spaventosa ondata di nuove tasse. Manovra che dovrebbe costringere gl’italiani a mettere mano ai propri risparmi.

La musica è sempre la stessa: ai tedeschi non basta che gl’italiani abbiano già pagato 3 mila e 400 miliardi di euro di debito pubblico: vogliono, pretendono che paghino ancora e sempre di più: debbono diventare, gli italiani, sempre più poveri e, soprattutto, debbono cominciare ad erodere i propri risparmi e, magari, a vendere le proprie case e i propri terreni.

A questo serve, per chi ancora non l’avesse capito, l’Unione europea dell’euro. Un  obiettivo che i tedeschi e i francesi intendono seguire con una crescente rabbia e con una crescente invidia verso l’Italia che è ancora viva.

I tedeschi sono alle prese con i dazi doganali americani che assesteranno colpi sempre più forti alla loro economica; sono alle prese con una crisi bancaria dagli esiti imprevedibili; e sono soprattutto alle prese con una Turchia che minaccia di aprire le frontiere agli oltre 4 milioni di migranti pronti a riversarsi in Germania.

Non sono messi meglio i francesi, alle prese con una crisi economica non più gestibile, con un Governo che non è in grado di ‘incaprettare’ i cittadini con Jobs Act e altre tasse. Questo perché il popolo di Francia, invece di farsi rincretinire con le partite di calcio e con altre distrazioni più o meno demenziali, scende subito in piazza quando il Governo accenna a sfiorare le loro tasche.

Francesi e tedeschi – è solo questione di tempo – stanno raggiungendo l’Italia nel ‘club’ dei Paesi in crisi: e questo li tende più astiosi e più biliosi. Ma anche loro, con le dovute differenze, faranno una fine simile a quella del Movimento 5 Stelle.

Foto tratta da Il Tempo      

 

 

 

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