Cooperative sociali, comunità per disabili psichici e altre fasce deboli: non li pagano, ma i soldi ci sono!

22 gennaio 2020

Non ci piace utilizzare la parola “scandalo”. Ma è scandaloso sapere che, ogni anno, per le cooperative sociali, per i disabili psichici e, in generale, per le altre fasce deboli della società siciliana ci sono oltre 200 milioni di euro che, in parte, rimangono ‘congelati’! Mentre alle strutture che si occupano di questi soggetti deboli viene detto che “Regione e Comuni sono senza soldi”. Tutto falso: i soldi ci sono, Regione, Comuni e Distretti socio sanitari sono solo disorganizzati! Parla Paolo Amenta

Ci sono oltre 200 milioni di euro disponibili per le fasce deboli della società siciliana da utilizzare entro quest’anno. Riuscirà la pubblica amministrazione della nostra Isola a utilizzare queste risorse? La domanda non è oziosa, perché mentre scriviamo ci sono cooperative sociali che si occupano di disabili lasciate senza risorse, per non parlar delle comunità dei disabili psichici che aspettano i pagamenti da venti mesi!

Provate a immaginare se qualcuno andasse a dire ai protagonisti delle cooperative sociali lasciate senza soldi e a chi gestisce le comunità per disabili:

“Guardate che i soldi ci sono. Voi vi trovate in difficoltà non perché mancano le risorse finanziarie, ma per la disorganizzazione dei 55 Distretti socio sanitari della Sicilia, per la disorganizzazione dei Comuni (sono i Comuni che si riuniscono in gruppi a dare vita ai citati Distretti socio sanitari) e per l’assenza della Regione siciliana!

Secondo noi, chi oggi in Sicilia si occupa delle fasce deboli della società si arrabbierebbe un po’. Finora le ‘autorità’ hanno allargato le braccia è gli hanno detto:

“Che ci possiamo fare, la Regione e i Comuni sono senza soldi!”.

Tutto falso, totalmente falso!

Vediamo intanto quali sono e a quanto ammontano queste risorse finanziarie.

Cominciamo con i fondi europei del PON inclusione: circa 100 milioni di euro.

Poi c’è la legge nazionale n. 328 del 2000: sono circa 30 milioni di euro (prima erano molti di più, ma il Governo Renzi ha deciso di tagliare i fondi ai più deboli: tagli ‘intelligenti’ confermati dal Governo Gentiloni, dal Governo di grillini e leghisti e dall’attuale Governo Conte bis).

Fondi PAC: circa 30 milioni di euro.

Fondi per i disabili gravi e gravissimi: circa 20 milioni di euro.

Fondi per il Dopo di noi: circa 5 milioni di euro.

A questi fondi, che sono i principali, se ne aggiungono altri di minore entità, ma non per questo meno importanti.

“Non si può assistere in Sicilia al ritardo della spesa socio sanitaria per

responsabilità della cattiva organizzazione – ci dice Paolo Amenta, vice presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), che da anni si batte per mettere ordine in questo settore -. Gli strumenti e i fondi ci sono. Ma la ‘macchina’ che dovrebbe utilizzare queste risorse finanziarie è organizzata male”.

Come già ricordato, sono 55 i Distretti socio sanitari della Sicilia. Ogni Distretto si avvale di un Comune capofila. Ma spesso questi Comuni capofila non danno i risultati sperati. Insomma, storie di cattiva amministrazione ‘condite’ da disinteresse e confusione.

Non solo. “Manca il riconoscimento giuridico – ci dice sempre Amenta – e quindi non è facile individuare i responsabili della mancata spesa di questi fondi. Così assistiamo al paradosso: le risorse ci sono, ma chi ne ha bisogno non riesce a utilizzare questi fondi!”.

Proviamo, con Amenta, ad andare a fondo su questo amaro paradosso:

“Ci sono comitati di sindaci e gruppi che non funzionano. Registriamo gravi ritardi nella programmazione degli interventi socio sanitari. E c’è, soprattutto, un gravissimo ritardo nella rendicontazione che sta determinando l’indebitamento enorme delle cooperative sociali”.

“Dovremmo offrire servizi ai fragili e lottare contro la povertà – prosegue Amenta – ma otteniamo il risultato inverso: scarsi servizi non pagando gli stipendi ai dipendenti. E’ urgente una grande riforma e l’immediata applicazione della riforma socio sanitaria approvata in Sicilia nel 2017 e ancora nei cassetti della Regione”.

“Bisogna aprire in Sicilia la stagione della verità e della responsabilità – conclude il vice presidente dell’ANCI Sicilia -. Senza dimenticare il grave problema dei disabili psichici, con ritardi nei pagamenti di circa venti mesi, nel disinteresse della Regione che non riconosce la parte sanitaria del ricovero lasciando da soli i Comuni senza soldi”.

Il mancato riconoscimento della parte sanitaria dei ricovero dei malati psichici è una ‘genialata’ del passato Governo regionale di centrosinistra. Alla quale – notiamo – l’attuale Governo regionale di centrodestra non ha posto riparo. Ed è anche logico: i malati psichici non si possono difendere e, quindi, si possono pure penalizzare…

Ultima notazione: gli oltre 200 milioni di euro disponibili, in questo delicato settore, per il 2020, sono un flusso annuale. Cosa vogliamo dire? Semplice: che questi fondi erano disponibili anche negli anni passati.

Ma com’è possibile che, con tutti questi soldi, da almeno tre anni e forse più, in Sicilia, oltre allo scandalo dei centri per i malati psichici lasciati senza risorse da venti mesi, registriamo lamentele di cooperative sociali e enti vari lasciati a ‘secco’?

Di più: una arte di questi fondi non potrebbe andare anche alle Opere Pie o IPAB lasciate senza soldi?

Ricordiamo che questi fondi, quando non vengono utilizzati, vengono in parte riprogrammati e in parte dirottati altrove, magari alle Regioni del Centro Nord Italia. Per non parlare dei fondi europei, che potrebbero aver subito il disimpegno (fondi dirottati in altre Regioni europee).

In questi anni quanti soldi destinati alle fasce deboli della Sicilia sono finiti altrove per l’insipienza e la disorganizzazione della pubblica amministrazione siciliana?

Foto tratta da comunicalo.it

 

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