Autonomia: perché Regione siciliana e non Regione Sicilia

17 gennaio 2020

Una ricostruzione storica della nostra Autonomia ci ricorda il perché, quando si parla delle istituzioni della nostra Isola, si fa riferimento a Regione siciliana e non a Regione Sicilia 

di Alfonso Nobile

Il 9 luglio del 1943 iniziava l’operazione Husky con cui gli anglo-americani sbarcarono a Gela per occupare la Sicilia e da lì proseguire l’avanzata in Italia. Questa operazione si conclude il 17 agosto e da quel momento le truppe “alleate” amministreranno la Sicilia tramite l’Allied Military Government of Occupied Territories (AMGOT) come un vero e proprio territorio a sé stante, perfino con una propria moneta (le “am-lire”).

La Sicilia fu restituita al Regno del Sud l’11 febbraio 1944, mentre gli anglo-americani erano impantanati nello sbarco ad Anzio, ma sotto la supervisione “alleata”, tanto è vero che furono imposte due condizioni:

1) inizialmente si dovette istituire un Alto Commissariato per la Sicilia (affidato dapprima all’autonomista Francesco Musotto e, successivamente, al “macellaio” democristiano Salvatore Aldisio);

2) successivamente si sarebbe dovuta dare alla Sicilia un’amplissima autonomia tramite uno Statuto per la Regione siciliana per svuotare di argomenti il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS) e sotto la pressione militare del suo braccio armato, l’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS). Lo Statuto che entra in vigore il 15 maggio 1946.

Questo Statuto, tutt’ora in vigore e sulla base del quale funziona ancora oggi la Regione siciliana, prevede che la Sicilia sia un “quasi-Stato”, cui sono devolute tutte le funzioni (in via esclusiva o all’interno di una cornice nazionale, vedasi gli artt. 14 e 17) tranne Difesa ed Esteri, e ne determina una condizione di “confederazione” con lo Stato Italiano, ponendo entrambi gli enti sullo stesso piano (tanto che diversi studiosi parlano di “natura pattizia” dello Statuto).

La condizione di Quasi-Stato non permetteva di chiamarla Stato siciliano, doveva trovarsi una definizione che facesse intendere che era quasi uno Stato: per l’Italia si trattava dello “Stato Italiano” e per la Sicilia si scelse “Regione siciliana” a significare che i due enti confederati erano sullo stesso piano.

Tanto nel 1946 quanto nel 1948 non si pensava che l’Italia dovesse essere suddivisa amministrativamente in “Regioni” (così come sono intese oggi, ovvero enti puramente amministrativi intermedi, a finanza derivata, posti tra lo Stato e le Provincie), esistevano soltanto le Provincie. Il termine Regione fu adottato nel 1946 per la Regione siciliana, per specificare che esso era un ente autonomo dal resto del Paese: non era uno Stato ma molto simile a questo per l’autonomia di cui godeva.

Nel 1948 lo stesso termine fu adottato anche per altre 3 Regioni (un po’ meno autonome della Sicilia) la Sardegna, la Val D’Aosta ed il Trentino – Alto Adige (nel 1963 sarebbe stata istituita anche la Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia).

Nel 1970 si pensò di sostituire le Provincie (enti amministrativi debolmente autonomi) accorpandoli in enti più grandi, appunto, le “Regioni”. Il fatto che il “quasi-Stato” (peraltro a finanza propria) si chiami Regione siciliana e che gli enti amministrativi intermedi si chiamino “Regione Calabria”, “Regione Lombardia”, “Regione Lazio”… fa sì che si ingeneri, nel cittadino mediamente istruito da un sistema scolastico che trascura colpevolmente l’architettura dello Stato, il modo di dire “Regione Sicilia”, come se questa fosse un qualunque ente amministrativo dipendente dallo Stato, mentre, come abbiamo visto citando gli artt. 14 e 17 per le competenze e gli artt. 36 e 37 per finanziare le coperture delle proprie spese, la Regione siciliana svolge da sé quasi tutti i compiti propri di uno Stato (così, ad esempio, la Motorizzazione Civile in Sicilia è a carico della Regione, in Piemonte è a carico dello Stato; le sovrintendenze dei BB.CC.AA. in Sicilia sono a carico della Regione, in Umbria sono a carico dello Stato; i mitici forestali in Sicilia sono a carico della Regione, in Veneto sono a carico dello Stato e così via: lo Stato in Sicilia non spende praticamente nulla… e si vede lo stato delle autostrade e ferrovie gestite dallo Stato), cosa che le Regioni a Statuto Ordinario non fanno.

Ai sensi dell’art. 36, se la Regione siciliana fallisse, lo Stato non sarebbe tenuto ad intervenire per aiutarla (e non lo farebbe); se a fallire fosse la Regione Piemonte (scelta non a caso, avendo questa lo stesso debito pubblico ma non lo stesso bilancio) lo Stato dovrebbe intervenire per pagarne il debito. Il tanto vituperato Statuto della Regione siciliana è molto più responsabile di quanto i media italiani e i giornalisti prezzolati o in cerca di facile audience cerchino di far credere.

In una parola, l’aggettivo consente di distinguere tra la “nazione” (o quasi-nazione) e l’ente politico che la rappresenta, senza confondere i due piani. La nostra “Regione” è “siciliana”, come la “Repubblica” è “italiana” e l’ “Unione” è “europea”.

Una cosa è l’Italia, la Nazione, altra è la Repubblica, che la rappresenta politicamente. Una cosa è la Sicilia (cripto-nazione, non dichiarata perfettamente tale, ma implicitamente presente nello Statuto), altra è l’ente che ne assume la rappresentanza, la Regione.

Nelle altre Regioni invece fuori dall’ente c’è solo la “regione geografica”: la Basilicata è una “regione”, nel senso che è un ente pubblico cui la Repubblica decentra determinati poteri; quando decidesse di accorparla alla Calabria, la Basilicata non esisterebbe più, se non come mera espressione geografica.

Non così la Sicilia, che ha una (parziale) sovranità originaria, peraltro non solo nella definizione, ma riscontrata puntualmente in ogni articolo dello Statuto, come ad esempio dal 34 che attribuisce alla Regione le ‘res nullius’ (ovvero i beni immobili ubicati nel territorio della Regione siciliana che non sono di nessuno e appartengono alla Regione), ovvero ciò che è tipico degli Stati sovrani.

Dalla Nazione siciliana allo Stato siciliano (sotto il nome depotenziato di Regione) nel segno dell’autogoverno, della responsabilità, e di una sovranità che non è stata inventata nel 1946, ma che affonda in millenni di storia nazionale e statuale propria.

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