Perché la Lega di Salvini al Sud avrà effetti devastanti. Il ‘caso’ Sicilia

8 gennaio 2020

Il reclutamento di personale politico e di elettori nel Sud, da parte della Lega, prosegue tra semplificazioni politiche, trasformismo (vedere i quattro deputati del Parlamento siciliano passati sotto le bandiere leghiste dopo aver fatto parte della vecchia politica-politicante dell’Isola) e azioni furbesche. Purtroppo Salvini e compagnia bella, alle elezioni regionali, sono aiutati da una vecchia politica detestata da tanti cittadini del Sud

Il Sud – o meglio, quello che resta della società del Sud – sta continuando a sottovalutare la crescita della Lega di Matteo Salvini nelle stesso Sud. C’è chi pensa che bastino gli appelli ai cittadini meridionali, ricordandogli le parole di offesa pronunciate per anni dai leghisti contro i ‘terroni’. Tragicomica, se proprio la dobbiamo dire tutta, la presenza delle cosiddette ‘Sardine’ nel Sud: al cospetto di un Governo nazionale che non ha dato nulla al Mezzogiorno con la legge di Bilancio 2020 e che si accinge a regalare alle Regioni del Nord l’Autonomia differenziata penalizzando le Regioni del Sud, le ‘Sardine’ meridionali scendono in piazza contro Salvini, non capendo che, così facendo, fanno altra pubblicità alla Lega.

E mentre la vecchia politica del Sud pensa di fronteggiare la Lega con queste iniziative, nel Parlamento siciliano quattro parlamentari su 70 annunciano il passaggio alla Lega. Nulla di nuovo sotto il sole di un’Isola dove il trasformismo politico brilla dai tempi di Crispi e di Depretis: alla fine sono quattro parlamentari regionali della vecchia politica siciliana – Orazio Ragusa, Giovanni Bulla, Marianna Caronia e Antonio Catalfamo – che indossano i panni dei leghisti.

Se si trattasse di un’altra forza politica non ci sarebbe da preoccuparsi: cambiare casacca partitica, da Roma alla Sicilia, è una cosa quasi normale. Il Movimento 5 Stelle, ad esempio, ormai perde ‘pezzi’ a ritmo continuo.

Il problema – che a nostro modesto avviso non è stato ben compreso – è che i passaggi di esponenti della vecchia politica verso la Lega di Salvini, nel Sud, sono la spia di un cambiamento che potrebbe avere effetti devastanti nel Mezzogiorno. Proviamo a illustrare il perché.

Partiamo dalla citata Autonomia differenziata. Se non fosse stato per Pino Aprile, per il professore Gianfranco Viesti, per Marco Esposito e per il tutto il mondo meridionalista a quest’ora Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna avrebbero già cominciato ad incassare, a partire dall’anno che è appena iniziato, i circa 62 miliardi di euro a spese delle Regioni del Sud.

Vero è che il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale di Pino Aprile, oggi, sta iniziando a presentarsi nei territori: ma la battaglia condotta sulla rete è bastata lo stesso per vincere la prima parte di questa battaglia politica e sociale.

Ma la seconda parte della battaglia – che è quella cruciale – sembra perduta. Chiunque vincerà le elezioni regionali in Emilia Romagna, chiederà e otterrà l’applicazione dell’Autonomia differenziata senza i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni che, se calcolati, dovrebbero evitare al Sud di perdere i circa 62 miliardi di euro all’anno.

Se guardiamo questa vicenda dal Sud invece che dal risultato elettorale in Emilia Romagna non possiamo non notare il paradosso: mentre sta passando l’Autonomia differenziata senza Lep penalizzando le Regioni del Sud Italia, nelle stesse regioni del Sud Italia avanza la Lega di Salvini che chiede proprio di penalizzare il Sud!

Perché sta avvenendo tutto questo? Noi abbiamo provato a illustrarlo più volte: e ora lo ribadiremo.

Nel Sud la Lega di Salvini utilizza un messaggio molto semplice che posiamo riassumere così:

“Fino ad ora voi del Sud siete stati amministrati male e i risultati sono sotto i vostri occhi: i vostri giovani emigrano verso il Nord Italia o anche all’estero, chi per studiare, chi per lavorare; le vostre città sono sempre più povere; i vostri Comuni, più che erogare servizi ai cittadini, appioppano tasse, imposte, autovelox e Ztl; le vostre aziende chiudono e licenziano; avete il problema dei rifiuti che inquinano i luoghi dove vivete. Volete continuare a vivere così? Lo volete capire che è la vecchia politica che vi ha ridotti in questo modo? Noi della Lega vi offriamo la libertà: organizzatevi da voi, noi siamo disposti ad aiutarvi, ma vi dovete liberare della vecchia politica”.

Nella vecchia politica i leghisti associano il PD, Forza Italia e quello che resta dei democristiani. Lo ha capito benissimo il coordinatore dei berlusconiani in Sicilia, che alle elezioni europee ha dovuto prendere atto del fatto che i voti presi dai leghisti erano quasi tutti di dirigenti e ‘truppe cammellate’ di Forza Italia.

La realtà politica del Sud Italia, in verità, è molto più complessa. Ma i leghisti la semplificano in modo furbesco. E fanno proseliti, perché la vecchia politica meridionale di centrodestra e di centrosinistra è veramente penosa!

Purtroppo, la prima parte dell’analisi leghista è quasi ineccepibile: quasi perché omettono di dire che i circa 60 miliardi di euro all’anno che, a prescindere dall’Autonomia differenziata, il Nord scippa ogni anno al Sud è anche farina del loro sacco: ma qui siamo già in un passaggio successivo, un po’ più sofisticato e sono pochi i meridionali che seguono.

La seconda parte del ragionamento leghista è completamente sbagliata, ma attecchisce lo stesso e fa proseliti: quando dicono “vi offriamo la libertà, organizzatevi e, soprattutto, liberatevi dalla vecchia politica” spostano il discorso sulla prima parte, richiamando i guasti provocati dalla vecchia politica: e la cosa funziona.

Sapete qual è il problema? Che la situazione politica del Sud aiuta i leghisti. Citiamo tre esempi.

In Sicilia il Governo regionale di centrodestra di Nello Musumeci e i Comuni sono ostaggi della vecchia politica. Musumeci deve districarsi tra Forza Italia di Gianfranco Miccichè, Raffaele Lombardo e singoli deputati che cercano spazio. I quattro neo-deputati regionali leghisti – che gli fanno la faccia dolce, ma che proveranno a condizionarlo – vengono tutti dal centrodestra.

I sindaci dei Comuni siciliani sono quasi tutti di centrosinistra: e non possono certo attaccare il PD – oggi di nuovo al Governo nazionale – che ha svuotato le ‘casse’ dei Comuni siciliani.

Tutte queste cose i cittadini siciliani le capiscono. E siccome non vogliono più votare né il cenrodestra, né il centrosinistra, non avendo chi votare, o scelgono con convinzione la Lega (e questa è una minoranza), o vogliono ‘provare’ anche la Lega per vedere che cosa faranno.

Gli altri due esempi sono in Puglia e Calabria, dove si voterà per le elezioni regionali. Alla fine, in queste due Regioni, l’unica novità è la scomparsa del Movimento 5 Stelle, che si accoderà al PD.

Di fatto, in queste due Regioni, l’alternativa a un centrodestra a ‘trazione’ leghista è rappresentata dal vecchio centrodestra e dal vecchio centrosinistra.

Il fatto che in Puglia il centrosinistra ripresenti Michele Emiliano, esponente del PD, e che in Calabria Pippo Callipo sia stato candidato dal PD dà una grande mano ai leghisti che avranno buon gioco a dire che si tratta di due personaggi della “vecchia politica”.

Il problema non sta nel chi vincerà e chi perderà: a parte il fatto che non siamo proprio sicuri della vittoria della vecchia politica sulla Lega, il problema è che, chiunque vincerà, lascerà queste due Regioni in condizioni difficili: se vincerà il centrosinistra comanderà il PD, partito antimeridionale almeno quanto la Lega; se vincerà il centrodestra comanderà la Lega e sarà lo stesso una fregatura.

Come si poteva evitare questo? Con la presenza di un soggetto politico meridionalista, in grado di intercettare il dissenso.

Prendersela con il Movimento 24 Agosto per l’equità Territoriale di Pino Aprile non serve. Il Movimento ha appena iniziato a muovere i primi passi e non ha alle spalle un’organizzazione in grado di affrontare la campagna elettorale. Si poteva comunque rischiare? Forse sì, ma un insuccesso avrebbe rovinato un Movimento in crescita.

 

 

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