Commercio artigianale e botteghe storiche: perché la Sardegna è seria e la Sicilia no

28 dicembre 2019

In Sardegna stanno attenti a non dare molto spazio alla Grande distribuzione organizzata per tutelare commercio artigianale e botteghe storiche. In Sicilia, per questioni legate all’incultura e all’affarismo, avviene invece l’esatto contrario: trionfano i grandi Centri commerciali e i piccoli negozi artigianali e le botteghe storiche chiudono!

C’è una notizia che dà l’esatta misura di quanto sia seria e orgogliosa la classe dirigente della Sardegna. Potrebbe sembrare un fatto secondario, ma in realtà è emblematica di come una comunità difende la propria storia e la propria economia.

La notizia la leggiamo su Sardinia post:

“Un nuovo centro commerciale alle porte di Cagliari, ad Assemini: 224mila metri quadri con tre grandi strutture di vendita, di cui una con generi alimentari, due non alimentari, dieci medie strutture non alimentari, una galleria commerciale con 41 negozi e aree dedicate alla ristorazione e ai giochi. È l’oggetto di un’interrogazione al sindaco di Cagliari e della Città Metropolitana Paolo Truzzu, primi firmatari i consiglieri di centrosinistra Marzia Cilloccu, Progetto Comune, e Guido Portoghese, PD. Ma c’è anche una interrogazione in Regione al presidente Christian Solinas, primo firmatario il consigliere Roberto Deriu, PD. Il tema è sollevato e sarà presto all’attenzione di Truzzu e Solinas”.

Già queste prima righe dovrebbero fare riflettere i siciliani che hanno ancora voglia di lottare per la propria terra. In Sicilia i Centri commerciali si aprono senza una programmazione, uno dietro l’altro. Per la classe dirigente siciliana, o ‘presunta’ tale, la vita dei cittadini siciliani dovrebbe consistere nell’affollare i tanti Centri commerciali per acquistare, acquistare, acquistare…

Con quali soldi non si capisce, dal momento che la Sicilia è una delle Regioni italiane (italiane?). Forse i soldi – nella testa di chi apre i Centri commerciali in un’Isola dove se ne contano tantissimi – dovrebbero arrivare da chissà dove…

Dopo di che, in Sicilia, molti Centri commerciali stanno entrando in crisi, anche in ragione del fatto che ce ne sono troppi!

Ma torniamo all’articolo di Sardinia post:

“Siamo preoccupati e in questo senso si sono già espressi anche alcuni rappresentanti di associazioni di categoria e consorzi cittadini, per gli effetti negativi che sicuramente provocherebbe un nuovo complesso commerciale sul tessuto socio economico del commercio cittadino, già messo a dura prova dalle Gdo esistenti, autorizzate senza alcuna pianificazione più di dieci anni fa, con il risultato di aver dato vita a una concentrazione dell’offerta commerciale che risulta di fatto una barriera per i flussi di clientela proveniente dall’hinterland e il conseguente ulteriore indebolimento a Cagliari dell’attrattività del commercio di vicinato e delle botteghe storiche, artigianali e di tutto il comparto commerciale del centro e delle periferie in generale, agroalimentare compreso”.

Come potete leggere, in Sardegna la politica e la società tutta si pone il problema della tutela del commercio artigianale e delle botteghe storiche: perché il commercio artigianale e le botteghe storiche rappresentano la vita, la storia e, per certi versi, anche la cultura di una comunità.

In Sicilia, invece, si rilasciano autorizzazioni per Centri commerciali a ritmo continuo, fregandosene altamente del commercio artigianale e delle botteghe storiche. C’è, alla base, un’incultura di fondo: ma c’è anche tanto affarismo. E tanto ‘ascarismo’.

Che senso ha autorizzare quasi cinquanta Centri commerciali tedeschi? Eppure questo succede in Sicilia, terra amministrata da politici che non esitano a svendere la Sicilia per miserabili interessi personali!

Non è così in Sardegna. Scrive sempre Sardinia post:

“La richiesta? Rivedere il progetto. ‘Diversamente – dichiara la consigliera Cilloccu – sarebbe come aver voluto impegnarsi solo a parole e non in azioni concrete per la salvaguardia dei posti di lavoro legati al commercio di vicinato e a tutto l’indotto in termini di tutela della qualità sociale e della ricaduta economica e lavorativa generato dalle attività commerciali e artigianali del capoluogo e di tutta l’area vasta”.

Altra differenza tra Sardegna e Sicilia: in Sardegna la politica tutela i posti di lavoro del commercio artigianale e delle botteghe storiche; in Sicilia, a parte le organizzazioni imprenditoriali – che sono spesso fragili – nessuno tutela il commercio artigianale!

Foto tratta da Inside Marketing

 

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