PD e grillini: due fallimenti politici uniti dalla speranza che l’azione giudiziaria elimini Renzi e Salvini

21 dicembre 2019

Basta sentirli parlare per capire che i ‘capi’ del PD e del Movimento 5 Stelle sono perdenti. La sconfitta la portano dentro gli occhi e nelle parole. Ma si rifiutano di ammetterlo e sognano mirabolanti inchieste giudiziarie che tolgano di mezzo Salvini e Renzi (per il PD) e Salvini (per i grillini). Vivono nell’illusione che gli italiani torneranno a votare per loro… 

Sul piano politico valgono poco o nulla. Sul piano elettorale ancora di meno. Ma sono al Governo dell’Italia all’insegna del potere allo stato puro, costi quel che costi. Sono il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, due formazioni politiche in ribasso, sintesi suprema di incoerenza e di servilismo verso l’Unione europea dell’euro.

Cos’è che, oggi, tiene insieme queste due forze politiche? Ci viene in mente una frase lapidaria di Gilbert Chesterton:

“È l’odio che unisce gli esseri umani, mentre l’amore è sempre individuale”.

Odio ci sembra una parola troppo forte. Ma voglia, o forse speranza di vedere eliminati gli avversari, questo sì: questo è il sentimento che, oggi, unisce il PD e il Movimento 5 Stelle.

Una delle caratteristiche importanti della rete è la memoria. Quando non c’era la rete, per rintracciare le contraddizioni bisognava cercare i giornali del passato. E poi bisognava ‘pompare’ la notizia su giornali e televisioni.

Oggi non c’è bisogno di tutto questo. Basta andare sulla rete per rintracciare tanti nostri amici che, per esempio, quando Matteo Renzi era il segretario del PD tifavano in modo sperticato per lui.

Oggi tanti esponenti della sinistra italiana (o presunta tale) sono ‘sparati’ contro Renzi e il suo nuovo soggetto politico, Italia Vera. E sono felici di vedere Renzi al centro di inchieste della magistratura che, in verità, non lo stanno indebolendo.

Gli ex comunisti italiani sono fatti così: negli anni ’80 del secolo passato i socialisti di Bettino Craxi erano “perduti”: la parola era proprio questa – “perduti” – e andavano eliminati.

Tangentopoli fu, per gli ex comunisti italiani, la realizzazione di un sogno: gli avversari politici – che per loro sono sempre stati “nemici” – eliminati per via giudiziaria.

Nel 1994 pensavano di essere gli ‘unti’ della storia. E arrivò Berlusconi a rompergli le uova nel paniere.

Così la guerra politico-giudiziaria che, dal referendum sulla scala mobile del 1985 sino alla fine della Prima Repubblica aveva accompagnato l’antisocialismo viscerale della sinistra post comunista, si è trasferita su Berlusconi.

Oggi Berlusconi è un po’ fuori scena: battuto non dalla sinistra, ma dalla Lega di Salvini. Ed ecco che, con la precisione di un’equazione chimica, la ‘guerra’ del PD, venata dalle solite speranze giudiziarie, si concentra, contemporaneamente, su Salvini e su Renzi.

Inutile provare a far riflettere i signori del PD: inutile fargli notare che se il consenso della Lega cresce – purtroppo anche nel Sud Italia – è anche perché gli avversari della Lega, PD in testa, sbagliano.

Una cosa è passata indenne tra gli ex comunisti italiani dal Pci al Pds, ai Ds fino al PD: ovvero l’idea di non sbagliare mai, di essere i migliori, gli incompresi, quelli che, alla fine, trionferanno.

Il complesso del “Migliore” – cominciato con Palmiro Togliatti (che comunque aveva una statura politica e culturale che non è assolutamente paragonabile ai ‘capi’ del PD di oggi) – non ha mi abbandonato i post comunisti.

Non capiscono di essere impopolari? Sì, lo capiscono. Ma la loro mente politicamente ‘semplice’ – nel senso delle ‘semplificazioni politiche’, che poi è il loro modo, oggi, di fare politica – preferisce saltare i passaggi. Pensano, i ‘capi’ di ciò che rimane della sinistra italiana post Pci, che, eliminando per via giudiziaria Salvini e Renzi, secondo una loro personale interpretazione della legge della caduta dei gravi applicata alla politica, i voti torneranno a loro.

Una cosa simile la pensano i grillini, altri ‘geni’ della politica italiana di oggi. All’indomani delle elezioni politiche del 4 marzo, sbagliando, si sono uniti alla Lega di Salvini.

Politicamente molto più abile dei grillini (cosa che in verità non è difficile), Salvini ha capitalizzato la sua presenza nel Governo più che raddoppiando i consensi. Mentre i grillini li hanno dimezzati.

Poi – parliamo sempre dei grillini – si sono messi con il PD (olio e padella alla siciliana…). Ma la situazione, invece che migliorare, sta peggiorando.

Così, adesso, stanno cavalcando l’inchiesta giudiziaria su Salvini: addirittura il ‘capo’ di quello che resta del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, dice che voteranno per mandare sotto processo Salvini!

Come gli ‘scienziati’ del PD, anche i grillini sognano di vedere il capo della Lega distrutto dalle indagini giudiziarie.

Anche loro – come i loro nuovi alleati del PD – pensano che l’eliminazione giudiziaria degli avversari-nemici porterà gli italiani a votare per il Movimento 5 Stelle.

Così l’Italia del Governo delle tasse si sposa con la politica del livore: il sentimento che dovrebbe animare l’azione politica si trasforma in risentimento: la morale, che dovrebbe guidare sempre la politica, viene sostituita dal tornaconto di breve momento.

Dice il poeta Paul Valéry:

“Dio ha tratto ogni cosa dal nulla ma il nulla traspare…”.

Foto tratta da Cise-Luiss – Luiss Guido Carli

 

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