In Sardegna sta per arrivare la tassa di sbarco in sostituzione della tassa di soggiorno

18 dicembre 2019

Con questa mossa la Regione Sardegna incasserebbe circa 50 milioni di euro all’anno al posto dei 3,6 milioni di euro incassati oggi dai pochi Comuni di questa Regione che fanno pagare la tassa di soggiorno. Potrebbe essere un esempio da imitare per la Sicilia? A nostro modesto avviso, sì: potrebbe garantire introiti a tutti i Comuni dell’Isola  

L’unica cosa da evitare è che i turisti che arrivano in Sardegna paghino un doppio balzello. Insomma, se questa Regione, com’è molto probabile, introdurrà la tassa di sbarco, i Comuni che fino ad oggi hanno fatto pagare ai turisti la tassa di soggiorno (che peraltro sono pochi) dovranno eliminarla. E, del resto, per gli stessi Comuni sardi il cambio sarà molto conveniente.

La Sardegna è una delle cinque Regioni a Statuto speciale dell’Italia. Con un proprio Parlamento.

“La proposta di legge – leggiamo sul quotidiano on line Sardinia post – prevede l’istituzione di un’imposta minima (dai due ai 5 euro) da richiedere a tutti i turisti in arrivo nell’Isola con un gettito stimato di circa cinquanta milioni all’anno”.

“Si tratta di risorse che potrebbero essere investite per migliorare i servizi turistici e finanziare le politiche di settore – ha spiegato il parlamentare regionale Antonello Peru, primo firmatario della proposta -. Non è una tassa, ma un contributo che si chiede ai turisti per rendere più accoglienti ed efficienti le località di vacanza. È una misura completamente diversa dalla tassa di soggiorno applicata oggi da pochi Comuni della Sardegna. In questo caso, i turisti pagheranno una sola volta con la certezza di vedere i loro denari destinati al miglioramento dei servizi. L’imposta di sbarco mira inoltre a disinnescare la tassa di soggiorno che oggi fa incassare soltanto 3,6 milioni di euro a pochi comuni costieri”.

Insomma, dagli attuale 3,6 milioni di euro la Sardegna incasserebbe 50 milioni di euro circa.

Ma i turisti sarebbero contenti di pagare questi soldi in più? In effetti, non manca chi esprime perplessità. E’ il caso della Confesercenti sarda, che si sofferma sulla modalità di riscossione del contributo, che dovrebbe variare tra i 2 e i 5 euro a passeggero.

“Il dubbio – leggiamo sempre su Sardinia post – è che le compagnie aeree low cost possano non accettare un aumento del loro biglietto anche di pochi centesimi. Contrarietà alla proposta è stata ribadita dal consigliere della Lega, Andrea Piras, il quale ha evidenziato che il turista va accolto e non gravato di ulteriori tasse”.

Converrebbe alla Sicilia seguire l’esempio della Sardegna? Forse nella nostra Isola i Comuni che incassano la tassa di soggiorno sono un po’ di più che in Sardegna. Garantendo gli stessi introiti a tali Comuni, la Regione siciliana potrebbe cominciare a riflettere su come organizzare un po’ meglio il turismo.

Ieri sera abbiamo dato notizia delle difficili condizioni in cui versano i Comuni siciliani. Una riorganizzazione del turismo, con l’istituzione di una tassa di sbarco anche nella nostra Isola, potrebbe garantire gli attuali introiti ai Comuni che già fanno pagare la tassa di soggiorno e, contemporaneamente, dare una mano a tutti gli altri Comuni siciliani.

Ma questo presuppone il controllo dei propri aeroporti. La prima cosa da fare sarebbe una legge per togliere alle Province e alle Camere di Commercio il controllo degli aeroporti siciliani. Togliendo subito dall’agenda politica la privatizzazione dell’aeroporto Fontanarossa di Catania.

Ma c’è, oggi, questa sinergia tra Parlamento e Governo della Sicilia nell’esclusivo interesse dei siciliani?

QUI L’ARTICOLO DI SARDINIA POST 

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