Taranto, acciaio e morte: il gruppo franco-indiano va via, ma si continua a inquinare

8 dicembre 2019

Nuovo allarme, in queste ore, per i cittadini di Taranto costretti a subire una nuova ondata di inquinamento da parte dell’acciaieria ILVA. Il tutto mentre il Governo Conte bis, contro la volontà dei cittadini di Taranto, cerca di salvare l’acciaieria che serve alle industrie del Nord. E i grillini? Continuano a rimangiarsi gli impegni assunti con i tarantini

Mentre il Governo Conte bis cerca in tutti i modi di continuare a tenere aperta l’acciaieria di Taranto, fonte di inquinamento e di morte, il mostro di acciaio continua, per l’appunto, ad inquinare.

Sulla pagina Facebook Vento del Sud, Vento Brigante leggiamo il comunicato di Luciano Manna:

“Stanotte diverse segnalazioni di bambini svegli per conati di vomito. Arcelor Mittal Italia ha continuato ad avvelenare la città di Taranto con notevoli emissioni di gas H2S proveniente dai fumi di loppa di altoforno che non hanno nessuna captazione, così come quelle di benzo(a)pirene e benzene dalle cokerie. Se a breve non si muove la Procura ci muoviamo noi. Decide Taranto. Adesso basta”.

Sula vicenda interviene anche Raffaele Vescera, del Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale:

“Così ieri la bella Taranto, soffocata dalle polluzioni del mostro Ilva. L’antica Taras, città spartana, ha bisogno dei suoi guerrieri per liberarsi dal nemico mortale e poter respirare per vivere. Ricattata con 8.000 posti di lavoro che, nell’arco della vita lavorativa dei dipendenti, costano alla città altrettanti morti per cancro, vittime di uno Stato spietato che mette al primo posto la produzione di acciaio nazionale, laddove siamo in costanza di una sovrapproduzione mondiale che ne riduce il costo rendendo sconveniente il mantenimento dell’ex ILVA. Ciò nonostante, il nostro Sud, terra di utilizzo coloniale, deve continuare a subire quanto a Genova e altrove al Nord è stato reso vivibile. La stessa Mittal, in perdita, vuole abbandonare la fabbrica, risarcendo lo Stato con un miliardo di euro. Bene, si lasci andare l’attuale proprietà franco-indiana e con il miliardo si atterri il mostro e si bonifichi l’area: con un miliardo di euro ce n’è per pagare per i prossimi anni i dipendenti utilizzati nella bonifica”.

l’ILVA di Taranto, o meglio, quello che sta succedendo in queste ore in questa martoriata città è il frutto delle scelte scellerate di due soggetti politici: il PD e il Movimento 5 Stelle.

Il PD – quando erano a Palazzo Chigi prima Matteo Renzi e poi Paolo Gentiloni – hanno chiamato i franco-indiani della Arcelor Mittal. Presentavano l’arrivo di questo gruppo imprenditoriale come la risoluzione del problema.

Poi è arrivato il Governo di grillini e leghisti. I grillini si erano impegnati, in campagna elettorale, a chiudere l’acciaieria ILVA. Ma una volta giunti al Governo grillini e leghisti hanno applicato il progetto del PD con Arcelor Mittal. Si è distinto, in questo, l’allora vice premier, che diceva di aver risolto la questione ILVA in tre mesi.

Ovviamente fregandosene degli impegni che aveva assunto in campagna elettorale con i cittadini di Taranto: del resto, questi sono i grillini: dicono una cosa in campagna elettorale e poi fanno l’opposto! Lo hanno fatto, appunto, con l’ILVA, con la TAP in Salento (il gasdotto che doveva essere bloccato come dicevano in campagna elettorale i grillini: marameo!) e non è da escludere che mercoledì prossimo votino sì alla riforma del MES, il Meccanismo Europea di Stabilità, nuova ‘riforma’ per salvare le banche tedesche con i soldi degli italiani e per mettere a rischio il risparmio degli italiani.

Foto di Fabio De Cuia

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