Un parallellismo fra la transumanza classica e i politici che passano con la Lega di Salvini e con Renzi

27 novembre 2019

Con la transumanza i pastori spostano gli animali nelle pianure d’inverno e nelle montagne d’estate per consentirgli una corretta alimentazione. Per Ignazio Coppola il passaggio dei politici siciliani verso la Lega di Salvini e Italia Viva di Renzi può essere in un certo senso assimilato alla transumanza, in questo caso verso il carro dei vincitori o di quelli che si presumono tali

Transumanza si può riassumere come l’inganno nei confronti dei siciliani e degli italiani di essere perennemente presi in giro da una parte della classe politica che, alla continua ricerca della propria sopravvivenza e della propria autoreferenzialità, non si fa scrupolo di trasmigrare a seconda delle convenienze da un polo ad un altro e da un partito all’altro. Il termine più esatto ed appropriato per definire queste operazioni politiche è appunto quello di “transumanza” ossia, secondo il lessico comune, il trasferimento stagionale del bestiame in pascoli di zone climatiche diverse in pianura d’inverno ed in montagna d’estate e viceversa per consentirne al massimo lo sfruttamento stagionale.

Ed è di questa transumanza intesa come sfruttamento a fini personali e condita da una massiccia dose di trasformismo di cui in questi ultimi giorni si stanno rendendo protagonisti diversi politici con il loro repentino cambio di casacca. Transumanza e trasformismo sono ormai divenuti sinonimi e regola costante del malcostume politico italiano.

va detto, però, che il trasformismo che ha caratterizzato sin dagli albori dell’Unità, o meglio, della mala Unità d’Italia con la politica dei De Pretis, dei Crispi e dei Giolitti e, a seguire, di tanti altri governi non ha niente che spartire con lo squallido spettacolo cui ci è dato d’assistere nel corso delle varie legislature di questa Seconda Repubblica.

Sul trasformismo nella politica italiana, con le sue luci ed ombre, argomentarono e disquisirono nel passato storici, filosofi e politici tra cui Benedetto Croce, Gaetano Salvemini ed Antonio Gramsci.

Croce addirittura diede una valutazione positiva del trasformismo giolittiano perché ciò, a suo dire, contribuì ad attenuare l’antitesi tra conservatori e rivoluzionari con il beneficio di ridurre le spinte estremiste.

Negativo fu, al contrario, il giudizio di Gaetano Salvemini sul trasformismo di Giolitti che, utilizzando e strumentalizzando i parlamentari dei vari schieramenti elettorali democratici, repubblicani e riformisti con promesse e lusinghe individuali e pur accontentando le richieste dell’ala riformista perseguiva alla fine un’azione di governo prettamente conservatrice.

E infine per Antonio Gramsci, riprendendo il concetto di “rivoluzione passiva” teorizzato nel suo brillante saggio sul Risorgimento, il trasformismo non fu altro che l’assimilazione degli interessi delle classi dominanti in un grande partito conservatore impedendo di fatto l’organico sviluppo di una opposizione delle classi meno abbienti nella lotta politica del paese.

Il trasformismo, nel tempo, è andato, alla luce di un crescente degrado morale, culturale e politico via via degenerando, sino ad assumere ai giorni nostri nel pieno di questa Seconda Repubblica – a livello locale, regionale e nazionale – i connotati di vere e proprie “transumanze” con la ineluttabile conseguenza di allontanare con delusione crescente la gente e l’opinione pubblica dalla vita politica.

Considerato che nella politica del nostro Paese la coerenza è ormai un”optional”, non si può fare a meno di riflettere sull’attualità del termine pertinente, efficace e metaforico di “transumanza”. Transumanze e trasformismi che, in questi ultimi giorni, hanno assunto situazioni ancor più degradanti con i passaggi che stiamo registrando da parte di politici siciliani verso la Lega di Matteo Salvini e Italia Viva di Renzi. Politici siciliani trasmigranti affetti dalla “Sindrome di Stoccolma”, con il cappello in mano, folgorati sulla via di Damasco in una questuante transumanza che fa tanto rimpiangere il trasformismo di antica memoria, tutti impegnati nello sport preferito dagli italiani ossia quello di saltare, là dove ti porta il vento, a piè pari, sul carro del vincitore o dei probabili vincitori.

Di tutto questo ai siciliani, che ancora hanno l’orgoglio di esserlo, non resta che prenderne sdegnosamente atto e ricordare a loro stessi e a questi transfughi della politica le parole che poco più di 150 anni addietro Garibaldi ebbe a dire al suo medico personale Enrico Albanese che lo curò dopo i fatti di Aspromonte:

“Quando i posteri esamineranno gli atti del governo e del parlamento italiano vi troveranno cose da cloaca”.

Allora il Nizzardo fu facile profeta. Oggi come allora, per quanto ci è dato d’assistere, nulla è cambiato.

Foto tratta da Il Cittadino Pescia

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