Sciacca, la tormentata storia del ‘Teatro Giuseppe Samonà’ di professione ‘incompiuto’

21 novembre 2019

I fatti di cronaca di questi giorni – la Regione siciliana che divide soldi a tutti i Teatri siciliani, dimenticando il Teatro Giuseppe Samonà di Sciacca – ci offre l’occasione per ricordare un’opera incompiuta che chi scrive ha visto nascere sotto i peggiori auspici. La maledizione di un luogo che sembra essere stato pensato come un monumento all’incompiuto

La città è amministrata male: così leggiamo spesso sui giornali e così ci raccontano i nostri amici che ci vivono. Soldi in Sicilia – tra Regione, Comuni e Province – ce ne sono pochi. Ma a Sciacca scarseggia anche la fantasia. In attesa che qualche gruppo estero (magari tedesco) prenda in gestione le Terme, chiuse da anni dopo il passaggio dei ‘lanzichenecchi della vecchia politica politicante, la cittadina dell’Agrigentino avrebbe potuto puntare sul Teatro ‘pimobato’ da queste parti per caso negli anni ’70 del secolo passato. Ma anche questo luogo, che porta il nome di Giuseppe Samonà, un luminare dell’architettura italiana, non ha mai avuto molta fortuna: e continua a non averne.

I giornali raccontano del Governo regionale di Nello Musumeci che ha trovato (ma dove?) 32 milioni di euro per i Teatri. I fondi verranno erogati dall’assessorato regionale ai Beni culturali al quale hanno anche appioppato l’identità siciliana. Sul quotidiano La Sicilia leggiamo come so stati ripartiti i fondi:

“Gli enti beneficiari sono Comuni, enti pubblici, istituti scolastici, parrocchie, enti no-profit (fondazioni, associazioni) e imprese private impegnate nel campo teatrale. In base alle istanze pervenute, su un importo complessivo di 32,3 milioni di euro, sono state finanziate 161 strutture: 18 teatri ad Agrigento (3,9 milioni di euro); 10 a Caltanissetta (1,8 milioni di euro); 34 a Catania (6,2 milioni di euro); 7 a Enna (1,5 milioni di euro); 26 a Messina (5,1 milioni di euro); 29 a Palermo (6 milioni di euro); 8 a Ragusa (1,6 milioni di euro); 13 a Siracusa (2,8 milioni di euro); 16 a Trapani (3,4 milioni di euro)”.

E’ rimasto fuori il Teatro Samonà di Sciacca. Perché? Lo spiega la sindaca della cittadina, Francesca Valenti:

“Il Comune di Sciacca non poteva partecipare all’avviso pubblico semplicemente perché non è proprietario del teatro popolare Samonà. La proprietà del teatro Samonà  è della Regione siciliana. La stessa Regione siciliana ha emesso un avviso per il finanziamento di progetti di miglioramento e qualificazione di sedi di spettacolo pubbliche e private. L’Amministrazione comunale sta lavorando per una concessione pluriennale di valorizzazione, con annesso appalto integrato, per evitare operazioni sporadiche di maquillage che non rendono definitivamente operativa la struttura”.

Spiegazione un po’ deboluccia che a noi non convince proprio: e non sembra molto convinto anche il consigliere comunale Salvatore Monte, già assessore comunale.

“Monte – leggiamo su Grandangolo – sostiene che era preciso compito di un amministratore determinare le condizioni per la partecipazione del comune al bando o intervenire presso l’assessorato regionale ai beni culturali affinché lo stesso fosse modificato per consentire anche l’inserimento del Teatro Samonà. Insomma, per il consigliere Salvatore Monte non vi è stata la necessaria attività politica ed amministrativa per favorire la riapertura del teatro chiuso ormai da circa tre anni”.

Sul Corriere di Sciacca leggiamo l’elenco dei Teatri della provincia di Agrigento che sono stati finanziati:

“I sedici teatri della provincia di Agrigento destinatari di fondi sono ex Cine Teatro Golden di Agrigento, Aldo Nicolaj di Calamonaci, Pirandello di Agrigento, ex Chiesa San Libertino Agrigento, Teatro l’Idea Sambuca di Sicilia, teatro S.Alessandro Santa Margherita Belice, teatro Costabianca Agrigento, Re Grillo di Licata, Cenro Polivalente Licata, Auditorium comunale Cammarata, Teatro Marconi di Grotte, Palacongressi Agrigento, Anfiteatro comunale Montevago, Teatro Regina Margherita Racalmuto, Teatro Sociale Canicattì, Cine Teatro Chiaromonte Palma di Montechiaro, Centro Civico Menfi, Teatro Enzo Di Pisa Casteltermini”.

Scrive Giuseppe Recca, sempre sul Corriere di Sciacca:

“Nell’elenco non c’è il Teatro Popolare di Sciacca, che è di proprietà regionale ma che potrebbe ancora essere in concessione al Comune di Sciacca. In sostanza, la Regione siciliana ha finanziato le istanze presentate da Comuni e associazioni e probabilmente non avrebbe presentato istanza per un proprio bene, ovvero la struttura teatrale di Sciacca, che è ancora incompleta. Oppure l’istanza di partecipazione al bando era di competenza comunale. Una vicenda che merita ulteriori chiarimenti da parte di istituzioni e soggetti politici a tutti i livelli, perché è gravissimo che tutte le strutture teatrali provinciali usufruiranno di finanziamenti pubblici (la gran parte delle quali sono funzionanti) e nessun centesimo sia previsto per il Teatro Samonà che invece non è ancora stato del tutto completato”.  

Il Teatro Samonà di Sciacca non ha mai avuto fortuna. Il progetto originario non aveva nulla a che vedere con Sciacca. Era stato progettato per Gibellina ai tempi in cui sindaco della cittadina della Valle del Belìce era il vulcanico Ludovico Corrao. E sembra che sia stato quest’ultimo a dire no al teatro Samonà a Gibellina. E’ così? Non si è mai capito. La storia è sempre rimasta avvolta nel mistero.

Questo avveniva mentre la provincia di Agrigento esprimeva tre politici – di tre diversi partiti – che tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 sono stati indiscussi protagonisti della Sicilia.

Uno era proprio di Sciacca: Michelangelo Russo, PCI; il secondo non è nato a Sciacca, ma è comunque ‘saccense’ acquisito: Calogero Mannino, Dc; il terzo era un agrigentino di Ravanusa, Salvatore Lauricella, per anni leader del Psi siciliano.

Sono stati questi tre politici a dirottare il Teatro Samonà a Sciacca? Così, almeno, veniva ‘letta’ la storia nei primi anni ’80. Andarono veramente così le cose? Altro mistero.

Il Teatro Samonà ha preso il posto del vecchio campo di calcio della cittadina: lo stadio Agatocle. E’ stata una scelta giusta? Le polemiche, su questo argomento, si sono sempre sprecate.

L’area in questione avrebbe meritato opere meno pesanti. In questa parte di Sciacca, nei primi anni del 1200, venne realizzato un convento, modificato circa 200 anni dopo e adattato allo stile della regola di San Francesco. Un luogo bellissimo, che per tanti anni è stato abbandonato. Oggi, dopo il restauro, è sede di un centro culturale.

Una parte dell’area di pertinenza di questo convento è stata utilizzata – male – tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60 – per realizzare un Hotel e qualche altra costruzione.

A valle del Convento c’è una delle sedi delle Terme di Sciacca, realizzata proprio a ridosso del promontorio di Cammordino. Progetto degli anni ’20 del secolo passato, inaugurato alla fine degli anni ’30.

Il Teatro Samonà ha trovato posto, come già ricordato, al posto del vecchio campo della città, incastonato tra il giardino dello stabilimento termale e il Convento, o ex Convento di San Francesco. Per chi scrive, questo Teatro Samonà (che, per carità, sarà anche bello, anche se di Samonà conosciamo opere più interessanti) è sempre stato un pugno nello stomaco.

Quello che noi ricordiamo – chi scrive è originario di Sciacca e conosce qualcosa di questa ‘complicata’ cittadina dove non sempre la realtà è quella che appare – è che questo Teatro sembra essere stato pensato per restare incompleto: e infatti, ancora oggi, a distanza di tanti anni, è incompleto.

Negli anni ’90 si pensò anche di farlo diventare un esempio di architettura del riuso: ma non sappiamo poi come sia finita questa storia del riuso, visto che ormai da anni non mettiamo piede a Sciacca.

A Sciacca ci sono cose che restano tali, come cristallizzate nel tempo. Il Castello Luna ad esempio. O l’Hotel Kronio, sul monte San Calogero. E forse è meglio così, perché là dove sono intervenuti i cambiamenti, tali cambiamenti sono stati, inevitabilmente, dei peggioramenti. Come lo Stazzone (dove chi scrive ha vissuto da bambino), martoriato dal cemento senz’anima. O come Capo San Marco, luogo che ha perduto la propria identità.

Chissà, forse un giorno il Teatro Samonà verrà completato e verrà magari utilizzato. Ma senza fretta: a Sciacca non bisogna mai avere prescia: da quelle parti, ad avere fretta nel fare le cose belle, si rischia di perdere la salute!

(Per realizzare le cose brutte, invece, a Sciacca sono velocissimi…).

Foto tratta da Area-archi.it

 

 

 

 

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