Primo sì del Senato agli interventi in favore delle aziende agricole danneggiate dal maltempo e dalle crisi di mercato

14 novembre 2019

L’ordine del giorno – presentato in commissione Agricoltura del Senato dal Senatore Saverio De Bonis – è stato fatto proprio dal Governo: ciò significa che i provvedimenti previsti entreranno a far parte della manovra economica e finanziaria 2020 come iniziative del Governo nazionale. L’importanza di questi interventi per l’agricoltura del Sud, dal grano duro all’ortofrutta, fino alla zootecnia 

Durante i lavori della commissione Agricoltura del Senato il Governo – nel quadro della manovra economica e finanziaria del 2020 – ha fatto proprio un emendamento del senatore Saverio De Bonis che punta ad attivare un programma di interventi in favore delle imprese agricole danneggiate da eventi atmosferici eccezionali e da gravi crisi di mercato.

Questo passaggio parlamentare è molto importante sotto il profilo politico: facendo proprio l’emendamento, il Governo ha evitato il voto della commissione Agricoltura (in questi casi si considera approvato); l’ordine del giorno approvato passerà adesso alla commissione Bilancio e Finanze che dovrebbe finanziare gli interventi in favore del mondo agricolo.

Detto in parole più semplici, una volta che il Governo ha fatto proprio l’emendamento, significa che gli interventi a sostegno dell’agricoltura dovrebbero entrare nella legge nazionale di stabilità 2020 (in pratica, nel Bilancio e nella Finanziaria 2020 dello Stato).

Riteniamo molto importante, per gli agricoltori, leggere il resto di questo ordine del giorno:

“In sede d’esame del disegno di legge di bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022,

premesso che:

l’agricoltura italiana sta vivendo uno dei periodi più difficili degli ultimi trenta anni. I costi produttivi, contributivi e burocratici hanno raggiunto livelli insostenibili, mentre i prezzi praticati sui campi non sono affatto remunerativi e così i redditi degli agricoltori si sono praticamente dimezzati. Su un’annosa situazione di grave disagio economico di numerosi settori agricoli si abbattono ora tassazioni e imposizioni fiscali che rischiano di far chiudere un numero considerevole di aziende agricole, con tutti i drammatici effetti collaterali che un evento del genere comporterebbe”.

“Purtroppo – prosegue l’ordine del giorno – tra gli effetti collaterali vanno menzionati anche i suicidi degli agricoltori. Non a caso nell’ottobre di un anno fa si è svolta presso il santuario di Sainte-Anne-d’Auray nel Morbihan (dipartimento della Bretagna) la terza edizione della giornata di commemorazione delle centinaia di agricoltori che ogni anno in Francia si tolgono la vita. Sono circa 300 i contadini francesi che ogni anno si suicidano e il fenomeno pare non essere confinato alle campagne francesi: anche in Gran Bretagna, Australia, Canada, Svizzera e Corea del Sud i suicidi fra la popolazione rurale risultano percentualmente superiori a quelli della popolazione generale e in aumento. Le cause sono da ricercare soprattutto nella diminuzione delle entrate, l’aumento delle tasse e l’introduzione di nuovi vincoli amministrativi e burocratici che accentuano la difficoltà del mestiere. Anche in Italia, in maniera più lieve, per fortuna, si verificano suicidi di contadini”.

Un passaggio dell’ordine del giorno è dedicato alla globalizzazione dell’economia, che sta danneggiano le agricolture di tanti Paesi, alla difficoltà, per gli agricoltori, di reperire il credito, all’indebitamento di tante aziende agricole e ai pignoramenti:

“La fase di emergenza dei mercati agricoli – scrive De Bonis – e la conseguente diffusa volatilità dei prezzi, derivante dall’assenza di regolamentazione globale del mercato delle merci che ha caratterizzato il settore nell’ultimo decennio, continuano a manifestare i propri segnali;

considerato che:

altri Paesi europei hanno da sempre adottato provvedimenti in favore del settore, al fine dare una risposta nazionale in attesa di misure europee anticrisi. La situazione del credito agricolo, anche a seguito degli andamenti dello spread, è molto difficile sia per le aziende che non hanno problemi di insolvenza, ma che iniziano ad accusare deficit di liquidità, sia per quelle colpite da procedure di pignoramento e di ingiunzioni di pagamento, per le quali le procedure di esdebitazione sono ancora incerte, o insufficienti;

a causa delle ricorrenti crisi le aziende non sono riuscite a ristrutturare le passività accumulate e molte, per questa ragione, sono già state costrette a chiudere l’attività. Inoltre, a causa dei ritardi nella realizzazione delle misure anticrisi le aziende sopravvissute (molte delle quali non più in bonis) incontrano sempre più difficoltà a consolidare le passività accumulate”.

“Le misure attualmente in vigore riguardanti la sospensione e l’allungamento dei debiti a medio e lungo termine assunti dalle piccole e medie imprese verso il sistema bancario – si legge nell’ordine del giorno – prevedono dei requisiti oggettivi quali, per esempio, la verifica della presenza di condizioni di continuità aziendale dai dati contabili ed extracontabili ricevuti e vi è l’impegno, da parte delle banche e degli intermediari finanziari di non ridurne contestualmente gli affidamenti concessi. Il requisito soggettivo, invece, consiste nel non avere posizioni debitorie classificate dall’istituto bancario come sofferenze, partite incagliate, esposizioni ristrutturate o esposizioni scadute/sconfinanti da oltre 90 giorni, né procedure esecutive in corso. Tali condizioni riguardano la situazione dell’impresa nei confronti del sistema bancario alla data di presentazione della domanda di «moratoria» di un contratto di mutuo o di leasing o della richiesta di allungamento di un finanziamento chirografario o ipotecario. Le suddette condizioni valgono solo per le aziende e/o imprese in bonis e tale limitazione non contribuisce certamente a sollevare il settore dalla crisi”.

“Considerato inoltre che:

diversamente dagli altri settori economici, per l’agricoltura l’evoluzione del numero delle imprese attive nel settore risente del fattore limitante costituito dal suolo coltivato (SAU – Superficie Agricola Utilizzata), che tende comunque a diminuire in conseguenza della cessata coltivazione dei terreni più «difficili» e della crescente urbanizzazione, non sono più procrastinabili, pertanto, misure che prevedano una sorta di moratoria dei debiti per le aziende agricole, per gli imprenditori agricoli, per gli allevatori e per i pescatori in difficoltà nei confronti dell’amministrazione finanziaria, dell’INPS e degli istituti di credito, nonché misure volte al salvataggio e alla ristrutturazione delle aziende agricole e degli imprenditori, includendo anche le aziende, gli imprenditori, gli allevatori ed i pescatori in stato di sofferenza bancaria e di insolvenza, al fine di assicurare alle stesse maggiore certezza nel prossimo futuro”.

Con il sì all’ordine del giorno si impegna il Governo “a valutare la possibilità di attivare un programma di interventi dedicato alle imprese agricole danneggiate da eventi atmosferici eccezionali ovvero da gravi crisi di mercato”.

 

Foto tratta da Obiettivo Cereali

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