Le navi che attraccano nei porti debbono continuare a inquinare? Non più. Parla Mario Pagliaro

11 novembre 2019

Fino ad oggi inquinano. Lo sa chi abita nei pressi dei porti, che si ritrova ogni giorno con i balconi e le finestre invase da polveri sottili nere prodotte dai generatori elettrici alimentati dallo stesso combustibile utilizzato per navigare: il cosiddetto ‘bunker’, il residuo della raffinazione petrolifera più simile alla pece che al gasolio. Perché elettrificare i porti. La grande scommessa sulle navi a propulsione elettrica   

I fumi delle navi attraccate in porto li vediamo tutti. In tutta Italia, e naturalmente anche a Palermo, i residenti nelle zone circostanti i porti hanno i balconi (e l’aria di casa) invasi da sottili polveri nere che si depositano nuovamente dopo ogni lavaggio. Ogni tanto si sente parlare della possibilità di collegare le navi con la rete elettrica del porto: perché dovete sapere che sulle navi ferme in porto il fumo è generato dai generatori elettrici alimentati dallo stesso combustibile utilizzato per navigare: che non è il già inquinante gasolio, ma il cosiddetto ‘bunker’, il residuo della raffinazione petrolifera più simile alla pece che al gasolio.

Abbiamo posto alcune domande a Mario Pagliaro, chimico, ricercatore presso il CNR, coordinatore del comitato scientifico di Legambiente in Sicilia. Proprio Legambiente, con un suo circolo di Palermo presieduto da Enzo Lombardo, da anni chiede l’elettrificazione delle banchine.

Ma veramente è possibile sostituire l’alimentazione elettrica delle navi ferme in porto fornendogli elettricità da terra?

“Certo. Lo fanno in tutto il mondo già decine di porti, ed è urgente farlo in tutte le città portuali siciliane. A Genova hanno già elettrificato le banchine dell’area portuale dedicata alle riparazioni. Le navi arrivano, attraccano, e si collegano a bordo banchina con la stazione di collegamento. Tipicamente, vengono rifornite di corrente alternata come quella che arriva nelle case. Solo che ad erogarla è una cabina dalla quale viene erogata corrente alla tensione di quasi 7mila o 11mila Volt con potenze che superano facilmente i 10mila chilowatt”.

Scusi, come mai non lo sa nessuno, e ancora si sente parlare di ‘studi pilota’?

“Non c’è da meravigliarsi. In Italia, come dice spesso il mio amico Giuseppe De Rita, economia e società si ignorano reciprocamente. Con svantaggi che poi si ripercuotono sull’intero corpo sociale. A Genova la banchina di cui parliamo è elettrificata con successo da quasi 2 anni. Vi attraccano grandi navi per riparazioni che durano settimane o mesi: navi che, durante i lavori, non emettono più alcun tipo di fumi tossici. E sono già in corso, a Genova, i lavori per elettrificare anche le banchine della grande area dedicata alle enormi portacontainer”.

E i traghetti? La Sicilia è un’isola e ogni giorno viaggiano da e verso i suoi porti decine di traghetti. A che punto siamo?

“Persino meglio: a Vado Ligure da ben 5 anni l’impianto da 1,5 MW eroga ai due traghetti che vi attraccano brevemente prima di ripartire circa 1 milione di chilowattora ogni anno”.

E le navi crociera? Sono delle città in navigazione. Da alcuni anni attraccano a regolarmente Catania e Palermo, e i fumi se possibile sono di più che dei traghetti?

“Già 40 navi crociera sono predisposte a ricevere l’alimentazione elettrica da riva. E molte altre lo stanno già facendo. È ancora più urgente farlo perché tipicamente ognuna di queste navi si ferma in media 10 ore, ma spesso per consentire la visita delle grandi città d’arte, anche uno o due giorni”.

Senta, lei è un grande esperto di queste che lei chiama ‘nuove tecnologie dell’energia’. Davvero dovremo andare avanti per sempre con questo ‘bunker’ derivato dal petrolio, per far andare avanti navi e traghetti?

“Tutte le navi saranno a propulsione elettrica. Non credo siano in molti a sapere che in Norvegia ormai da 4 anni il traghetto elettrico ‘Ampere’ (nella foto di prima pagina) trasporti 34 volte al giorno 360 persone e 120 autoveicoli fra i due porti di un Fiordo. Fumi e rumore si azzerano, e il gestore ha registrato una riduzione del costo dell’energia, passando dal bunker alle batterie al litio, di oltre l’80 per cento. Ad Agosto una nave elettrica ancora più grande è entrata in servizio fra due isole danesi. E in Norvegia sono state ordinate intere flotte da mettere in servizio fra i fiordi. Altre sono state già ordinate in Canada e negli Usa. E presto, arriveranno le prime navi elettriche ad idrogeno. Tutta l’elettricità necessaria anche qui verrà dal mix di energia elettrica generata da sole, vento e acqua”.

 

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