… e l’urlo squarciò il silenzio di Ciaculli!

1 novembre 2019

In questa pagina del proprio diario autobiografico, Pippo Giordano, che negli ‘Anni di piombo’ faceva il poliziotto a Palermo (è stato uno stretto collaboratore di Giovanni Falcone), racconta quando lui e due suoi colleghi stavano per arrestare Michele Greco, Giuseppe Greco detto Scarpuzzedda e Mariolino Prestifilippo. Ma…

di Pippo Giordano

Dopo l’arresto di un mafioso avvenuto nel santuario di Cosa nostra ad opera di Lillo Zucchetto e Ninni Cassarà, lo stesso uccellino che facilitò la cattura mi mise in condizione di poter catturare il “Papa” Michele Greco. Mi fornì dettagliate informazioni e coordinate. Così il 13 novembre 82, era sabato, dissi a Lillo e all’altro componente della mia pattuglia:

“Vediamoci lunedì presto che iniziamo il servizio”.

Purtroppo il giorno dopo Lillo fu assassinato a causa di quell’arresto.

Lasciammo passare del tempo, e nel frattempo l’uccellino mi aggiornava, sino a quando non decidemmo di fare l’osservazione di quei luoghi ritenuti regno incontrastato di Cosa nostra e, segnatamente, dei Greco e Prestifilippo.

Per parecchi giorni girammo a vuoto, ma ecco che una tarda mattinata le due auto segnalate sbucarono in lontananza dalla stradina segnalata all’interno dell’agrumeto, avvicinandosi verso il luogo dove eravamo appostati. L’agrumeto era recintato e un alto cancello in ferro ci divideva da loro.

Noi tre eravamo pronti ad intervenire con armi in pugno: l’adrenalina era al massimo. Sapevamo cosa ci sarebbe aspettato: o la resa degli occupanti – ovvero Michele Greco e altri – o un violento conflitto a fuoco. Man mano che le due auto si avvicinavano a noi, la tensione saliva e avevamo deciso di intervenire appena il cancello veniva aperto.

Dalle auto appena giunte a pochi metri dal cancello scende un uomo (a me sconosciuto); in mano aveva le chiavi per aprire il cancello. Questi, appena si accorge del muso della nostra auto civetta toglie le mani dal lucchetto e urla:

”LA POLIZIAAAAAA!”.

Noi ci fiondiamo davanti al cancello e ci accorgiamo che l’uomo sale di corsa sull’auto e, a retro marcia, le due auto fuggono. Riconosciamo tra i cinque occupanti Michele Greco, Scarpuzzedda e Mariolino Prestifilippo. Potevamo sparare per fermare la fuga e la storia della lotta alla mafia sarebbe stata scritta diversamente. Ma noi non eravamo killer: eravamo poliziotti. E oggi, siccome i due colleghi della pattuglia sono in questo diario e mi leggono, li voglio pubblicamente ringraziare per il sangue freddo dimostrato.

Immaginate cosa sarebbe successo se uno di noi avesse aperto il fuoco. Di sicuro col volume di fuoco a nostra disposizione avremmo fatto una carneficina. Ero e sono orgoglioso dei miei compagni di lavoro, che saluto con un affettuoso abbraccio.

Foto tratta da it.wikipedia.org

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