Viaggiare in treno in Sicilia? Accomodatevi! L’incredibile disavventura lungo la Agrigento-Palermo

10 ottobre 2019

Viaggiare in Sicilia. I biglietti aerei costano un occhio della testa. I trasporti marittimi sono nelle mani di monopolisti che fanno quello che vogliono. Le strade e le autostrade cadono a pezzi. E se vi avventurate sui treni vi può capitare quello che ha raccontato il protagonista della disavventura descritta in questo articolo  

Qualche giorno fa abbiamo ripreso un post di Cosimo Gioia che è tornato a porre la questione dei biglietti aerei da e per la Sicilia. Oggi un abitante della nostra Isola che deve partire in tempi stretti per Roma o per Milano deve sborsare non meno di 500! Dai 40-50 euro di un biglietto aereo acquistato con la prenotazione si passa ad un aumento del cento per cento! Oggi riprendiamo un post su Facebook di Eugenio Preta, che a propria volta ha ripreso un post di Marcoaurelio Sciumè. 

Lo riprendiamo perché quello che c’è scritto in questo post è veramente incredibile. E’ il racconto di quali rischi, oggi, corrono i cittadini siciliani che si avventurano in un treno della nostra Isola.

Il protagonista racconta di essere partito in treno da Agrigento per recarsi a Palermo. Per poi prendere la coincidenza con l’aeroporto del capoluogo siciliano ‘Falcone-Borsellino’, già Punta Raisi.

“Ero in largo anticipo (fortunatamente) di circa 3 ore e mezza rispetto all’orario di partenza del mio volo – scrive il protagonista di questa avventura -. Alla prima fermata il treno si spegne ed il motore non riparte più. Dopo 30 minuti di attesa ci comunicano la soppressione del treno e che avremmo dovuto attendere il treno successivo che sarebbe arrivato dopo 1 ora. Anche questo in ritardo. Ma lo prendiamo. Può mai succedere altro?”.

In realtà, già non è normale quello che è successo: è normale che un treno si fermi? Secondo noi, no. Ma ancora è nulla.

“Sento parlare qualcuno di un possibile problema in zona Termini Imerese – racconta sempre l’autore del post – ma non ci comunicano nulla e spero sia una cosa risolvibile. Dopo 1 ora e mezza di viaggio arriviamo a Roccapalumba, una stazione arroccata nelle più inoltrate campagne palermitane. Il treno si ferma. 30, 40, 50 minuti. Dopo 1 ora ci comunicano che c’è un problema alla linea e che saremmo dovuti tornare indietro verso Agrigento, così, in nonchalance. Naturalmente si scatena il panico, la metà della gente che era sul treno aveva un aereo da prendere e non poteva perderlo. Protestiamo, chiediamo spiegazioni e proponiamo soluzioni al capotreno che, dopo qualche telefonata, ci dice che sarebbe arrivato un autobus di 50 posti per circa 200 persone, senza saperci dire quando e a che ora saremmo arrivati a Palermo”.

E questo sarebbe un servizio? Dire che siamo basiti è poco! Ma il racconto prosegue:

“Ci lasciano là – leggiamo sempre nel post – nella campagne davanti la stazione, nella speranza del bus. Naturalmente si instaura un clima di tensione. Chi doveva decidere chi doveva salire sul bus e con quali criteri? Cerchiamo di ragionare tra di noi e stabiliamo delle priorità: prima la signora che doveva andare a trovare il figlio in ospedale, poi le mamme con i bambini, poi chi doveva andare in aeroporto, rimanevano fuori tante persone. Naturalmente alla vista del bus (che è arrivato dopo 30 minuti circa) tutta la nostra civiltà va in frantumi, corriamo verso il bus, confusione, spinte, qualcuno viene schiacciato contro le porte. Riusciamo a salire in 60 circa, mi metto a terra e cedo il posto a una signora. Panico. L’autista dice che sarebbe arrivato un altro bus da lì a poco. Dopo tante discussioni partiamo. Arriviamo a Palermo in orario di punta, prendo un taxi che mi porta in aeroporto. Arrivo 15 minuti dopo la chiusura del gate. Il volo è 1 ora in ritardo. Questa volta è stata una fortuna”.

Marcoaurelio Sciumè fa quattro conti:

“6 ore per arrivare in aeroporto. 150 km. 2 aeroporti internazionali in una regione che dovrebbe vivere prevalentemente di turismo. Senza strade e mezzi adeguati di collegamento. 70 deputati regionali. Ci costringete ad andare fuori per fare carriera o semplicemente per campare. Fate comizi, offrite caffè e dite tante belle cose in campagna elettorale. La viabilità, le strade, i trasporti, il lavoro, le infrastrutture. Diciamo che al ‘Nord’ sono più efficienti. Perché dei veri problemi qua non gliene frega niente a nessuno. L’importante è mangiare bene, avere il sole, il mare e sistemate i figli e i nipoti nella pubblica amministrazione o nella sanità e poi ci chiediamo perché le cose non funzionano bene”.

“Siete vecchi, arcaici, attaccati solo alle poltrone – conclude amaramente il protagonista di questa non avventura, ma disavventura -. E poi lasciate andare via il vostro bene più prezioso, la vostra salvezza: i giovani, le menti che produrranno reddito e investiranno in altre parti d’Italia o del mondo. Cara Sicilia, terra di bellezza, cultura e contraddizioni, ti amo… ma ogni tanto mi fai proprio incazzare”.

Questa è l’Agrigento-Palermo in treno. E non potete immaginare cosa vi aspetterebbe affrontando il viaggio in automobile…

Riassumendo, ecco in sintesi il mondo dei trasporti in Sicilia.

I biglietti aerei costano un occhio della testa.

I trasporti marittimi sono nelle mani di monopolisti che fanno quello che vogliono.

Le strade e le autostrade cadono a pezzi.

E a chi si avventura sui treni può capitare quello che ha raccontato su Facebook il protagonista di questa disavventura.

E i siciliani?

Trattati a pesci in faccia dalle compagnie aeree.

Trattati a pesci in faccia dallo Stato che dovrebbe aggiustare le autostrade (leggere autostrada Palermo-Catania).

Trattati a pesci in faccia dai monopolisti del mare.

Trattati a pesci in faccia sui treni.

E i politici siciliani? Vanno da Giletti per sputtanarsi a vicenda e per sputtanare la Sicilia!

 

Foto tratta da Educalingo.com

 

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