Carmelo Raffa: 89 Comuni siciliani sono privi di sportelli bancari

3 ottobre 2019

Banche: confronto tra Governo regionale, parlamentari e sindacalisti di questo settore nel corso di una seduta della commissione attività produttive del Parlamento dell’Isola. Tanti gli spunti emersi nel corso dell’incontro. I sindacati chiedono l’intervento del Governo siciliano a tutela del territorio isolano. La FABI preannuncia iniziative di sensibilizzazione e divulgazione nell’Isola. L’assessore Armao ricorda la liquidità trasferita dal Sud al Nord 

Le banche che operano in Sicilia (che nella stragrande maggioranza dei casi non hanno nulla a che vedere con la nostra Isola e con il Sud) continuano a ridurre il personale. Che fare? I sindacati chiedono l’intervento del Governo regionale, cosa che a noi non convince molto: infatti, non sarà facile per il presidente della Regione e per gli assessori condizionare banchieri che, per definizione, utilizzano le Regioni del Sud non per ‘fare banca’, per per raccogliere il risparmio per andarlo ad impiegare nel Centro Nord Italia.

Forse qualcosa il Governo regionale potrebbe fare per limitare la riduzione degli sportelli bancari e del personale, non certo per cambiare un andazzo delle politiche del credito in Italia che, dall’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica, penalizzano il Sud.

In ogni caso, questi ed altri temi sono stati affrontati nel corso di una riunione della commissione legislativa per le Attività produttive del Parlamento siciliano presieduta dal parlamentare Orazio Ragusa. Alla riunione erano presenti l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, gli esponenti dei sindacali del settore: FABI, FISAC-CGIL, FIRST CISL, UILCA e UNISIN e i parlamentari che fanno parte della Commissione.

L’audizione si è aperta con l’intervento del Coordinatore regionale della FABI Sicilia, Carmelo Raffa che ha dichiarato:

“Molti Comuni della Sicilia sono rimasti isolati a causa della chiusura delle agenzie bancarie. Il servizio bancario è fondamentale per coloro che ci lavorano e per tutte le comunità alla pari degli Uffici postali. Rileviamo che 89 Comuni in Sicilia sono scoperti. Questo è ciò che stanno facendo le banche aiutate dallo Stato: banche che raccolgono il denaro e poi abbandonano i territori”.

“I canali evoluti delle banche con i loro piani di digitalizzazione – ha aggiunto Raffa – se vanno per il Nord non vanno bene invece per il Sud. Tutto questo si concretizza nel taglio esclusivo del personale, trascurando il rapporto diretto con gli utenti. Dimenticando che l’assistenza delle filiali e del personale è determinante al fine di una reale funzione sociale sul territorio”.

“Molte banche locali sono nate per combattere il fenomeno dell’usura – ha ricordato Raffa -. Solo che, oggi, il personale è carente e le assunzioni sono state ridotto all’osso, malgrado esistono delle leggi particolari che agevolano l’occupazione. Queste leggi possono essere utilizzate. La FABI chiede un impegno serio da parte della Regione siciliana nel prendere contatto con le aziende di credito, a tutela dei livelli occupazionali, potenziando i servizi. Il Nord non si può arricchire a discapito della Sicilia”.

Anche il deputato regionale Nello Dipasquale, PD, ha dato il proprio contributo, anticipando che l’interrogazione parlamentare presentata dal Partito Democratico sulla desertificazione delle agenzie nell’Isola sarà discussa a breve prima in aula.

Per Giuseppe Gargano, Segretario Generale UILCA Sicilia, “a livello nazionale nel 2018 la percentuale di chiusura di sportelli bancari è stata del 7% e la flessione degli organici nel sistema del 2,8%, mentre in Sicilia la contrazione di sportelli è stata del 10% ed i bancari sono diminuiti del 6,38%. I fenomeni nazionali che avvengono nell’ambito del Credito in Sicilia si amplificano determinando l’abbandono del territorio e dei siciliani, rendendo più difficile lo sviluppo ed aprendo preoccupanti scenari in cui potrebbero essere protagonisti ‘soggetti’ diversi dalle banche”.

Gli ha fatto eco il Segretario Regionale Unisin (Unità Sindacale Falcri – Silcea – Sinfub), Antonio Li Causi:

“Abbiamo condiviso la difficoltà delle sindacato a fronte dei tanti accordi firmati per l’esodo dei lavoratori più anziani. Si registra infatti lo squilibrio tra le uscite, che spesso interessano la popolazione bancaria siciliana, e le assunzioni previste, quasi mai in Sicilia. La nostra regione sconta altresì il progressivo depauperamento delle professionalità e dei centri decisionali delle banche. Condividiamo le iniziative del governo regionale che mirano ad una interlocuzione diretta con ABI per la comunicazione dei piani di dismissione sportelli. Abbiamo infine condiviso l’ importanza di una ristrutturazione del settore regionale dei confidi che può sbloccare la stretta creditizia attuale conferendo un ruolo al governo regionale”.

“Abbiamo con l’ABI, un’interlocuzione diretta – ha detto l’assessore Armao – ma dobbiamo dire che la deregolamentazione del sistema bancario ha generato purtroppo la libera chiusura degli sportelli bancari, per cui riteniamo sia indispensabile un piano di sviluppo per il Sud, ad ABI abbiamo chiesto anche di sapere per tempo la chiusura degli sportelli”.

“L’assistenza ai clienti è indispensabile in Sicilia – ha aggiunto Armao – dettata dal livello di alfabetizzazione informatica di cui non tengono conto le banche al Sud, con dei tempi di adattamento da parte dell’utenza allo stato attuale impossibile. E’ uno spopolamento drammatico, da qui al 2065, dobbiamo intervenire in tempo, non possiamo purtroppo impedire alle banche di chiudere le agenzie, ma possiamo contrastare lo spopolamento dei piccoli paesi, convincendoli ad un piano di dismissione condiviso, chiederemo ad ABI un incontro per appurare se c’è in atto una discriminazione nei confronti della Sicilia ”.

“Oltre al fenomeno della liquidità trasferita continuamente dagli istituti bancari dal Sud al Nord, lanciamo un grido d’allarme per gli NPL, i crediti deteriorati – ha concluso Armao – le banche li hanno cartolarizzati quindi venduti a società esterne, all’interno dei crediti deteriorati ci sono anche garanzie reali e personali, per questo siamo molto preoccupati per il futuro degli imprenditori, dei lavoratori e della gente comune. Per noi resta vitale e determinante il credito agevolato per le imprese e per il tessuto sociale”.

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