L’Ars trovi i soldi per pagare i dipendenti della Formazione per evitare migliaia di pignoramenti

1 ottobre 2019

Il parlamentare regionale Vincenzo Figuccia fa bene a sottolineare l’importanza della norma di principio approvata dall’Ars sul Fondo di garanzia della Formazione professionale. Mentre il Governo e il Parlamento delle nostra Isola farebbero bene a trovare, in tempi brevi, i soldi per pagare i dipendenti di questo settore dopo la sentenza storica del Tribunale di Messina  

Formazione professionale in Sicilia: un comunicato del parlamentare regionale di Cambiamo la Sicilia, Vincenzo Figuccia, ci consente di intervenire su un argomento che, fino ad oggi, non abbiamo trattato con la dovuta attenzione: il Fondo di garanzia per i martoriati ex dipendenti di questo settore oggi finito nelle mani dei privati, secondo i dettami liberisti dell’Unione Europea dell’euro.

Cominciamo con il comunicato di Figuccia:

“L’approvazione della norma sul Fondo di garanzia da parte dell’Assemblea regionale siciliana è senza alcun dubbio un riconoscimento importante frutto della tenacia che ha caratterizzato negli anni i lavoratori della Formazione professionale i quali, con impegno e perseveranza, attraverso battaglie di piazza e legali, sono riusciti a centrare un obiettivo significativo che potrà dare un minimo di ristoro a decine di centinaia di famiglie ormai prive di qualsiasi sostegno al reddito, distrutte dalla scure del licenziamento in spregio a tutte le leggi a tutela del comparto della formazione professionale”.

“L’emendamento – prosegue il parlamentare – prevede che le somme inerenti la quota di integrazione al sostegno al reddito siano vincolate. Auspico che tale riconoscimento, seppur insufficiente per restituire la dignità lavorativa, sia da apripista a tutte le altre leggi vecchie e nuove per i lavoratori provenienti dagli interventi e servizi formativi, disattese dall’amministrazione regionale negli ultimi anni. Non è concepibile – conclude Figuccia – che si approvino leggi che sistematicamente rimangono sulla carta, altrimenti qualcuno spieghi a cosa serve legiferare se puntualmente tutto è ignorato da chi dovrebbe darne seguito”.

Il comunicato di Figuccia è apprezzabile. Tuttavia non crediamo che la norma approvata dal Parlamento siciliano sia sufficiente a fare chiarezza in questo settore.

Ricordiamo a noi stesso che il Fondo di garanzia per i lavoratori della Formazione professionale esiste da sempre: è una testimonianza – che a partire dal 2009 la politica siciliana ha cominciato ad ignorare – di quando l’Italia era ancora un Paese civile, democratico, con una propria sovranità monetaria e con una propria sovranità politica.

Era un’Italia dove la ‘sinistra’, arrivata al potere nel 2013, non aveva ancora smantellato una parte importante dei diritti dei lavoratori. Erano già stati adottati provvedimenti sbagliati in materia di lavoro, come la porcata del taglio della scala mobile nel 1985, per non parlare della disastrosa legge Biagi.

Ma mai nessuno aveva pensato di smantellare lo Statuto dei lavoratori e di approvare una legge-vergogna chiamata Jobs Act: ci penserà il PD, tra il 2013 e il 2017, che proverà anche, riuscendoci per fortuna solo in parte, a sovvertire la Costituzione italiana del 1948.

In Sicilia la Formazione professionale finisce sotto scacco tra il 2009 e il 2012 con il Governo di Raffaele Lombardo; e viene del tutto smantellata dal Governo regionale di Rosario Crocetta.

Sono entrambi due Governi regionali a ‘trazione’ PD, il finto partito di sinistra in realtà al servizio dell’Unione Europea dell’euro liberista.

Dal 2009 ad oggi hanno perso il lavoro, come ricorda Figuccia, circa 8 mila dipendenti. Più volte è stato posto il tema del Fondo di garanzia. Chi scrive ha posto tale questione negli anni passati su Link Sicilia. Nel maggio dello scorso anno – con un articolo a firma di Costantino Guzzo (che allora ci onorava della sua collaborazione). E l’abbiamo fatto ponendo una domanda: i soldi di questo Fondo di garanzia ci sono?

In una Regione nella quale esiste la legalità i soldi – previsti da una legge – non possono non esserci. La scusa fino ad oggi adottata dall’amministrazione regionale –  che ha ignorato questa disposizione cavillando sul fatto che il pagamento di queste spettanze ai lavoratori sarebbe subordinato alla valutazione delle risorse disponibili – non regge sul piano della logica: perché una legge non può codificare un diritto e, allo stesso tempo, negarlo!

Poi, si sa, siamo in Sicilia, terra nella quale, dai primi anni del 2000, impazzano i dirigenti generali che non potrebbero occupare i posti che occupano, tutto è possibile.

Però anche in Sicilia, ogni tanto, si scopre che i diritti dei lavoratori esistono ancora, nonostante l’Unione Europea dell’euro.

Così è successo che il Tribunale di Messina, sezione lavoro, con una sentenza storica che non ha precedenti, ha condannato la Regione siciliana a ‘riesumare’ il Fondo di garanzia per i lavoratori della Formazione professionale.

La Regione, che gli piaccia o no, dovrà trovare i soldi per pagare i lavoratori della Formazione professionale iscritti all’albo: sono proprio i soldi relativi alla quota integrativa del Fondo di garanzia istituito con legge regionale.

La legge, nei casi di sospensione dell’attività lavorativa, o di riduzione dell’orario di lavoro con intervento della Cassa integrazione, prevede, a valere sul Fondo di garanzia, l’erogazione di un contributo mensile per il sostegno del reddito “destinato ad integrare il trattamento spettante a ciascun lavoratore in base alla vigente normativa nazionale fino all’80% della retribuzione mensile”.

Per quello che abbiamo letto, solo a Messina la regione siciliana dovrà trovare oltre 8 milioni di euro, in favore dei lavoratori interessati. Ma il ricorso – presentato dallo studio legale Giuseppa Marabello & associati – presentato per un lavoratore dello Ial Sicilia, avrà effetti dirompenti, perché si estenderà a tutti i lavoratori licenziati della Formazione professionale siciliana.

Quindi, l’Ars, oltre alla semplice norma di principio, comincia a cercare i soldi per pagare migliaia di persone che, da circa un decennio, sono state licenziate e lasciate senza ammortizzatori sociali.

A differenza, ad esempio, dei licenziati della ex Fiat di Termini Imerese, che da dieci anni sono invece assistiti dagli ammortizzatori sociali.

Foto tratta da TGregione.it 

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