Giovanni Falcone morì prima di essere ucciso

30 settembre 2019

L’autore di questo scritto, che ha lavorato per anni al fianco di Giovanni Falcone, ricorda che il grande magistrato, dopo l’attentato all’Addaura, era profondamente cambiato. Lavorava in un ambiente ostile: e ne era perfettamente cosciente. Era solo

di Pippo Giordano

Non c’è bisogno di scomodare l’audizione di Salvatore Contorno alla Commissione Antimafia per affermare che il magistrato Giovanni Falcone, dopo il fallito attentato all’Addaura era cambiato. Le accuse – rivolte a Falcone e a Gianni De Gennaro (verso i quali nutrivo rispetto e fiducia, peraltro ricambiata ) dal Corvo – di aver favorito la presenza a Palermo di Contorno per compiere omicidi, avevano fiaccato Falcone. Non era più lo stesso.

Quando, nell’autunno del 1989, lo incontrai a Roma, nella sede della Scuola Superiore di Polizia, per assisterlo negli interrogatore di Francesco Marino Mannoia, il dottor Falcone non era più l’uomo che avevo conosciuto sin dai primi anni ’80. Era diventato serioso, con poca voglia di sorridere.

E quando poi ci incontrammo, due anni dopo, nel carcere di Rimini, lo era ancor di più. Ricordo che facemmo una lunga passeggiata sottobraccio all’interno del cortile del carcere e solo il nostro ricordo di Ninni Cassarà, Montana e Zucchetto, illuminò il suo volto. Galantuomini siciliani immolatisi per un imbelle Stato.

Il magistrato Giovanni Falcone – così come noi della Mobile palermitana – era solo: abbandonato anche da pseudo amici e invidiato dagli stessi suoi colleghi.

Quindi, lo sconforto, l’amarezza e le “stilettate” degli “amici”, avevano minato il suo carattere giulivo.

Mi sovvengono due episodi dell’inizio anni ’80 quando ridemmo a crepapelle. Ma poi, dopo il 1989, dal volto del dottor Giovanni Falcone sparì quel sorrisetto sornione che lo aveva da sempre contraddistinto. La solitudine di un UOMO destinato ad essere ammazzato.

Morì prima di essere ucciso.

Foto tratta da Globalist

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