Sul Titanic

Ma l’80 per cento del PD siciliano non dovrebbe essere con Renzi?

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Dove sono finiti tutti i sindaci siciliani di centrosinistra che nella primavera del 2016 hanno affossato, ascoltando le ‘raccomandazioni’ di Renzi, il referendum contro le trivelle? E che fine hanno fatto tutti i dirigenti del PD siciliano che hanno appoggiato il referendum di Renzi sulle riforme costituzionali? E Leoluca Orlando non dovrebbe essere con Renzi?

“Noi siamo la nostra memoria – ci ricorda Jorge Luis Borges -. Noi siamo questo museo chimerico di forme inconstanti, questo mucchio di specchi rotti”.

In effetti, l’immagine di specchi rotti, per descrivere il PD – e segnatamente il PD siciliano – è quasi perfetta. Perché non c’è migliore metafora per ricordare i danni che questo partito ha prodotto in Sicilia i quasi nove anni di Governo della Regione.

Ma oggi il tema non è questo. Oggi, alla luce della scissione renziana, ci chiediamo e chiediamo: come mai tutti quelli che, in Sicilia, tra il 2014 e il 2017, hanno appoggiato Renzi non sono passati con lui? Con che credibilità oggi, questi “specchi rotti” rimasti nel PD pensano di essere i ‘profeti’ della rinascita del Partito Democratico come espressione della sinistra? A chi pensano di prendere in giro?

Vediamo di ricordare fatti e personaggi della ‘presunta’ sinistra siciliana, con riferimento ovviamente al PD, ma anche ai ‘compagni’ di Rifondazione comunista di Palermo che, tutt’oggi, appoggiano una Giunta comunale il cui sindaco – Leoluca Orlando – è stato a stretto contatto con Renzi ai tempi in cui lo stesso Renzi era capo del Governo italiano e segretario del PD.

Partiamo dal referendum per bloccare le trivelle. Ricordate? Era la primavera del 2016. Renzi, allora Presidente del Consiglio, sponsor dei petrolieri, per vanificare il referendum che avrebbe bloccato le trivelle, aveva dato disposizione di non recarsi alle urne. Senza il quorum il referendum sarebbe stato nullo. E così è stato.

Che ha fatto la ‘sinistra’ siciliana, o presunta tale, per convincere i siciliani a recarsi alle urne e dire “No” alle trivelle? Lo potete leggere in un articolo che abbiamo pubblicato all’indomani della manifestazione del 30 marzo 2016, manifestazione di Palermo per dire “No” alla trivelle: mancavano i sindaci dei Comuni siciliani (presidente dell’ANCI siciliana era ed è ancora il sindaco di Palermo Leoluca Orlando); mancavano i sindacati con l’eccezione dei COBAS; mancavano gli agricoltori, mancavano i licenziati, mancavano i disoccupati. 

E, soprattutto, non c’era traccia della ‘sinistra’ siciliana, o presunta tale, PD in testa. Renzi aveva dato disposizione – lo ricordiamo ancora una volta – di boicottare il referendum: e tutti hanno obbedito.

Tutti questi signori, oggi, non dovrebbero essere con Renzi?

Andiamo al referendum per le ‘intelligenti’ riforme costituzionali ‘bocciate’ dagli italiani nel dicembre del 2016.

Prima della celebrazione di questo referendum Renzi è piombato in Sicilia più volte. Ricordiamo, in particolare, una manifestazione, organizzata a Palermo, per criticare l’operato del Governo Renzi. Una protesta finita a colpi di manganello: ovvero le manganellate dei celerini contro i manifestanti, quando una manganellata ha colpito anche il docente universitario, Ignazio Buttitta.

Non ricordiamo tale episodio solo per la volgarità della violenza utilizzata per reprimere il dissenso: lo ricordiamo perché a ricevere Renzi erano il sindaco di Palermo, il citato Leoluca Orlando, e il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari. 

Di Micari sappiamo poco o nulla: ma sappiamo che Orlando, allora, aveva pure preso la tessera del PD e, in Sicilia, era sempre in prima fila con Renzi. E sappiamo che, alle elezioni regionali siciliane del 2017, Orlando e Renzi hanno imposto la candidatura di Fabrizio Micari alla presidenza della Regione siciliana per il centrosinistra, sacrificando l’allora presidente della Regione uscente, Rosario Crocetta, al quale è stato persino impedito non soltanto di ricandidarsi, ma di presentare la propria lista!

Ora ci chiediamo: Leoluca Orlando è passato con Renzi o è rimasto nel PD? E se il sindaco di Palermo dovesse passare con Renzi che faranno i ‘compagni’ di Rifondazione comunista di Palermo, sempre molto sensibili alle poltrone orlandiane (leggere presenza nella Giunta comunale)?

Andiamo all’Assemblea regionale siciliana: quando Renzi era capo del Governo e segretario del PD, a Sala d’Ercole, nel gruppo parlamentare del Partito Democratico, era quasi impossibile trovare deputati non renziani.

Persino un vecchio comunista di Agrigento, che chi scrive conosce da una vita, in quel momento deputato, a proposito della ‘Buona scuola’, ebbe a dirci:

“E se Renzi avesse ragione? Se la soluzione giusta fosse la ‘Buona scuola’”?

L’unica voce non renziana che noi ricordiamo era quella di Pino Apprendi: l’unico che non aveva problemi a criticare Renzi.

Ma i nomi, come dire?, altolocati del gruppo parlamentare del PD erano tutti schierati con Renzi. Ne ricordiamo due: Giuseppe Lupo e perfino Antonello Cracolici. Quest’ultimo, in realtà, non era proprio stato trattato bene dai renziani, se è vero che non hanno sostenuto la sua candidatura alla presidenza dell’Ars e poi non l’hanno candidato alle elezioni europee.

Però a noi risulta che anche lui, a fine 2016, non risultava tra i ‘bersaniani’ fermamente contrari a Renzi: anzi!

Potremmo continuare con i parlamentari nazionali eletti in Sicilia (quasi tutti renziani) e con i sindaci.

Abbiamo ricordato che i sindaci siciliani di centrosinistra, nella primavera del 2016, non hanno fatto nulla (tranne qualche raro caso) per sostenere le ragioni del referendum NO TRIV. Ma non dobbiamo dimenticare i sindaci siciliani che, un giorno sì e l’altro pure, si catapultavano da Renzi capo del Governo per fare inserire i propri Comuni nel ‘Patto per la Sicilia’. 

Tutti questi signori – soprattutto quelli che sono stati beneficiati (e, credeteci, non sono pochi) – non dovrebbero stare con Renzi oggi?

Invece sono rimasti nella ‘sinistra’, cioè nel PD. E sarebbero questi i personaggi che dovrebbero rilanciare la sinistra siciliana? Con quale credibilità?

Il vero problema del PD siciliano è che non c’è alcun ricambio: sono sempre le stesse facce: prima con D’Alema o con Veltroni, poi Bersani, poi con Renzi, oggi con Zingaretti, domani si vedrà…

 

 

 

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