Renzi rinsalda il Partito unico del Nord, ma lui e i suoi sodali dovranno fare i conti con il Sud!

17 settembre 2019

La sola cosa che distingue Renzi dal ‘capo’ dei leghisti Salvini è che, diversamente dai barbari padani che si divertono a riempire di insulti razzisti quei terronacci lì, a lui bastano le discriminazioni economiche per punire il Mezzogiorno. Ma questa volta a Sud non troveranno più il muro basso degli ascari, ma un nuovo soggetto politico che gli farà un mazzo così!  

di Raffaele Vescera

Renzi lascia il PD per il partito del sì, anzi del signorsì.
E Matteo se n’è ghiuto: “Lascio il PD e faccio il partito del sì”, dice l’ex segretario piddino, responsabile della debacle del partito della sinistra italiana, portato sempre più a destra, con provinciale sicumera e paesana arroganza, dal rignanese toscano, assurto agli onori della politica in virtù del suo abbandono del valore elementare della sinistra, quale la difesa dei più deboli. Valore al quale, abbandonando la classe operaia e più di tutto il Sud, ha preferito quello del neoliberismo, dando vita al Renzusconismo, in comproprietà con il miliardario di Arcore, responsabile con le sue Tv del rimbecillimento populista di un grande popolo, portato allo sbaraglio morale ed economico.

Sì, sì, Renzino, chiamalo pure Il partito del sì: sì all’inutile Tav Torino-Lione, sì al devastante gasdotto Tap, sì alle trivelle petrolifere, sì agli inceneritori e alla rovina del territorio in nome del profitto per i gruppi finanziari (del Nord) e, come professa per conto Renzi la ministrella Bellanova, sì al CETA, il trattato economico con il Canada che su cento prodotti agricoli ne tutela quasi niente del Sud, con l’insulto di proteggere quattro oli d’oliva, tutti e quattro del Veneto che gli ulivi li vede in cartolina, e sì persino agli Ogm, se no le multinazionali come la Monsanto s’incazzano, le stesse che spingono per lo sterminio degli ulivi secolari di Puglia, con il pretesto della Xylella, da sostituire con i loro alberelli geneticamente modificati. Signorsì alle multinazionali e pochi No quelli del ronzino di Rignano sull’Arno, No alle infrastrutture per il Sud e No al reddito di cittadinanza, pur magra consolazione in mancanza di lavoro per i milioni di disoccupati concentrati nelle regioni meridionali, in virtù della scellerata politica economica duale dell’Italia.

Scusa, Matteo, mi sbaglio ma questo tuo elenco di sì non è lo stesso dell’altro Matteo, quel nullafacente di Milano messo a capo del partito razzista padano, con te e Berlusca unito nel Partito Unico del Nord, altrimenti detto da Travaglio che di Sud s’intende poco, Partito unico degli affari? La sola cosa che distingue te dal leghista è che, diversamente dai barbari padani che si divertono a riempire di insulti razzisti quei terronacci lì, ti bastano le discriminazioni economiche per punire i Meridionali.

Che forse Matteo da Rignano, non s’era capito che il tuo sì al governo Conte 2 è stato dettato dalla paura, andando alle elezioni, di perdere i fedeli parlamentari da te nominati quand’eri segretario? Che forse ora, ottenuto quanto volevi, non si capisce che userai il tuo partito del Signorsì per ricattare il governo su ciò che sta a cuore a te, come a Salvini e al Berlusca, le grandi opere, anzi i grandi affari del Nord per 50 miliardi di Euro, a danno più di tutto del Sud lasciato a secco di tutto, e a vantaggio di quei gruppi finanziari del Nord che su Tav, Mose, Expo etc. hanno fatto carne di porco?

Un governo composto da un M5s allo sbando che, dopo l’evitabile errore storico di allearsi con la Lega, ora deve fare per necessità quanto un anno fa ha fatto per dabbenaggine o frenesia di potere, e un PD ondivago, guidato da un insipido Zingaretti che tutto può fare fuorché compattare lo sparigliato esercito che gli tocca guidare.

Questo Sud che, mentre il Nord votava i soliti ignobili, ha votato in massa il M5s in nome dell’onestà e del cambiamento, ha assistito al nuovo cambiare tutto per non cambiare niente, ora decide di reagire in proprio dando vita al Movimento 24 agosto promosso da Pino Aprile. Movimento che il prossimo 13 ottobre vedrà la sua “presentazione in società”. Poiché solo le vittime hanno interesse a cambiare lo stato delle cose, questo Sud, dandosi finalmente un’organizzazione politica autonoma, salvando se stesso può cambiare in meglio questo Stivale consunto da un secolo e mezzo di iniquità e affarismo, sempre saldamente condotto a vantaggio di una parte del Paese e a danno dell’altra.

Foto tratta da larepubblicaveneta.it

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