Il Faro di Capo Mulini, tra Acireale e Acitrezza, verrà trasformato in un small luxury hotel (privato!)

17 settembre 2019

Che dire? Speriamo che si tratti di una valorizzazione del “Faro di Capo Mulini”. Va detto che questo manufatto, che si trova tra Acireale e Acitrezza, che risale al 1500, è stato abbandonato. Farlo rivivere realizzando uno small luxury hotel non è proprio il massimo. Ma se l’alternativa è l’abbandono… Di fatto, sarà una privatizzazione di un tratto di costa della Sicilia. L’ennesima privatizzazione…

Un comunicato di I PRESS news annuncia un cambiamento radicale per il futuro di un manufatto del ‘500, che si trova tra Acireale e Acitrezza, abbandonato da decenni:

“Per un seminario sui temi dell’industria delle costruzioni con i suoi studenti parigini, il prof. Maurizio Brocato – catanese che da 30 anni vive in Francia per insegnare Scienza e tecniche per l’Architettura a Malaquais e all’École des Ponts ParisTech, la più antica istituzione formativa per ingegneri del mondo – ha scelto il “Faro di Capo Mulini”: un luogo unico per le sue peculiarità paesaggistiche e ambientali, con una struttura in muratura caratterizzata da blocchi in pietra lavica sul promontorio situato tra Acireale e Acitrezza”.

“Un ‘gioiello del mare’ – prosegue il comunicato – costruito nel XVI secolo al posto di un’antica torre di vedetta saracena ma abbandonato da oltre 50 anni, che inizia a prendere vita grazie al bando Valore Paese-Fari, nato per recuperare edifici costieri che narrano storia e cultura di un territorio. Prenderanno il via proprio in questi giorni, infatti, i lavori di restauro conservativo del manufatto del Ministero della Difesa che, grazie alla concessione, già a partire dal prossimo anno, diverrà struttura ricettiva e turistica”.

“La ‘Torre di Sant’Anna’ – leggiamo sempre nel comunicato – costruita per assolvere le funzioni di avvistamento e difesa, articolata su due livelli e sormontata dalla lanterna del faro, diverrà per mano della ITM – società di scopo vincitrice del bando ministeriale – un progetto innovativo sotto il profilo della sostenibilità ambientale: nel corpo di fabbrica che ospitava gli alloggi dei custodi verranno ubicate sette suite, spazi di accoglienza e servizi comuni, con la realizzazione di uno charme hotel unico nel suo genere”.

“Riaccenderemo il faro con un progetto che favorisce la messa in rete di siti di interesse storico-artistico e paesaggistico, migliorandone la fruizione pubblica e sviluppando un modello di accoglienza turistica intesa non solo come ricettività, ma legata ad attività formative, di natura sociale e culturale e di scoperta del territorio, così come richiesto dal bando – spiegano i project manager Giuseppe Piana e Giovanni Di Bella -. Abbiamo già messo a disposizione la struttura e la sua fruizione all’École di Parigi che, grazie a un’eccellenza catanese come il prof. Brocato, ha saputo sfruttare appieno le suggestioni che solo un luogo come questo può offrire alle giovani menti europee che si approcciano ai temi dell’architettura delle costruzioni”.

“La concessione – conclude il comunicato – ottenuta nel 2016 e in uso fino a dicembre 2034, vedrà circa 1,5 milioni d’investimenti privati per la creazione di uno small luxury hotel che non solo metterà a reddito l’area di proprietà del Demanio, ma attiverà un indotto occupazionale con ricadute su tutta la provincia etnea”.

Che dire? Speriamo che il progetto non risulti ‘pesante’. Detto questo, se l’alternativa è l’abbandono…

Prendiamo comunque atto che si tratterà, ancora una volta, della privatizzazione di un tratto di costa della Sicilia.

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